giovedì 28 agosto 2014

feelscore underground

è giovedi' notte e sono quattro ore che guardo video di band tweecore che suonano cover di taylor swift nel salotto di qualcuno (o davanti al grand canyon), piangendo lacrime amare di gelosia e frustrazione (prima di tutto sessuale dato che ho una cotta collettiva per l'intera scena pop punk anglofona).

ieri sera ero a un concerto tweecore, dove ho sentito la mia cotta cantare per l'ennessima volta canzoni sulla sua incapacità di amare. come c'era anche il suo amico innamorato di lei, il suo ex, e una tipa random australiana conosciuta la sera prima dal mio coinquilino, che poi è sparita nel nulla.

anche io mi appresto a sparire nel nulla, anche se devo ancora rendermene conto. gli ultimi giorni sono sempre i piu' strani, e suppongo che comunque un giorno tornero'. anche se forse non ho nessun migliore amico da andare a trovare, ma solo una lunga serie di armadi pieni di scheletri da lasciarmi alle spalle.

questa città mi piace, come mi piacciono le canzoni tristi. come mi piace la scena tweecore, della quale non farò mai parte. la scena indie mi ha stufato già da un pezzo. la maggior parte delle cose e delle persone mi ha stufato da un pezzo. quindi è ora che io vada.

si dice in giro che dovrei andare in islanda, nello stesso medesimo paesino dov'ero stata tanto felice quella volta, per motivi misteriosi che mi convincono solo il cinque per cento delle volte.

il resto del tempo lo passo a sentirmi in colpa per i miei fallimenti, a sentirmi triste per le mie mancanze, e a sentirmi in realtà abbastanza bene tutto sommato, perchè a questo punto di cazzi che me ne fregano non vedo l'ombra.

ho passato gli ultimi anni della mia vita, diciamo dieci, in condizioni mentali non particolarmente salubri. questa città mi piace, ma ci sono troppi fantasmi. a questo punto posso tornare a casa, tornare in altri luoghi infestati. andare ad infestarne di nuovi.

sto cercando di ascoltare la mia voce interiore, di capire cosa voglio (a parte del contatto umano tweecore di natura volendo anche sensuale), e non è facile per niente. soprattutto adesso che paul baribeau sta cantando bruce springsteen in sottofondo. 

venerdì 20 giugno 2014

quando sono premestruale, a de gregori fischiano le orecchie

è venerdi' sera, quindi io giustamente sto ascoltando la stessa canzone di de gregori da due ore. la stessa canzone che cantavo in bicicletta mentre tornavo a casa con i feels in spalla.

però se tornerai da queste parti, riportami i tuoi occhi e il mio fucile.

due giorni fa faceva caldissimo e io quindi ho passato un'ora della mia vita, per la modica cifra fi cinquanta sterline, nel salotto di un'astrologa professionista, che non mi ha spiegato niente di nuovo ma me l'ha spiegato bene.

ho saturno contro dall'ottobre del 2011.

io non ti invidio niente, non ho niente di speciale.

il mio orribile ex, che ho iniziato a lasciare nell'ottobre del 2011, ha lasciato la sua nuova tipa, la povera susan, in un modo talmente assurdo che neanche in un film di harmony korine con larry clark alla fotografia. storie di chemoterapia, banche del seme, amori segreti.

un pò ci sono rimasta male che non l'ha lasciata perchè ama ancora me. una parte di me, quella che non sta tanto bene, pensa che in realtà certo che mi ama, mica ama davvero la sua ex coinqulina che poi è anche amica mia e che non c'entra nulla poverina. come se l'amore di uno preso cosi' bene fosse una cosa da contendersi in un duello di mezzanotte. anche no.

la cosa non mi riguarda. eppure bo, mi riguarda. anche se grazie al cielo non mi riguarda. seppur riguardandomi, alla lontana, di striscio, di sbieco, cristo santo.

ma io non lo sapevo, che era una partita. posso dartela vinta e tenermi la mia vita.

è solo che sono premestruale, in un periodo strano, con la la gola che brucia, e non c'è niente da capire. 

martedì 17 giugno 2014

the mother we share.

sono tornata in scozia giusto oggi pomeriggio, e faceva caldo proprio come in italia. fa caldo anche adesso, in questo salotto che fino a cinque minuti fa condividevo con il mio coinquilino preso male, nell'oscurità completa. mi è tornato il mal di pancia, forse è l'acqua o il cibo, piu' probabilmente l'ansia.

in italia ho dormito profondamente per sette notti di fila, come non succedeva dall'inizio della primavera. ogni tanto mi svegliavo per bere un bicchier d'acqua, ma di solito la presenza del cane giallo nel mio letto mi era sufficiente.

ho salutato la mia amica g., quella dei tempi bui dei primi due anni scozzesi, che se ne va in america dal fidanzato poeta del nebraska.

ho salutato il mio amico d., quello dei tempi bui dei primi due anni scozzesi, che se ne va in canada a diventare un esperto mondiale di arte contemporanea indigena.

entrambe le amicizie mi costano un pò fatica, poichè questi miei amici sono essere delicati, segni mutabili raffinati e intellettuali. il mio lato rozzo e qualunquista con loro si sente a disagio, come un elefante in un negozio di cristalli. non credo di aver rotto niente nemmeno stavolta.

in compenso mi sono ammalata, e anche adesso non sto benissimo. ma forse è l'ansia.

sono in scozia ma non so perchè. domenica arriva lauren la mia migliore amica australiana, che capisce il mio lato rozzo e qualunquista ma non quello intellettuale e raffinato. lunedi' arrivano i miei genitori, che mentre ero a casa loro mi hanno svegliato ogni singola mattina con le loro urla immotivate.

mercoledi' è un anno che sono tornata dall'australia. giovedi' mi laureo in letteratura inglese.

non ho la minima voglia di diventare adulta, e anche se volessi non saprei da dove iniziare.

tra meno di un mese compio venticinque anni.

non so dove andare, cosa fare, come fare. ma in qualche modo sopravviverò anche a questa. però cazzo. 

sabato 31 maggio 2014

(not) leaving on a jetplane

tra cinque ore dovrei essere su un volo verso lisbona, ma credo di aver deciso di no. ho deciso di no. la tradizione vuole che ogni anno io perda almeno un aereo, o ci arrivi molto vicina. succede sempre quando sono in crisi con tutto, e di solito arrivo fino all'aeroporto, spesso ad ore di distanza da casa, prima di arrendermi all'evidenza del mio fallimento.

è successo quella volta che dovevo andarmene dalla scozia e si era palesato dopo nove mesi il mio orribile ex, ed avevamo passato il week end a scopare, urlare, e bo, piangere. c'era un sole caldissimo e io perdevo valigie in ogni dove. dopo aver perso il mio volo tornai a casa, e nel mio letto trovai ancora il mio orribile ex. facemmo quindi sesso per l'ultimissima volta, e mi piace ricordare che l'unica a venire fui io. perdonatemi il mio crudo linguaggio sessuale, ma in realtà ho la luna in scorpione e la mia vita emozionale va cosi'.

è successo quella volta che era il compleanno di mio fratello e dovevo andare in nuova zelanda. il suo coinquilino britannico graphic designer stronzo mi aveva detto merda perchè avevo portato a casa l'anarchico italoaustraliano fidanzato, con il quale ci eravamo fatti giusto due coccole semi adultere. ero tornata a casa dall'aereoporto nel cuore della notte, e mi ero infilata in un letto occupato dalla cugina della mia amica lucy. il giorno dopo avevo preso la mia roba ed ero andata a stare dalla mia amica lauren, che conoscevo appena. quei dieci giorni di crisi e caldo australiano misero un cemento di disagio sotto la nostra amicizia.

stanotte dovrei raggiungere il resto della mia famiglia in portogallo, ma sono stanca, stanchissima, non ho fatto mezza valigia, dovrei pulire casa, ho passato la giornata con questa tipa per la quale ho tipo una cotta potente e bo, crisi esistenziale a palla. ho pianto disperata sulla strada verso casa, e adesso sto quasi meglio. anche se la mia vita sta andando a rotoli, sto perdendo il controllo, mi sento sola da troppo tempo, mi mancano i miei ma non ce la faccio, questa volta non ce la faccio.

la global elite del disagio si riconosce anche dai biglietti scaduti. 

