domenica 27 aprile 2014

the winter's tale

la situazione in cui mi trovo al momento, alla vigilia del primo esame dell'ultima sessione di questa laurea mia fuffa, non è delle piu' semplici. a parte il fatto che non faccio un esame da due anni, perchè in australia riconoscono la propria fuffa e gli esami non li contemplano nemmeno, diciamo che la mia vita i generale sta finalmente arrivando al momento cruciale che tanto temo, la cosiddetta fine dell'università.

sono riuscita a procrastinarla per un sacco di tempo. ho mollato, fatto altro, ricominciato. ho seguito un piano convulso che nella mia testa aveva perfettamente senso. anni dopo riconosco dei fattori socio-culturali che a diciannove anni ignoravo, e vedere i miei ex compagni di università festeggiare la propria laurea di secondo livello in black face mi conferma la validità delle mie scelte.

per il resto, il panico e la paura.

ma anche un forte desiderio di finire questo capitolo della mia vita, che non definirei particolarmente luminoso. probabilmente quando lo confronterò con quello che viene dopo, quando saprò cosa viene dopo, acquisterà una luce dorata simile a quella che ora sommerge la mia adolescenza. che, voglio dire, lo sanno anche i muri (soprattutto alcuni specifici muri che hanno visto cose che voi umani) che la mia adolescenza è coincisa con la guerra.

adesso la guerra è un pò meno intensa, e più rilassata. non ho più l'acerba avvenenza inconsapevole dei miei primi vent'anni, e va bene cosi'. con lei se ne è andata anche la maggior parte del mio insconoscio desiderio di essere una persona cool. adesso non me ne frega quasi più nulla. la storia mi insegna che la mia vita sentimentalsessuale è molto più appagante quando è inesistente, inattiva, inesorabile. la gente cool può essere mia amica solo in circostanze estremamente propizie, e sempre secondo termini e condizioni specifiche.

qualcosa mi dice che dovrò aspettare ancora un pò prima che la mia vita inizi davvero. qualcosa mi dice che è iniziata da un pezzo, che anche questa roba qua è a modo suo vita, e forse è giunta l'ora di accettare questa amara verità e bo, tornare a studiare per domani. 

giovedì 24 aprile 2014

grand cardinal cross survival plan

le infinite sads del momento sono dovute al fatto che non sono preparata per gli esami, e riceverò solo brutti voti, e in realtà anche se faccio la punk a me della scuola me ne è sempre fregato, semplicemente non abbastanza da farmi passare le infinite sads.

le infinite sads del momento sono dovute anche al fatto che tornare in scozia dall'italia non è mai cosa semplice, e mi manca la vita che ho scelto di non avere, quella che non saprò mai come sarebbe stata, perchè appunto non l'ho avuta.

la nostalgia per amici lontani, la lontanza dagli amici vicini. le giornate che passano con persone che allungano una mano verso di me, ma solo virtualmente, e io che mani allungo? mani tristi che rimangono nelle mie tasche, perchè non ce l'ho, l'energia di tirarle fuori.

il mondo fuori che è un disastro, il collasso ecologico e i bombardamenti e come si fa ad andare avanti come niente fosse? si fa cosi', un giorno dopo l'altro, dando quattro anni della tua vita a una laurea in letteratura inglese di cui non t'importa poi molto, sperando che ne venga fuori qualcosa.

le infinite sads del momento sono dovute a un autostima un tantino provata da malattie cutanee che ormai non cerco neanche di debellare, ma che ogni tanto fanno comunque male. fanno male come alcuni ricordi piu' o meno recenti di relazioni non particolarmente sane, non particolarmente piacevoli, non particolarmente positive, delle quali andavo comunque riconoscente, perchè almeno erano relazioni.

ho riempito il vuoto con me stessa, e mi rendo conto che è l'unica cosa da fare in questi casi. perdonarsi, e darsi una pacca sulla spalla, e ignorare le parole dette da altri che non hanno voce in capitolo, ignorare anche le parole pensate dalla parte del mio cervello che non va mai, assolutamente, assecondata. ma che spesso assecondo lo stesso, perchè a volte bisogna perdonarsi anche questo.

passeranno anche i pianeti avversi di aprile, e magari un giorno non troppo lontano ci saranno momenti piacevoli, di quelli che mettono a tacere le voci almeno per una mezz'ora. per il momento vado avanti, mi lecco le ferite, e mi aggrappo a quello che ho, che non è forse quello che vorrei avere, ma essendo tutto quello che effettivamente ho a disposizione mi sa che non è il momento di fare le difficili.

una fetta di torta oggi non me la toglie nessuno.

martedì 22 aprile 2014

your patience when you have nothing, your attitude when you have everything.

alla fine sono tornata a casa per la pasqua ebraica, anche se la mia psicologa non era tanto d'accordo. dovevo partire un venerdi', che poi è diventato una domenica per mano di uno sciopero. è venuto quindi a prendermi mio padre in aereoporto, con storie di aperitivi al fuorisalone che da lui mai mi sarei aspettata. faceva caldissimo, e io avevo addosso una salopette vintage comprata su urban outfitters, che in aereoporto/aereo/macchina era decisamente la morte sue. con mio padre ho quindi passeggiato per le vie del centro, in mezzo alla gente trendy e alla gente meno trendy, ridendo degli hipster milanesi e della situazione. 

