lunedì 25 maggio 2009

arriverà anche per noi il momento di uscire la sera

e quindi niente.
periodo assurdo in cui mi rendo conto che abbandonate le mille seghe mentali della mia adolescenza ora se tendo l'orecchio posso sentire il rumore del mio cervello che non fa altro che aderire alle pareti del cranio.
niente dolore, niente pensieri assurdi, la maggior parte delle volte, niente di niente.
è come se avendo quasi afferrato la fugacità della vita e l'impotenza della mie azioni sul destino, io abbia rinunciato a provare dei sentimenti.
non mi sento male, non mi sento bene, semplicemente non mi sento.
e non è come ai tempi in cui non riuscivo ad entrare in contatto con le persone, anzi, è l'esatto opposto.
all'epoca non riuscivo a zittire le voci che rielaboravano ogni singolo particolare nella mia testa, ora anche davanti alle più grandi lezioni di vita la mia testa tace e acconsente.
in realtà, credo che quest'estate passerà veloce e non passerà mai, e che l'anno prossimo può prendere molte diverse dimensioni, ma probabilmente sarà una versione spossata e annichilita dell'anno precedente.
avrei bisogno di una svolta, di luoghi nuovi, persone nuove, qualche emozione intensa.
sono sicura che arriveranno anche loro.
ecco, non mi sento male perchè non ho paura del silenzio, anzi, me lo godo prima di dimenticarmi come ci si sente a vivere attimo dopo attimo, senza ancore e appigli.
ci si sente strani, un pò vuoti, un pò in bilico.
però non è necessariamente una brutta sensazione.
anzi.

miss g.
confused as always

venerdì 15 maggio 2009

tipica situazione di stallo tardoadolescenziale

vi scrivo dall'incantevole città dei libri.
vi scrivo è un termine un tantino ottimista, dato che questo povero, povero blog nei suoi seppur pochi mesi di vita non ha riscosso alcuna forma di successo, il che mi deprime assai.
ma in questo preciso istante tutto mi deprime assai.

oggi ho partecipato a un seminario su "lavorare nell'ambito delle relazioni internazionali" ed ho scoperto ciò che temevo di scoprire: a me non me ne potrebbe infischiare di meno, di lavorare all'onu o al parlamento europeo.
ma proprio niente.
e le ong più le guardo più mi sembrano cattoliche, e più guardo dentro me stessa più dubito della mia capacità di adattamento e più guardo la bigger picture più sento un'incontenibile nausea impadronirsi del mio corpo e della mia mente.


detto ciò, ho realizzato che non mi piace la città dove ho volontariamente scelto di vivere, detesto cordialmente il corso di studi da me intrapreso, la mia famiglia naturale riesce a portarmi all'esaurimento nervoso dopo circa tre giorni di convivenza, i miei amici, che dovrebbero in teoria essere un'oasi di pace e serenità nella giungla del mondo, sono un argomento che definirei come minimo spinoso.
in più il ragazzo che mi sono fatta piacere perché oggettivamente era troppo tempo che non mi piaceva qualcuno in questo momento sta passeggiando per le vie di questa città (che dista sei ore e mezza da dove abito io) con la sua ex ragazza, con la quale sta chiarendo.

ecco, se il verbo chiarire in questo momento fosse un entità tangibile io mi ci scaglierei contro e sfogherei su di esso tutte le mie frustrazioni.
le quali, avrete ormai compreso, sono MOLTE.

questo è un momento di stallo, c'è poco da dire.
l'oroscopo di internazionale mi ha paragonata ad un libro di aritmetica che ama i problemi, ma io più che altro mi sento come quando in prima media, il giorno prima delle vacanze di natale, la mia prof. di mate (si chiamava radicchio, il suo giustamente ex marito rosso) mi chiamò alla lavagna e svelò all'intera classe la mia totale incapacità di portare a termine una semplicissima divisione.

ecco, non so davvero se qualcuno sia mai capitato su questo blog o se in realtà anche questa paginetta sia una proiezione inesistente costruita dalla mia mente, ma se qualcuno di particolarmente saggio, o che semplicemente sia uscito vivo dalla sua personale tardo adolescenza, volesse lasciarmi un messaggino di incoraggiamento.

ecco, io apprezzerei immensamente.

g. sull'orlo di una crisi di nervi

martedì 12 maggio 2009

la legge di murphy e altre storie

perchè il bello della tardo adolescenza è anche questo: per lunghi periodi, giorni, settimane addirittura, ti sembra di aver superato quei ridicoli patemi che fino alla stagione precedente ti occupavano il cervello e ti torcevano le budella; ti sembra di aver finalmente soppresso la vocina sarcastica che era solita tenere comizi abusivi nella tua testa; insomma, ci sono momenti, nella tardo adolescenza, in cui arrivi a pensare che l'adolescenza sia finita, caput, over.
si, perchè ora che sei un giovane adulto puoi prenderti i tuoi spazi, andare a trovare amici lontani, puoi vivere quelle cose un pò da film che solo la privazione cronica di sonno e l'alcol sanno rendere così poetiche, passare week ends in capitali europee dinamiche e stravaganti, mangiando sushi e take away indiano.
e pensi che appena un'anno fa eri ancora un pischello, alle prese con la maturità, preoccupato per la tesina, prigioniero dei ritmi così poco umani del liceo, e della chiusura mentale dei suoi abitanti.
ci sono momenti in cui ti senti davvero diverso, finalmente padrone del tuo destino, in cui la persona che sei dentro e quello che il mondo vede, quello che esprimi con le tue azioni e le tue parole, sembrano aver magicamente trovato il modo di combaciare.