giovedì 29 maggio 2014

she said "not yet"

l'infinite sadness della fine di maggio ha il colore grigiastro di un cielo ancora illuminato alle dieci di sera. ha il sapore dei funghetti allucinogeni consumati in dosi omeopatiche al festival hippie dello scorso week end. ha l'aspetto della mia guancia destra, che appare devastata da un'acne ormonale delle mie in una foto che qualcuno mi ha scattato al festival hippie dello scorso week end, minuti dopo l'ingestione di una dose omeopatica di funghetti allucinogeni.

i miei amici sono partiti. tornati in germania dove le cose funzionano meglio e la gente organizza centri sociali e fa colazione insieme al sabato e alla domenica. tornati a londra dopo un solo misero week end di amicizia nuova e intensa.

io non sto affatto bene, a casa da sola con un ratto domestico di nome barley mentre il mio coinquilino e in norvegia con i genitori. domenica dovrei essere anche io con i miei genitori, in portogallo tanto per cambiare.

probabilmente dovrei andare a meditare questa infinite sadness away in qualche posto dove la gente va a meditare, ma la mia anima punk si ostina ad impedirmi di meditare. anche se effettivamente credo che lo yoga mi abbia salvato la vita. però non vado piu' a shiatsu perchè l'ultima volta mi ha fatto venire un episodio post traumatico.

ogni settimana sogno di perdere treni, autubus e fermate per andare a londra. forse dovrei andare a londra.

ieri invece ho sognato che baciavo qualcuno, giusto perchè la parola bacio veniva menzionata nella conversazione, e questo qualcuno diceva "not yet". io ci rimanevo male, ovviamente. ma ci sono rimasta anche peggio la mattina dopo, perchè baciare le proprie amiche in sogno è una di quella cose che neanche freud. soprattutto quando dicono "not yet".

sto leggendo una serie di racconti autobiografici sulle infanzie da tomboy, e ogni tanto quello che leggo mi scatena gli attacchi di panico. il prossimo libro sul mio comodino (cioè, pavimento, non ce l'ho un comodino perchè è troppo borghese) parla di lesbiche ebree.

non sto affatto bene e vorrei stare meglio ma non so come fare, che poi è anche una condizione esistenziale tipica delle società occidentali, che poi tanto ci pensa il cambiamento climatico.

spero solo di fare in tempo a baciare qualcuno per davvero.


mercoledì 14 maggio 2014

triste bahia

venerdi' ho finito l'ultimo esame di questa laurea mia fuffa. ho risposto in fretta alle quattro domande richieste e me ne sono andata, quarantacinque minuti prima della fine dell'esame, e non perchè fossi incredibilmente preparata. ho nuotato le mie solite venti vasche settimanali, che al primo anno erano quaranta e poi trenta e adesso mi accontento di poco.

alla sera sono uscita con degli amici, ho visto la band del moroso figo della mia amica svedese suonare per un pubblico quasi interamente svedese, sono tornata a casa presto, all'una, ma a dormire ci sono andata alle quattro.

sabato mattina ho vomitato il mezzo pompelmo che avevo mangiato a colazione mentre stavo pedalando verso il farmers market. il pomeriggio l'ho passato a cazzeggiare e la sera sono andata a un concerto punk giapponese, e poi a ballare.

sono tornata a casa in bici, sotto la pioggia, alle cinque di mattina, mentre sorgeva il sole, lasciando la mia cotta e il suo amante al loro destino.

domenica sera mi sono fatta fare tre tatuaggi in casa da una persona che conosco a malapena, ma di cui mi fido perchè ha dei poster belli alle pareti e di mestiere fa la chef vegana. il primo tatuaggio avevo paura di farlo davvero, quindi mi sono confusa e ho disegnato il simbolo dei gemelli invece di quello della bilancia. quando me ne sono accorta era troppo tardi, ero già una persona che si fa fare tatuaggi in casa sbagliando pure il soggetto da tatuare. in preda al panico me ne sono fatta fare altri due, piu' o meno giusti. mia madre non ne è stata molto felice.

lunedi' sono arrivata tardi al mio primo colloquio, senza aver dormito la notte prima, bagnata dalla solita pioggia e confusa dalle mie scelte avventate della sera prima. ovviamente il lavoro, che in realtà era una iternship sottopagata, non me l'hanno dato.

domani ho un altro colloquio, c'è la luna piena, e già medito il prossimo tatuaggio fatto in casa, perchè a questo punto una bella setticemia è giusto quello che mi manca. 

domenica 4 maggio 2014

eleven already

è domenica sera, ho un esame martedi', uno mercoledi', e uno venerdi'. oggi non ho studiato neanche per mezzo minuto. forse lo farò per un'oretta a partire dalla prossima ora tonda (le undici), forse mi farò venire un attacco di panico e piangerò lacrime di procrastinazione sulla tastiera del mio mac nero che perde pezzi e presto mi lascerà, anche lui.

è domenica sera e ho passato la mia giornata a cazzeggiare al computer, ovviamente. questo week end nello specifico ho scelto di concentrarmi su asia argento e la sua presenza nell'interweb. vista la mia predilezione per la preadolescenza, sua figlia dodicenne mi ha anche parecchio incuriosito. e anche oggi ringrazio iddio e l'universo per avermi regalato qualche anno senza internet prima di distruggere per sempre i miei poveri, poveri neuroni. in particolare sono grata per i miei dodici anni senza instagram. sempre sia lodato, amen.

a parte il pensiero sempre più totalizzante "che vita di merda, che mondo di merda" non so cosa aggiungere ai miei esuli pensieri di oggi. anzi, a proposito di esilio, forse la giornata è stata rovinata dal sogno che ho fatto stanotte: ero con la migliore amica, quella della seconda elementare, e per qualche motivo eravamo a casa di un tipo fico del nostro liceo, uno di quelli ganzi dell'89 che nascondono un'anima tenera o perlomeno cazzona. era la casa dei suoi nonni, ma ora ci viveva lui, e la cosa lo sembrava soddisfare. io ero perplessa, la mia amica andava al lavoro, e io pensavo vabbè, al biologico e da carlo ci posso andare anche da sola.

poi però mi sono svegliata, e per un fottutissimo momento ho pensato di essere a casa. poi ho aperto gli occhi e ci ho messo un minuto per riconoscere la mia stanza, che non sento mia neanche per niente.

che tristezza infinita, questa mia vita complicata per motivi del tutto irrilevanti. forse voglio tornare a casa, forse non voglio trovare un lavoro qui. qui non sono felice, forse non lo sono mai stata. è dura ammetterlo, durissima accertarlo. forse non sono mai stata felice da nessuna parte. forse dovrei rinunciare alla mia ricerca della felicità e cercare di vivere una vita il più indolore possibile. arginare invece che costruire, progettare, sognare. arginare, e basta.

allegria. 

domenica 27 aprile 2014

the winter's tale

la situazione in cui mi trovo al momento, alla vigilia del primo esame dell'ultima sessione di questa laurea mia fuffa, non è delle piu' semplici. a parte il fatto che non faccio un esame da due anni, perchè in australia riconoscono la propria fuffa e gli esami non li contemplano nemmeno, diciamo che la mia vita i generale sta finalmente arrivando al momento cruciale che tanto temo, la cosiddetta fine dell'università.

sono riuscita a procrastinarla per un sacco di tempo. ho mollato, fatto altro, ricominciato. ho seguito un piano convulso che nella mia testa aveva perfettamente senso. anni dopo riconosco dei fattori socio-culturali che a diciannove anni ignoravo, e vedere i miei ex compagni di università festeggiare la propria laurea di secondo livello in black face mi conferma la validità delle mie scelte.

per il resto, il panico e la paura.

ma anche un forte desiderio di finire questo capitolo della mia vita, che non definirei particolarmente luminoso. probabilmente quando lo confronterò con quello che viene dopo, quando saprò cosa viene dopo, acquisterà una luce dorata simile a quella che ora sommerge la mia adolescenza. che, voglio dire, lo sanno anche i muri (soprattutto alcuni specifici muri che hanno visto cose che voi umani) che la mia adolescenza è coincisa con la guerra.

adesso la guerra è un pò meno intensa, e più rilassata. non ho più l'acerba avvenenza inconsapevole dei miei primi vent'anni, e va bene cosi'. con lei se ne è andata anche la maggior parte del mio insconoscio desiderio di essere una persona cool. adesso non me ne frega quasi più nulla. la storia mi insegna che la mia vita sentimentalsessuale è molto più appagante quando è inesistente, inattiva, inesorabile. la gente cool può essere mia amica solo in circostanze estremamente propizie, e sempre secondo termini e condizioni specifiche.