per ogni angolo di milano mio padre ha anneddoti sulla sua infanzia anni 50. poi giriamo un angolo e l'anneddoto si fa cupo, gli anni di piombo, i volantini, le brigate rosse. perchè i miei genitori erano amici di gente nelle brigate rosse, dei fondatori dico io. quindi giustamente adesso hanno figlie adulte in salopette che mangiano il gelato e urlano capitalismo! al cielo in piazza gae aulenti. 

in macchina per due ore si è parlato di storie di famiglia, come mia indagine personale sull'origine dei nostri problemi. come risultato dei nostri problemi, mio padre a me non ha chiesto mai nulla, della mia vita, della mia storia. ne deduco che non gli interessi, e vado avanti con il mio malessere.

alla prima cena di pesach ero vestita da ebrea mitteleruopea, e c'erano i due soliti fratelli argentini in età da marito di cui un giorno sposerò il minore, che adesso ha l'apparecchio e dice hashtag in senso ironico. ho mangiato carne e ovviamente ho litigato con mia madre sul ponte della stazione, come da tradizione.

alla seconda cena di pesach ero in pigiama, e di cattivo umore. c'era l'eclissi di luna e mi ero svegliata con mia madre in poltorna che mi fissiva, come in black swan (dice chi l'ha visto, black swan). ho richiuso gli occhi pensando, aveva ragione la mia psicologa.

il giorno dopo al mare volevo una fetta di pizza, il che ha portato mia madre ha fare uno dei suoi commenti pro anoressia che mi dimostrano che la sua laurea in psicologia l'ha trovata nell'uovo di pasqua. quindi l'ho abbandonata e sono andata in bottega dalla mia amica che convive e lavora appunto in bottega e probabilmente pensa che io sia la sfigata del secolo. in effetti.

il giorno dopo ancora ho giocato a fresbee al parco con la migliore amica del liceo, la quale è in limbo post laurea e vive con i suoi, poverina. forse il nostro problema è che nel limbo ci viviamo dal 2001, altro che post laurea.

l'ultimo giorno c'erano dei cuccioli di golden retriever, e mio fratello mi ha regalato un braccialetto di pietre miracolose, come se avesse saputo che quello dell'autostima mi si è rotto prima di partire. mio fratello che vive nel limbo dal 2000 anche lui, e alla soglia dei 30 anni un pò mi fa paura (ok, moltissimo).

sabato sono partita, e non c'era piu' il sole. l'ho trovato in scozia, dove per gli ultimi tre giorni ho pedalato leggiadra incontrandomi con vari amici e conoscenti. domenica ho persino partecipato ad un pic nic pasquale, con tanto di colomba, come le persone normali.

ora invece è tornato il grigio, e con lui l'ansia di vivere. ho il primo esame tra una settimana, non ho ancora iniziato a studiare. la mia vita mi sembra uno scherzo di cattivo gusto, una farsa poco inventiva. 

come al solito nessuno mi ama, e guardo foto della gente felice su internet per ricordarmi che io invece faccio schifo, e mi merito le malattie cutanee e la solitudine come male minore. come finisce le frasi qualcuno che un tempo conoscevo di persona, yeah.




martedì 1 aprile 2014

becoming one of the people becoming one with james joyce

la situazione mi è vagamente familiare: ho un essay da finire per domani ed è da ore (giorni, settimane) che procrastino su internet invece di scrivere. avrei potuto fare un milione di cose, col tempo che ho perso a preoccuparmi senza effettivamente fare nulla. come al solito.

non mi ricordo piu' l'odore delle notti insonni passate a scrivere essay sul tavolo della mia cucina australiana. mi ricordo giusto la luce sbilenca della lampadina, ma come ci si sentiva a scrivere con le finestre aperte e il rumore di animali bizzarri fuori dalla porta, non me lo ricordo piu'. come non mi ricordo com'era fare all'ammore con l'ultima persona con cui ho fatto all'ammore. purtroppo mi ricordo ancora certe situazioni poco gradevoli che sono successe nel frattempo. ma anche quelle stanno svanendo.

non sono del tutto infelice, anche se domenica sono caduta dalla bici e si è rotta la ruota davanti (io per fortuna non mi sono rotta niente). quando le mie bici perdono pezzi, lo prendo sempre come un segnale forte da parte dell'universo. non che mi risparmi i segnali forti.

mi sento incredibilmente triste, e desidero intensamente cose che non riesco nemmeno a formulare. non è sempre una tristezza depressiva, e nemmeno ansiosa, è una tristezza confusa, e stanca, che un pò non ci spera più, in un futuro migliore.

le cose di cui avevo paura stanno per succedere, forse stanno già succedendo. è ovvio che io mi senta un pò in difficoltà. penso che riesco a tenere lontane le persone che mi consumano, riuscirò a rimanere in piedi e a non soccombere. è difficile però trovare persone che mi supportino senza chiedere niente in cambio. quindi sto cercando di supportarmi da sola, anche se non è che funzioni sempre.

a volte sono le quattro del mattino e mi sta parecchio sul cazzo, l'idea che nessuno possa aiutarmi a stare meglio. a volte devo finire gli essay anche senza cioccolata e senza baci sulla bocca e senza animali domestici e senza dormire abbracciati.

ed è un pò una rottura di palle, a dirla tutta.