poi, ovviamente, ti svegli una mattina e ti accorgi che hai due esami da preparare e che forse saltare tutte quelle lezioni per esplorare il mondo non è stata proprio un'idea brillante, e che, diamine, almeno al liceo avevi uno scopo a breve termine, uscire di la, mentre ora sei perfettamente consapevole di aver scelto una facoltà terrificante, e anzi comprendi di aver commesso l'imperdonabile errore di rimanere a costruire il tuo futuro in un paese che chiaramente di futuro non ne ha.
e nel frattempo la privazione cronica di sonno e l'alcol (e forse forse anche il take away indiano) hanno indebolito le tue difese immunitarie, e quindi anche se fuori splende il sole di maggio tu hai la bronchite, e devi studiare, e sei bloccato a casa dei tuoi genitori, la cui presenza ti fa regredire dalla fichissima posizione di giovane adulto a quella di preadolescente brufoloso che non mette a posto l'areosol e lascia i vestiti sul tappeto.

però, cavolo, passerà anche la bronchite e ci saranno altri amici da andare a trovare, e gli esami in qualche modo si fanno e in fondo non è mica troppo tardi per emigrare e l'estate è alle porte e poteva anche andare peggio, perchè se una cosa l'hai capita è che al peggio non c'è mai fine.
MAI.

G.

mercoledì 6 maggio 2009

con un piede impigliato nella storia

ecco, sono in uno di quei momenti in cui le cose successe, le persone incontrate, i luoghi visitati, nelle ultime settimane sono davvero troppe e troppi, o perlomeno meriterebbero ognuno lunghe descrizioni dettagliate.
quindi ho deciso che per questa sera la mia vita di tardoadolescente passerà in secondo piano e oggi scriverò di un libro che ho letto tutto d'un fiato, negli ultimi due giorni.
"con un piede impigliato nella Storia" racconta una storia, con la esse minuscola ma neanche troppo, che abbastanza inspiegabilmente mi ha detto molto, a me che ho ventisei anni in meno della persona che l'ha raccontata e vissuta.
eppure io e Anna Negri di cose in comune ne abbiamo un paio: i nostri genitori hanno fatto il 68 (certo, i suoi molto più dei miei, ma in qualche modo la sostanza non cambia), affondiamo entrambe le nostre radici tra i masegni dell'isola immobile, da ragazzine avevamo lo stesso sogno (il mio si è perso per strada, il suo per fortuna è diventato realtà)e infine le sue esperienze da ragazzina, o almeno quelle un pò più "normali", hanno qualche inquietante particolare in comune con le mie.
quando sono nata i miei genitori avevano entrambi superato la quarantina.
questo gap generazionale è stato un elemento molto importante della mia infanzia e adolescenza, perchè i miei avevano alle spalle una vita intera che non c'entrava niente con quella che conoscevo io, e che potevo solo immaginare grazie a qualche bella fotografia sbiadita e ricollegando spezzoni di discorsi e informazioni lette qua e la.
ho sempre pensato che se io fossi nata quando i miei avevano ventidue, ventitre anni (fatto del tutto impossibile dato che si sono conosciuti appena cinque anni prima della mia nascita), la mia vita sarebbe stata del tutto diversa, spesso penso migliore.
eppure io credo che la persona che sarei stata in quegli anni e la persona che invece sono ora e qui tutto sommato si assomigliano molto, amano le stesse cose, hanno opinioni simili e credo proprio che andrebbero d'accordo.
sono arrivata a questa conclusione proprio leggendo il libro di anna negri, e credo di aver individuato nelle sue vicende (tralasciando quelle ambientate nelle supercarceri) quella che sarebbe potuta essere la mia vita se i miei avessero procreato vent'anni prima.
come dice il vecchio holden, certi scrittori ti verrebbe voglia di andarci a bere una birra, hai come la sensazione che sarebbe una serata indimenticabile, avreste mille cose da raccontarvi e ne usciresti sicuramente arricchito, una persona migliore.
questa frase (ok, non parlava di birra ma di telefonate) era appesa sulla porta della mia libreria dell'infanzia, la mitica libreria blu, e io ho sempre pensato che riassumesse cosa rendeva i libri così speciali, magici.
non tutti, certo, solo quelli che ti fanno venire voglia di birra.