qualcosa mi dice che dovrò aspettare ancora un pò prima che la mia vita inizi davvero. qualcosa mi dice che è iniziata da un pezzo, che anche questa roba qua è a modo suo vita, e forse è giunta l'ora di accettare questa amara verità e bo, tornare a studiare per domani. 

giovedì 24 aprile 2014

grand cardinal cross survival plan

le infinite sads del momento sono dovute al fatto che non sono preparata per gli esami, e riceverò solo brutti voti, e in realtà anche se faccio la punk a me della scuola me ne è sempre fregato, semplicemente non abbastanza da farmi passare le infinite sads.

le infinite sads del momento sono dovute anche al fatto che tornare in scozia dall'italia non è mai cosa semplice, e mi manca la vita che ho scelto di non avere, quella che non saprò mai come sarebbe stata, perchè appunto non l'ho avuta.

la nostalgia per amici lontani, la lontanza dagli amici vicini. le giornate che passano con persone che allungano una mano verso di me, ma solo virtualmente, e io che mani allungo? mani tristi che rimangono nelle mie tasche, perchè non ce l'ho, l'energia di tirarle fuori.

il mondo fuori che è un disastro, il collasso ecologico e i bombardamenti e come si fa ad andare avanti come niente fosse? si fa cosi', un giorno dopo l'altro, dando quattro anni della tua vita a una laurea in letteratura inglese di cui non t'importa poi molto, sperando che ne venga fuori qualcosa.

le infinite sads del momento sono dovute a un autostima un tantino provata da malattie cutanee che ormai non cerco neanche di debellare, ma che ogni tanto fanno comunque male. fanno male come alcuni ricordi piu' o meno recenti di relazioni non particolarmente sane, non particolarmente piacevoli, non particolarmente positive, delle quali andavo comunque riconoscente, perchè almeno erano relazioni.

ho riempito il vuoto con me stessa, e mi rendo conto che è l'unica cosa da fare in questi casi. perdonarsi, e darsi una pacca sulla spalla, e ignorare le parole dette da altri che non hanno voce in capitolo, ignorare anche le parole pensate dalla parte del mio cervello che non va mai, assolutamente, assecondata. ma che spesso assecondo lo stesso, perchè a volte bisogna perdonarsi anche questo.

passeranno anche i pianeti avversi di aprile, e magari un giorno non troppo lontano ci saranno momenti piacevoli, di quelli che mettono a tacere le voci almeno per una mezz'ora. per il momento vado avanti, mi lecco le ferite, e mi aggrappo a quello che ho, che non è forse quello che vorrei avere, ma essendo tutto quello che effettivamente ho a disposizione mi sa che non è il momento di fare le difficili.

una fetta di torta oggi non me la toglie nessuno.

martedì 22 aprile 2014

your patience when you have nothing, your attitude when you have everything.

alla fine sono tornata a casa per la pasqua ebraica, anche se la mia psicologa non era tanto d'accordo. dovevo partire un venerdi', che poi è diventato una domenica per mano di uno sciopero. è venuto quindi a prendermi mio padre in aereoporto, con storie di aperitivi al fuorisalone che da lui mai mi sarei aspettata. faceva caldissimo, e io avevo addosso una salopette vintage comprata su urban outfitters, che in aereoporto/aereo/macchina era decisamente la morte sue. con mio padre ho quindi passeggiato per le vie del centro, in mezzo alla gente trendy e alla gente meno trendy, ridendo degli hipster milanesi e della situazione. 

per ogni angolo di milano mio padre ha anneddoti sulla sua infanzia anni 50. poi giriamo un angolo e l'anneddoto si fa cupo, gli anni di piombo, i volantini, le brigate rosse. perchè i miei genitori erano amici di gente nelle brigate rosse, dei fondatori dico io. quindi giustamente adesso hanno figlie adulte in salopette che mangiano il gelato e urlano capitalismo! al cielo in piazza gae aulenti. 

in macchina per due ore si è parlato di storie di famiglia, come mia indagine personale sull'origine dei nostri problemi. come risultato dei nostri problemi, mio padre a me non ha chiesto mai nulla, della mia vita, della mia storia. ne deduco che non gli interessi, e vado avanti con il mio malessere.

alla prima cena di pesach ero vestita da ebrea mitteleruopea, e c'erano i due soliti fratelli argentini in età da marito di cui un giorno sposerò il minore, che adesso ha l'apparecchio e dice hashtag in senso ironico. ho mangiato carne e ovviamente ho litigato con mia madre sul ponte della stazione, come da tradizione.

alla seconda cena di pesach ero in pigiama, e di cattivo umore. c'era l'eclissi di luna e mi ero svegliata con mia madre in poltorna che mi fissiva, come in black swan (dice chi l'ha visto, black swan). ho richiuso gli occhi pensando, aveva ragione la mia psicologa.

il giorno dopo al mare volevo una fetta di pizza, il che ha portato mia madre ha fare uno dei suoi commenti pro anoressia che mi dimostrano che la sua laurea in psicologia l'ha trovata nell'uovo di pasqua. quindi l'ho abbandonata e sono andata in bottega dalla mia amica che convive e lavora appunto in bottega e probabilmente pensa che io sia la sfigata del secolo. in effetti.

il giorno dopo ancora ho giocato a fresbee al parco con la migliore amica del liceo, la quale è in limbo post laurea e vive con i suoi, poverina. forse il nostro problema è che nel limbo ci viviamo dal 2001, altro che post laurea.

l'ultimo giorno c'erano dei cuccioli di golden retriever, e mio fratello mi ha regalato un braccialetto di pietre miracolose, come se avesse saputo che quello dell'autostima mi si è rotto prima di partire. mio fratello che vive nel limbo dal 2000 anche lui, e alla soglia dei 30 anni un pò mi fa paura (ok, moltissimo).

sabato sono partita, e non c'era piu' il sole. l'ho trovato in scozia, dove per gli ultimi tre giorni ho pedalato leggiadra incontrandomi con vari amici e conoscenti. domenica ho persino partecipato ad un pic nic pasquale, con tanto di colomba, come le persone normali.

ora invece è tornato il grigio, e con lui l'ansia di vivere. ho il primo esame tra una settimana, non ho ancora iniziato a studiare. la mia vita mi sembra uno scherzo di cattivo gusto, una farsa poco inventiva. 

come al solito nessuno mi ama, e guardo foto della gente felice su internet per ricordarmi che io invece faccio schifo, e mi merito le malattie cutanee e la solitudine come male minore. come finisce le frasi qualcuno che un tempo conoscevo di persona, yeah.




martedì 1 aprile 2014

becoming one of the people becoming one with james joyce

la situazione mi è vagamente familiare: ho un essay da finire per domani ed è da ore (giorni, settimane) che procrastino su internet invece di scrivere. avrei potuto fare un milione di cose, col tempo che ho perso a preoccuparmi senza effettivamente fare nulla. come al solito.

non mi ricordo piu' l'odore delle notti insonni passate a scrivere essay sul tavolo della mia cucina australiana. mi ricordo giusto la luce sbilenca della lampadina, ma come ci si sentiva a scrivere con le finestre aperte e il rumore di animali bizzarri fuori dalla porta, non me lo ricordo piu'. come non mi ricordo com'era fare all'ammore con l'ultima persona con cui ho fatto all'ammore. purtroppo mi ricordo ancora certe situazioni poco gradevoli che sono successe nel frattempo. ma anche quelle stanno svanendo.

non sono del tutto infelice, anche se domenica sono caduta dalla bici e si è rotta la ruota davanti (io per fortuna non mi sono rotta niente). quando le mie bici perdono pezzi, lo prendo sempre come un segnale forte da parte dell'universo. non che mi risparmi i segnali forti.

mi sento incredibilmente triste, e desidero intensamente cose che non riesco nemmeno a formulare. non è sempre una tristezza depressiva, e nemmeno ansiosa, è una tristezza confusa, e stanca, che un pò non ci spera più, in un futuro migliore.

le cose di cui avevo paura stanno per succedere, forse stanno già succedendo. è ovvio che io mi senta un pò in difficoltà. penso che riesco a tenere lontane le persone che mi consumano, riuscirò a rimanere in piedi e a non soccombere. è difficile però trovare persone che mi supportino senza chiedere niente in cambio. quindi sto cercando di supportarmi da sola, anche se non è che funzioni sempre.

a volte sono le quattro del mattino e mi sta parecchio sul cazzo, l'idea che nessuno possa aiutarmi a stare meglio. a volte devo finire gli essay anche senza cioccolata e senza baci sulla bocca e senza animali domestici e senza dormire abbracciati.

ed è un pò una rottura di palle, a dirla tutta. 

lunedì 24 marzo 2014

slippery people.

il semestre finisce venerdi', l'ultimo di questa mia laurea fuffa scozzese, per la quale ho studiato circa un quinto del tempo che ho invece trascorso in bilico tra l'ansia e la depressione. la gente inizia ad andarsene, gente che conosco dal 2010, ma che non conosco davvero, sai? forse mi sta tornando la malinconia, dopo un mese col sole in pesci passato all'insegna dell'amore universale e dell'individualismo edonista fasullo, perchè io e l'edonismo dopo un pò cozziamo, sai? 

ho smesso di dormire in letti altrui. ho smesso di lasciare che la gente entri nel mio cervello, nel mio cuore, etc. ovviamente mi annoio da morire, e mi mancano i drammoni come mi manca il sole, il mare, e il cane di nome papaya. invece niente, cerco di fare la persona seria, di non incasinarmi la vita per vedere l'effetto che fa. perchè lo so benissimo, a questo punto, l'effetto che fa, e non lo raccomanderei al mio peggior nemico.

continua ad essere colpa dei miei genitori, dei miei traumi infantili e adolescenziali. continua ad essere un tema natale infelice, e un periodo difficile per i segni cardinali. continua ad essere la gente che mi è morta intorno, gli uomini che non sono stati molto carini nei miei confronti, le donne che non rispondono alle mail. continuano ad essere le mie carenze affettive, che hanno un diametro pari a quello del Galles. continuo a non essere capace, continuo a toppare. anche se manca la materia prima per farne un drammone dei miei.

l'autarchia è una noia pazzesca. i miei colpi di testa avevano senso a vent'anni, ma a quasi venticinque non ne vale la pena. non ne sono piu' capace, in ogni caso. ho perso la lucentezza molto tempo fa, per mano di un irlandese che ora ha un impermeabile brutto beige, e una morosa coi denti distanti tra loro. 

non è la prima volta, che mi do alla coltivazione della mia persona, ed è proprio come me lo ricordavo: stranamente faticoso, gratificante a sorpresa, e noiosissimo. 

ma passerà anche questa, suppongo. speriamo solo che non finisca in drammoni, che anche quelli dopo un pò perdono il loro fascino. 

sabato 15 marzo 2014

i will follow you into 2006

una coperta bellissima, verde smeraldo e rosso bordeaux, fatta dai monaci di non so quale isola sacra, che copre le mie ginocchia in questo preciso momento, e le mie spalle ogni mattina, mentre faccio colazione.
un casco da skateboard, celeste chiaro, che mi protegge la testa da eventuali cadute dalla mia sgangherata bicicletta da corsa piu' vecchia di me, ogni santissimo giorno.
una macchina fotografica analogica, che giace a casa dei miei genitori, dimenticata insieme alla reflex digitale da nata nel 1989, con la quale in gioventu' ho scattato delle foto, alcune pure belle.
anche tu, che mi hai regalato queste tre cose, hai scattato delle foto pure belle, con quella macchina. una in particolare mi torna in mente: ci sono io, con le mani sui fianchi, appoggiata ad un muro mezzo arancione, mezzo verde acqua, accanto ad una finestra decorata con dei fiori rossi e viola. era la prima volta che mettevo piede in una pittoresca isola a mezz'ora da casa mia, e c'eri anche tu, con me.

ora non ci sei piu', e io vado ai concerti da sola, anche se dopo mi raggiungono una serie di amici con i loro entourage. è la terza volta in dieci giorni che vedo la stessa band dal vivo, e a questo punto mi mettono sulla guestlist. è la prima volta che entro in questa venue, credo, ma mi ricordo una sera che ci sei stato tu, e al tuo ritorno eri ancora strafatto di roba e a me non aveva fatto per niente piacere.

ho dei pantaloni stretti, rosa chiaro con degli elefanti rosa scuro sopra, che in bicicletta mi danna fastidio e mi lasciano il fondoschiena scoperto. a un certo punto mi bloccano la circolazione, e mi sento male come quella volta in nuova zelanda quando ho messo i jeans dopo cinquanta kilometri di cammino. li ho messi perchè mi ricordano il 2006, e dopo il concerto vado a una festa a tema "te stesso nel 2006".

arrivo alla festa a mezzanotte, non bevo ma mangio pane e hummus come se non ci fosse un domani. parlo con un tizio che nel 2006 era un'altra persona di limoni con sconosciuti ai concerti di morrissey, e guardo la padrona di casa, che amo segretamente da anni, suonare la chitarra ubriaca e vestita da lolita goth. canto canzoni dei blink 182 con i miei amici che nel 2006 erano alle elementari.

poi arriva il sabato piu' inutile di sempre e non ho nemmeno piu' la forza di crederci almeno un pò, come nel 2006.


mercoledì 12 marzo 2014

so fluorescent under these lights

bastano due giornate di sole consecutive per farmi tornare la gioia di vivere, il che mi fa seriamente riconsiderare alcune mie scelte di vita, tipo quella di passare i miei anni migliori in questa landa desolata. faccio colazione al sole, parlando su skype con il mio gelataio di fiducia, che ha la leucemia ma sembra che stia meglio. penso che è il compleanno di mio padre, e che dovrei skypare anche con lui, anche se non sarà mai la stessa cosa.

i vestiti si asciugano in fretta, la bicicletta fila che è una meraviglia, e io canto "i'm the luckiest guy in the lower east side cause I've got WHEELS and you wanna go for a ride" al vento, come facevo a melbourne nei viali alberati. quelli si che erano bei tempi, ma anche questi non sono malissimo.
pranzo mentre parlo con mia madre di vibratori e con mio padre di macchine da cucire. penso che sembrano sempre piu' vecchi, i miei genitori su skype.

incontro un nuovo amico alla mia sala da the preferita, e non rovino le cose come al solito, anche se ho controllato i nostri pianeti e dicono bene. sta scrivendo la sua tesi di laurea sulla mia città natale, e io lo prendo come un segno, perchè ultimamente ho bisogno di segni. chiacchieriamo le solite quattro ore e al momento di tornare a casa scopro che abita nello stesso palazzo della mia ultima vittima. incidentalmente, hanno anche lo stesso nome. prendo anche questo come un segno, anche se vorrei anche io farmi le grasse risate che si sta facendo l'universo alle mie spalle.

vado a una cena per sole donne, di cui la maggior parte sono tedesche e/o del toro, e parlo di malattie e religione e astrologia con delle gurlz che non saranno mai le mie gurlz, ma che mi stanno super simpa lo stesso. se ci fosse piu' tempo e piu' spazio e piu' modo, forse riuscirei si a farle mie, ma tutto sommato è meglio fare il conto di quello che ho, che è molto, anche se le mie sfighe esistono e torneranno a dominare la scena appena il sole se ne va.

quindi molto presto.

intanto ascolto remix vari di drunk in love e dico alla mia frustazione sessuale che va tutto bene, passerà anche questa. 

domenica 9 marzo 2014

the same things happening to me all the time, even in my dreams.

vado agli eventi femministi da sola, anche se conosco chi li organizza, chi ci suona, e chi fa le foto. vado da sola e mi prendo qualcosa da bere contro la timidezza, e dopo due minuti ho già individuato la mia prima cotta, che poi è quello che fa le foto. durante il primo concerto parliamo due minuti, ed evidentemente l'alcol non ha ancora fatto effetto.

va a finire che mi aggrego ad un gruppo di miei conoscenti tra i diciotto e vent'anni. il piu' giovane mi dice: ti vedo sempre da sola agli eventi. vado sotto palco mentre la mia seconda cotta suona, e la prima la fotografa. ballo con degli sconosciuti e sono molto felice.

va a finire che mangiamo cibo cinese molto scadente, parlando d'amore e musica e twitter. siamo io e due ragazzi, uno è del 95, l'altro del 94, ma di novembre. finiamo in un locale per hipster adulti, e una coppia commette atti osceni in luogo pubblico sul divanetto davanti al nostro. ci uniamo alle risate e al ribrezzo degli altri tavoli finchè la security non li sbatte fuori. vado sul dancefloor e ballo con la mia prima cotta, e i suoi amici. non li conosco, ma è già la seconda volta, questa settimana, che balliamo insieme

va a finire che conosco la persona che organizza anche questa serata, e un'altra mia cotta si materializza sul dancefloor. balliamo tutti insieme, e alle quattro torno a casa in bicicletta.

ho settimane di sonno da recuperare, ignoro lo studio da settimane. conosco un sacco di gente, in questa città. ho una cotta per metà della popolazione. non so piu' chi sono i miei amici, non so piu' se ho amici. uscire da sola è piu' facile, tanto poi incontro sempre qualcuno, se no posso sempre tornare a casa in bicicletta. vorrei smetterla con le cotte, i tweet ormonali, e i test di buzzfeed. vorrei essere meno intensa, e piu' carismatica. vorrei superare la fase delle cotto ginnasiali e diventare una persona adulta e responsabile.

la cosa che mi inquieta di piu' è che quasi quasi non me ne frega piu' nulla. 

sabato 22 febbraio 2014

juliet when we made love you used to cry

certe cose non cambiano mai, come ad esempio la mia tendenza alla procrastinazione estrema o questa strana propensione ad ammalarmi il sabato sera, quando oltretutto sono in piena sindrome premestruale. altre cose, invece, cambiano di brutto. come i continenti, i paesi, e le case in cui vivo. le persone che frequento e quelle che ogni tanto mi capita di baciare con la lingua. non cambia la mia incuranza davanti ai semafori rossi quando sono in bicicletta, e con lei la mia natura malinconica, intensa, nostalgica e casinista. dovreste vedere lo stato in cui versa questa casa, per capire cosa intendo con casinista.

cambiano i film di wes anderson e i contesti in cui li vedo. al cinema nova ubriaca con un tizio che ancora non ho capito cosa voleva da me, a casa di qualcuno sul divano come momento di transizione verso qualcosa che non ho ancora capito cos'era, al cinema dove faccio volontariato vestita di nero come un'adolescente depressa. ma depressa non lo sono piu', anche se la visione di adrien brody vestito di nero anche lui, cosi' incredibilmente uguale al mio amante irlandese numero uno mi ha portato ad una prolungata analisi di certe nostre foto fatte su photo boot, in cui mangiamo fragole ricoperte di cioccolato e ci baciamo come due scemi, due scemi molto fotogenici. io ero cosi' giovane, un fiore di vent'anni e tu non l'hai capito, mentre lui era già un uomo, un uomo adulto con la faccia da adrien brody.

a quanto pare lasciare andare le cose non è esattamente il mio forte. le mie migliori amiche del toro, della bilancia, dell'acquario e del leone, quelle della vergine e quelle del cancro, sono ancora tutte qua. i miei amanti italiani e spagnoli, quelli americani e quelli irlandesi e anche quelli australiani, sono ancora tutti qui. piu' o meno lontani, piu' o meno dolorosi, piu' o meno finiti. cioè, sono tutti finiti, solo che non finiscono mai.

non sono piu' depressa, ma sono ancora triste e confusa, e ancora vorrei cose che non riesco ad ottenere, e ancora non credo che riuscirò mai ad averle, queste cose. non riuscirò mai ad esserle, o a farle. non sono piu' depressa, ma lo so che un giorno lo sarò di nuovo. potrebbe essere domani o il mese prossimo o tra un anno, ma credo che piu' presto che tardi sarò di nuovo paralizzata dalla paura. e poi, spero, lo sarò un pò meno.

guardo al mio futuro, come suggeriva rob breszny, e non ci vedo niente di certo, niente di sicuro. posso solo sperare di essere abbastanza forte, di non lasciarmi mai andare, e di continuare a provarci, anche se è un casino. questo è tutto ciò che mi auguro, al momento.

questo, e che mi passi l'influenza premestruale.

e che i libri di social theory sull'amore che sto per comprare online mi arrivino presto a casa, insieme a quella cosa che vibra a forma di onda che ho anche comprato, complice la sindrome. 

giovedì 20 febbraio 2014

se mi scrivi.

eccomi dunque, che canto se un numero è solo un'astrazione matematica, dimmi ti capita mai, di dare un'importanza esagerata ad una sola serata, o a di che segno sei in bicicletta, soprattutto in discesa sulla collina. eccomi, che vado alle feste dei nati nel 94 e consolo diciottenni depressi mentre qualcuno limona sullo stesso letto dove siamo stesi in cinque, con musica tibetana in sottofondo. eccomi, che vado a cinque conferenze nello stesso giorno, e parlo con gente in giacca e cravatta di cose serie, dall'alto delle mie calze di lana verde prato e il mio vestito di jeans chiaro spiegazzato, con i capelli sporchi e la faccia di una che ha dormito quattro ore. perchè ho dormito quattro ore.

eccomi dunque, che ti vorrei scrivere, e che probabilmente a un certo punto ti scriverò davvero, una lettera magari, visto che tutti gli altri media hanno fallito. anche se in realtà non hanno fallito loro, abbiamo fallito noi, a fare le cose alla cazzo di cane, come un chirurgo cieco quando che opera i pazienti. però non ti detesto sai, e se mi scrivessi tu ne sarei contenta. io volevo ancora dartelo, un abbraccio dei nostri. però la luna piena mi ha messo su un'ansia di metterci una pietra sopra, di dedicarmi all'amore universale invece che alle ossessioni eteronormative. e poi quando un'ennesima serata platonica a base di boris e ben and jerry's ti fa venire voglia di farla finita, forse è il caso di darci un taglio. non con te come persona, ma con l'ossessione eteronormativa, ecco.

eccomi dunque, in bicicletta lungo in canale, da sola nella necropoli, al ristorante vegano super hipster dove ormai sono amica di mezza cucina, in bicicletta lungo il fiume, eccomi, a cantare a squarciagola hey been trying to meet you hey must be the devil between us or whores in head in faccia al tramonto. eccomi con un sacco di luna in scorpione addosso, ma piu' come beyoncè e meno come ian curtis. piu' come bjork, e meno come morrissey. anzi, come morrissey su un dancefloor indie qualsiasi.

ti voglio bene, non l'hai mica capito, ti voglio bene, lascia stare il vestito. non te l'ho mai detto, ma alla fine va bene cosi', se c'era dell'affetto tra di noi, e non solo la tristezza eteronormativa, alla fine qualcosa di buono ne verrà fuori.

ah, l'amore universale del sole in pesci. 

mercoledì 12 febbraio 2014

two good things

rebecca si veste come me e come me cavalca una bici da corsa piu' vecchia di lei, ma è piu' intelligente di me, in senso sociologico. un giorno farà molto bene all'umanità e io sono contenta di essere sua amica, anche quando nevica e mi trascina al cinema a vedere film hollywoodiani tristi. è bella in quel modo politico che piace a me, i brufoli le donano un'aria piu' intellettuale e io le voglio bene.

mira non ha mai fatto sesso, solo baci, però c'è uno con cui forse ora si sta vedendo quindi mi chiede consigli, perchè ho cinque anni piu' di lei ed esperienza da vendere, al mercato del disagio. ha dei leggings dorati e i capelli scoloroti e rasati ai lati, come i miei. è bella in modo drammatico, con le labbra dipinte di colori accesi e l'inconsapevolezza della propria bellezza che solo una verginità "tardiva" ti sa regalare. i brufoli donano anche a lei, e io le voglio bene.

djina mi ha conosciuto a casa mia, ha conosciuto il mio cane e i miei genitori. ora abita qui, almeno fino ad aprile, e io le ho trovato un lavoro e l'ho spinta tra le braccia di uno scozzese coi capelli rossi. è bella in quel modo da figlia di emigranti che piace a me. quando la chiamo al telefono mi ringrazia e si prende cura di me. non ha mai i brufoli però a volte ha i capelli sporchi, e io le voglio bene.

rasmus ha pochi capelli ed è un altro studente di sociologia. anche lui lavora con me, e gli voglio bene come si vuole bene ad un orsetto marxista. non è bello, ma è buono il che lo rende molto bello. e poi ci si può parlare di politica.

questi sono i miei amici tedeschi, anche djina che è nata in bosnia. anche se so che i nostri giorni insieme sono contati, il mio talento per trovare gente bella con cui fare amicizia è un talento non da poco. un talento doloroso, che a volte mi fa pensare che non c'è posto, per altra gente bella, nel mio povero, povero cuore. un talento che mi chiama su skype quando dovrei studiare, un talento che potrebbe essere un lavoro a tempo pieno, se qualcuno ti pagasse come talent scout di persone belle.

questo post inizialmente era molto triste, poi ho cazzeggiato sul divano per un paio d'ore ed è diventato un post agrodolce. il mercoledi' è un giorno strano, per me.

domenica 9 febbraio 2014

mercurio retrogrado means nostalgia

esco di casa che sono le dieci, prendo la bici e scendo le scale. ho le gambe piene di lividi, a forza di portare la bici giu' dalle scale. o forse è carenza di vitamina c, visto che mi sanguinano le gengive come mai prima nella vita. esco di casa, piove la solita pioggia gelida che mi appanna gli occhiali. i freni della mia bici, che è piu' vecchia di me, scivolano sull'asfalto bagnato e io rischio la vita ad ogni incrocio. vado a prendere un pacco alle poste, è una raccolta di fumetti australiani, mi fermo al farmers market a comprare frutti di bosco dal mio venditore di fiducia, e quando sono sul ponte, davanti al giardino botanico, penso che non ce la posso fare.

e invece ce la faccio, ti vedo, mi fermo dall'altra parte della strada, lego la bici a un palo e attraverso sulle strisce senza mai alzare lo sguardo da terra. continuo a pensare che non ce la posso fare, e invece ce la sto facendo.

dopo torno a casa in bici, su per le scale. metto i frutti di bosco in frigo ed esco di nuovo, continua a piovere la solita pioggia gelida, e io continuo a pedalare. arrivo al cinema, ci rimango per cinque ore, esco dal cinema, torno a casa in bici. continua a piovere.

alle undici esco di nuovo, non piove piu'. incontro un'amica che se ne sta andando e decidiamo di fare la coda insieme. ballo la musica balcanica con molta poco convinzione. intorno a me persone che conosco, compagni di università, persone con cui a volte pranzo o vado al cinema. i miei amici. quando me ne vado un tizio mi ferma, si ricorda il mio nome, e io il suo. mi chiede se sono appena arrivata, ma io me ne sto andando. salgo sulla bici e inizio a cantare. i know that it is freezing but i think we have to walk.


in australia la pioggia gelida non c'era spesso, anche se a volte c'era una pioggia torrenziale che qui non c'è quasi mai. mi ricordo una serata fallimentare in cui c'era acqua dappertutto, era il tuo compleanno, ed è successo un casino. ma non ci penso spesso. penso ad andare a fare la spesa in skateboard, penso a quella volta che ci siamo distesi sull'erba al parco a guardare il tramonto, ignorando gli sportivi accanto a noi. penso ai viali alberati sulla via dell'università, cosi' belli che andarci in bici era un pò come farci all'ammore. penso a quando ci facevamo tagliare i capelli sulla riva dei torrenti, in giardino, all'università.

l'altra notte sono stata malissimo, anche quella notte stavo malissimo, anche se lauren mi aveva portato il gelato davanti alle mucche della fattoria borghese e alla festa di nick la gente suonava il banjo ed eravamo tutti sullo stesso divano. qui porto fuori il cane con djina, vado nei negozi vintage con esmeralda. non è la stessa cosa, ma non è mai la stessa cosa.

non saprò mai se quello era effettivamente un mondo dorato, se questo è effettivamente un mondo grigio. se è una questione metereologica, o una questione di qualità. se quelli erano i miei amici del cuore, e queste sono solo persone che conosco, che ballano la musica balcanica accanto a me.

intanto cerco una risposta tra le righe di una canzone degli shins.



giovedì 6 febbraio 2014

how do i tell a girl i want to kiss her?

quando avevo 17 anni ho fatto un anno di scambio in america con intercultura, perchè non me ne faccio mancare una, di esperienza borghese potenzialmente fallimentare. ero molto depressa, in una scuola ebraica di houston, texas. non avevo amici, ma avevo un blog che si chiamava walkertexasjoni. ci scrivevo ogni giorno, era la mia unica valvola di sfogo. non avevamo un rapporto molto sano, io e quel blog. le mie amiche non mi hanno parlato per anni, a causa di quel blog. mio zio ebreo ortodosso sa cose che non avrebbe mai dovuto sapere, su di me, a causa di quel blog. non sono ancora sicura di chi lo leggesse, quel blog, ma credo piu' gente del previsto.

durante quell'anno, ho conosciuto gente, su internet. quella stessa gente nel frattempo è cresciuta, invecchiata, ha fatto cose, visto gente, formato band con nomi di animale. con alcuni ho scambiato liquidi corporei, altri mi vengono ancora a trovare, ogni tanto. alcuni di loro si sono persino fidanzati, tra di loro. alcuni scrivono e disegnano in giro. a quante pare si conoscono tutti, tra di loro. e io, che non vivo in italia dal 2009, osservo da fuori ma anche un pò da dentro. quando si cambia paese con la mia stessa frequenza (e lo stesso disagio), un senso di comunità è importante, e a me tutte queste convergenze fanno piacere, mi fanno sentire parte di qualcosa, anche se me ne sono andata.
mi fanno anche paura. mi fa paura espormi, pubblicare cose con il mio nome, vedere cosa viene fuori su google quando si cerca, quel nome. sono pur sempre una di quelle furbe il cui nickname di internet svela anche il codice fiscale. sono pur sempre un simpatico misto di esuberanza spavalda e timidezza paralizzante. c'è un motivo per cui mi sposto con questa frequenza, e questo disagio: la mia intensità di fondo è difficile da gestire, e a volte sento bisogno di lasciarmi alle spalle la città a cui ho appena dato fuoco. la mia intensità riempe moleskine, blog, social media vari, ma soprattutto la mia testa.

questo blog esiste da cinque anni, ci sono dentro alti e bassi. piu' bassi che alti. c'è un anno che ha solo sei post. ne ho scritti di piu' nell'ultimo mese. questo blog è anonimo, ma per motivi di cui sono largamente responsabile, questo blog è riuscito finalmente ad arrivare alla mia vita reale. prima o poi doveva succedere. questo blog si chiama tardoadolescenza, e io quest'anno compio venticinque anni. forse dovrei crescere. smetterla di scrivere cose potenzialmente problematiche su un blog, che è il 2014, non il 2006. smetterla di avere una crisi esistenziale ogni dieci giorni. smetterla di esagerare sempre, con tutto.

ho esagerato con l'astrologia. ho esagerato, in ordine cronologico, con msn, il forum degli arctic monkeys, myspace, facebook, i mommyblog, twitter, instagram, okcupid. ho fatto una serie di cazzate pazzesche, in nome del mio tema natale infelice. in nome dell'autodistruzione che stava scritta su un foglio battuto a macchina quando avevo un misero anno di età. la stessa autodistruzione che si è portata  via la mia terza adulta di riferimento, meno di un anno fa. ho sprecato un quarto della mia vita, curva su macbook nero a guardare le vite degli altri.

e ora ho combinato un casino, il primo dell'anno 2014. ma credo che i casini ogni tanto siano necessari. non si possono evitare per sempre. indicano che sono viva. che sono umana. le mie amiche alla fine sono tornate a parlarmi. mio zio ebreo ortodosso non mi ha mai data particolarmente fastidio. forse anche questa volta verrà assodato che non sono davvero una persona orribile, anche se a volte faccio cazzate.

non sono le cazzate che ogni tanto faccio, il vero problema. non è il mio rapporto adolescenziale con l'internet, con la vita, con tutto, il vero problema. il vero problema è questa palla di dolore nero che abita un angolo remoto del mio sistema digerente e che spero si sciolga presto, lasciando dietro di se solo una vaga sensazione di vuoto. eccolo, il vero problema.

speriamo che passi.
nel frattempo, enjoy the (shit) show.








sabato 1 febbraio 2014

the will to change

poi arrivano le due di notte del due febbraio, e ventinove anni fa la laguna era ghiacciata e nasceva tuo fratello. senza di lui i tuoi genitori non si sarebbero mai messi insieme, e quindi nemmeno tu saresti qui, seduta davanti a un mac nero al tavolo della cucina di una casa scozzese che si affaccia su un canale, come la casa dei tuoi genitori. a volte pensi che sarebbe stato meglio non essere qui, ma poi ti ricordi che ormai è fatta, ormai esisti, e adesso sono cazzi tuoi, adesso ti tocca farne qualcosa, di quest'esistenza. 

la luna nuova in acquario, il segno di tuo fratello e della tua migliore amica delle elementari e delle fumettiste che ami e del tuo coinqulino col cuore infranto, ti ha colpito ed affondato. anzi, ti ha riportato a galla. ti ha fatto invitare gente a cena, ti ha fatto andare al concerto di una tipa che ti piace, ti ha fatto pedalare sotto la pioggia, ti ha fatto parlare con la madre di tre figli, ti ha fatto sentire un pò viva, ti ha fatto un pò paura.

ti ha fatto tornare quella sensazione famigliare che chiamaremo THE CRUSHES, quella voglia di limonare anche i prati, in senso puramente metaforico ma nemmeno tanto. quando se ne vanno pensi sempre che non torneranno mai piu', anche se a volte un limone te lo procurano davvero. poi ti ritrovi in una stanza buia a pensare "omg they are so cute" e a commuoverti per il modo in cui un tizio parla delle carote arcobaleno (true story). 

ti sei infilata nel letto della tua unica amica scozzese, che essendo fricchettona non ti ha rimproverato perchè i tuoi vestiti non erano puliti. come te anche lei ama l'odore delle persone, quello vero, non quello che ti vendono in bottiglia. avete letto bell hooks ad alta voce, un paragrafo a testa, pensando agli uomini che avete amato e ancora amate, quelli che non siete riuscite ad amare, a curare, a salvare. quelli con cui non riuscite a comunicare. avete parlato dei vostri padri, dei figli che forse non metterete mai al mondo.

ho pensato a mio fratello, al fatto che gli voglio bene, e che mi sento responsabile della sua educazione sentimentale, al fatto che mi dispiace da morire per la sua infanzia, per quello che gli ha fatto mio padre, per quello a fatto a tutti loro il patriarcato. ho pensato ai figli maschi che ho sempre sognato di avere, alle figlie femmine, alla madre del cancro che ho sempre voluto essere, che forse non sarò mai, che forse sarò non per creature uscite dal mio grembo ma per chissà chi altro ancora. 

ho pensato che devo regalare libri di bell hooks a tutti quelli che conosco. a partire da mio fratello.  





martedì 28 gennaio 2014

il lato oscuro dell'elite globale

se c'è una cosa che ho imparato a fare in questi anni, è raccontare la storia della mia vita in poche semplici mosse.

racconto della mia infanzia ad agopunturisti e medici omeopati: la doppia lussazione delle anche, l'anemia mediterranea, l'ictus di mia nonna, le urla dei miei genitori, il trasloco dalla campagna alla città, la broncopolmonite d'estate, quella volta che ho vomitato dal nervosismo ad un pigiama party a casa del mio fidanzatino dell'asilo, i problemi comportamentali di mio fratello.

racconto della mia adolescenza soprattutto ai terapisti: la pubertà, la prima depressione, il mio primo anno di liceo, la mia vita sociale scatenata, i miei voti altissimi, le volte che mi accasciavo sul tappeto del salotto, le volte che piangevo al buio sulle scale abbracciando il mio cane e cantando joe strummer, la bulimia nervosa, quella cosa brutta che mi è successa a 15 anni, l'acne, la mia migliore amica del liceo, la mia seconda depressione, l'america, la mia terza depressione. 

racconto degli ultimi anni a chiunque ascolti: cinque paesi, tre continenti, la mia prima relazione, la pillola, gli antibiotici, l'amante americano, l'operazione di cui non avevo bisogno, l'acne brutta, la mia quarta depressione, l'amante spagnolo, la mia ultima relazione, la ultima terza relazione, la mia ultima relazione, la fine della mia ultima relazione, l'insonnia, le intolleranze alimentari, l'acne brutta di nuovo, la mia quinta depressione, il mal di schiena, l'insonnia, l'australia, la mia sesta depressione, la scena queer, il poliamore, l'amante australiano, il mio ritorno in europa, la settima depressione, la mia tesi di laurea sui fumetti autobiografici femministi. 

racconto i dettagli ai miei amici, al mio coinqulino: le terapie di famiglia col metodo tomatis, quella volta che ho mollato qualcuno su skype, le mie disavventure su okcupid, il sesso che ho fatto e quello che decisamente non ho fatto, il tizio che non ho ancora capito bene cosa, come, perchè.

racconto tutto, finchè non mi ricordo bene cosa è vero e cosa non lo è, finchè la mia infanzia non diventa oliver twist, la mia adolescenza christiane f., gli ultimi anni modernità liquida di bauman. 

modernità molto liquida. 



sabato 25 gennaio 2014

piazza, new york catcher, are you straight or are you gay?

è sabato sera e sono a casa da sola, distesa sul divano rosso con la copertina, bel regalo del terribile ex, sulle ginocchia. è da oggi pomeriggio che ho voglia di ascoltare piazza, new york catcher, e ormai so che quando mi coglie questo irresistibile desiderio, vuol dire che voglio lasciarmi andare alla malinconia. quel genere di malinconia che ti fa pensare che forse vale la pena vivere, finchè ci sono cose abbastanza belle da restarci malinconici.

la malinconia che mi mettono le foto delle infanzie altrui. le infanzie hippie che ho appena sfiorato, quelle che forse avrei avuto anche io, fossi nata dieci anni prima. le infanzie hippie di bambini che poi sono cresciuti, bambini che hanno perso i genitori, messo al mondo altri bambini, lasciato le madri dei propri bambini per mettersi con amiche di infanzia, che hanno appena perso i genitori. forse metteranno al mondo altri bambini, forse metteranno la foto del loro primo bacio, che ormai ha compiuto trent'anni, sul comodino, e parleranno per ore dell'india, dei campi di grano, delle loro infanzie hippie, dei genitori che hanno perso. quanta malinconia deve portare, per loro, tutto questo.

non la malinconia depressiva, quella che ti sveglia la mattina presto per ricordarti che non ce la puoi fare, neanche stavolta. quella che ti chiude in una stanza che non riesci mai a lasciare davvero, anche se a volte ti sforzi di uscire, per poi passare il tuo tempo a pensare che non vedi l'ora di tornarci dentro.

mi piacerebbe provare la tristezza buona piu' spesso di quella cattiva, ma forse la verità è che esistono entrambe, e mentre una va accolta come si accoglie qualcuno nel proprio letto per guardare un film, l'altra, quella brutta, va ascoltata, compresa e possibilmente spinta fuori dalla propria casa, come si spinge fuori qualcuno che parla solo di se e non ti chiede mai come stai tu.

ma stasera, almeno per stasera, voglio pensare che esistono davvero, quelle cose per cui vale la pena provare tutto questo dolore. quelle cose che il dolore te lo fanno dimenticare, o ancora meglio, apprezzare. 

domenica 19 gennaio 2014

hangover in love

capita a volte di uscire il sabato sera, di andare a ballare perchè l'ha detto un massaggiatore shiatsu. capita a gennaio di dire alla tua amica: è la prima volta che usciamo insieme, è la prima volta che vado a ballare, da quando sono tornata in scozia. capita di riuscire a combinare persone diverse, e vedere che in qualche modo erano già connesse. capita che questo semplice fatto ti dia un senso di appartenenza che mancava da tempo.

lei ha i capelli rossi, ricci e lunghi, gli occhi verdi e sembra un'illustrazione, non una persona vera. come tutte le tue amiche piu' recenti, è nata sotto il segno del toro. l'hai incontrata il primo anno che vivevi qui, alla zine fair di londra. tu eri li con quel tuo amico che poi ha smesso di risponderti alle mail, lei aveva una borsa del film festival di questa città. lavorava in fumetteria e ti faceva un sacco di sconti. tu l'amavi di amore puro, e anche tu le stavi simpatica.

capita a volte di annoiarsi sul dancefloor, di pensare che tutti gli hipster barbuti presenti ti fanno ansia. capita di irrigidirsi quando qualcuno ti tocca la spalla e di sognare i dancefloors australiani, quelli queer dove si ballava beyoncè, non paul simon (credo che fosse paul simon, ho paura di avere ragione). non limoni qui, e non limonavi neanche li. a volere essere sinceri, ti annoiavi un pò anche li, schiacciata dal solito peso dell'altrui presenza sul dancefloor.

suo padre è morto all'improvviso un mese fa, e il cantate dei pastels, quello adorabile coi capelli grigi e le maglie sformate, la sta aiutando ad affrontare il lutto. il suo ex è spagnolo, e io lo detesto da quella volta che ha disegnato la mia amica svedese in cambio di una sigaretta. probabilmente beve troppo, anche lei, e a me la gente che beve troppo mi mette ansia, per motivi facilmente riconducibili alla mia infanzia. un'altra cosa che mi mette ansia è il femminismo, che si parli di donne o di ragazze.

capita che il sole stia tramontando, e che la finestra del tuo nuovo salotto sia enorme, affacciata su un pittoresco canale dove a volte scivolano dei fottuti cigni. capita che la vita continui lo stesso, anche con il cambiamento climatico e la gente che non ti vuole, o che ti vuole troppo, o che ti vuole in modi in cui non vuoi essere voluta. anche se non hai proprio capito cosa cazzo è che vuoi tu, nella vita.


venerdì 17 gennaio 2014

full moon in cancer, i forgot all the answers

ho dormito poco, non riuscivo ad addormentarmi, e poi mi sono svegliata presto. ho fatto in tempo a sognarti, però. non serve che ti racconti il sogno di una donna del cancro in una notte di luna piena.
hai detto ieri sera che l'astrologia è peggio del razzismo, lo so che è uno scherzone di quei comici che piacciono a te, ma la gente che seguo su tumblr e i miei amici australiani politicamente impegnati ti avrebbero linciato sul momento.

invece io ho accettato il tuo lato ruvido, aspettando che si manifestasse anche quello tenero. per fortuna è arrivato anche lui, e anche se le mie amiche mi avevano detto di non farlo, di dirti che sei uno stronzo e che mi merito di meglio, ti ho dato il primo bacio del 2014. poi sono andata a casa nella notte gelida scozzese, ho percorso in bicicletta quelle due salite che dividono casa tua da casa mia. sono passata davanti al grande tesco, ho girato a destra dopo mac donald's, e poi non ho dormito per altre due ore.

mi sono svegliata troppo presto, avevo l'ansia. ho ascoltato una canzone sui ghiacciai e il mio oroscopo dice che la crisi durerà un pò, ma mi costringerà ad affrontare delle cose che devo affrontare.

il mio coinquilino è andato a una conferenza sulla mindfulness based stress reduction. forse avrebbe fatto bene anche a me andarci, ma mi sono alzata troppo tardi, e poi non ho dormito abbastanza.

mi hai rimproverato per il mio uso spropositato di twitter, me lo aspettavo e sono perfettamente d'accordo. il mio problema è che esagero sempre. tra il nulla e il troppo non riesco mai a trovare il giusto equilibrio. faccio cosi' coi social network, ma il mio vero problema è che faccio cosi' anche con le persone.

voglio avere mille followers, voglio dieci stelline per ogni cosa che dico. voglio che la gente ripeta le mie parole, da quanto sono simpatiche o intelligenti. voglio un amore puro come beyoncè and jay-z, voglio che qualcuno si tatui il mio nome sull'inguine. voglio che tu la smetta di dire che siamo amici, perchè io sono vittima del patriarcato eteronormativo e voglio l'amore romantico, di amici ne ho già anche troppi.

che poi non è vero. voglio solo che i miei amici stiano meglio, voglio stare meglio anche io. voglio che il mio umore non vada dalla depressione all'ansia senza fermarsi mai a riposare sulla serenità. voglio fare qualcosa di buono per gli altri, per il mondo, e magari anche per me stessa.

soprattutto gradirei che la mia salute mentale non andasse ad interferire troppo sullo svolgimento della mia esistenza. ma mi sa che è chiedere troppo.




lunedì 13 gennaio 2014

il culto di solange

prima notte nell'ennesima casa universitaria della mia vita, per la prima volta condivisa con qualcuno che già conosco, che mi ha preparato la cena e detto buonanotte, sono contento che tu sia qui.

se devo essere sincera (e se non sono sincera sul mio blog anonimo che non legge nessuno, dove potrò mai essere sincera nella vita?), l'ultimo mese è stato parecchio difficile. ho dovuto vedere troppi dei miei amici in difficoltà con la vita, e mi sono sentita spesso completamente perduta a casa mia, dove tutto è cambiato restando uguale. è una fase di transizione che va avanti da troppo tempo, e la gente è stanca. io sono stanca.

ci chiediamo se è cosi' per tutti, avere quasi venticinque anni. se questa sensazione di seconda pubertà è una fase normale sulla strada verso la meravigliosa età adulta. se mai dovessimo riuscire a mantenerci, ad avere rapporti monogami di successo, ad avere una casa nostra e dei progetti, ci passerà l'acne? le ansie di morte? gli attacchi di panico nel sonno?

il semestre che mi aspetta sarà, se tutto va bene, l'ultimo di questa laurea, probabilmente l'ultimo in questo paese. anche se ho il terrore della prossima fase, sono contenta di lasciarmi questa alle spalle. certo, i miei primi vent'anni sono stati anche belli, divertenti, avventurosi, incredibilmente privilegiati, ma anche terribili, sotto molti aspetti. ho visto finire cosi' tante cose. ho perso tante cose e persone, e non è ancora chiaro cosa ho invece guadagnato.

per il momento so solo che il cambiamento climatico rende il futuro della mia generazione particolarmente incerto, quindi, a parte gli scherzi, il presente è importante. le parole sono importanti. le persone sono importanti.

domani mi cerco un terapista bravo. 

giovedì 2 gennaio 2014

i woke up in a kitchen saying how the hell did this shit happen.

è il secondo giorno del 2014, il che ci indica che sono sopravvissuta ad un altro anno. l'ultimo del mio piano cinquennale, pensato nel giro di un'ora il giorno del mio ventesimo compleanno, in un paesino dell'islanda orientale. non ho idea di dove sarò tra un anno, di cosa starò facendo. forse sarò su questo medesimo letto con il medesimo cane giallo ai miei piedi, ma anche in quel caso è probabile che non sarò esattamente la stessa persona.

un anno fa, ero in partenza per la tasmania con mio fratello, e mi si era giustamente bloccata la schiena. ero nel mezzo di un'estate australiana, lunga e dolorosa. ancora non lo sapevo, ma il secondo semestre del mio anno agli antipodi si sarebbe rivelato estremamente positivo, ma non particolarmente facile (perchè le cose facili sono noiose e noi preferiamo i drammoni).

quest'anno ho ritrovato l'entusiasmo per le persone a me affini. ho imparato a riconoscere i miei bisogni, a prendermi i miei spazi. credo di essere diventata un'amica migliore. forse una persona migliore. non è stato facile, ovviamente. ci sono stati giorni, a volte settimane, in cui tutto era difficile, in cui avrei preferito evitare, in cui mi sentivo sommersa e non riuscivo a risalire. ma ho imparato a chiedere aiuto, ad avere pazienza, a prendermi cura di me stessa.

la storia ci insegna che la mia natura è ciclica. forse è il mio segno zodiacale, forse è il patrimonio genetico ricevuto in dono da un branco di bipolari, forse è solo la vita. quest'anno appena cominciato mi rappresenta la fine di un ciclo, e l'inizio di un altro a me completamente sconosciuto. fra cinque anni, se l'universo me lo concede, mi starò preparando psicologicamente ad affrontare gli ultimi mesi dei miei vent'anni. il passato e il futuro sono sempre in continuo dialogo, la me stessa di cinque anni fa e la me stessa prossima ai trent'anni si incontrano in questo letto, una di loro ancora non sa del cane giallo che dorme ai suoi piedi, l'altra sa cose che non mi è nemmeno dato immaginare.

la giovanna del momento ascolta beyonce on repeat perchè si è un pò rotta le balle dei cantanti folk tristoni. la sua stanza è un bordello è tra dieci giorni tornerà in scozia e cambierà casa per la sesta volta in quattro anni. non sa cosa fare da grande e ha un pò paura di bloccarsi, di fallire, di rimanere sola, di non farcela. pensa alle cose perdute quest'anno, alle cose che cambiano sempre e comunque e non c'è modo di fermare il tempo.

 la nostalgica vita di un cancro ascendente bilancia. che però ha pianeti in leone, in gemelli, in capricorno, e quindi stringerà i denti, si farà coraggio ed andrà avanti per la sua strada, lasciando che l'universo faccia quello che deve fare.

che beyoncè mi dia la forza.