martedì 27 settembre 2011

a century of fakers

dopo settimane senza internet approda a grande richiesta del coinquilino tamarro la connessione anche in questa casa fucsia, e come si dice in questi e molti altri casi, mò sono cazzi miei. dovrò radunare ogni frammento di autocontrollo per studiare cose di cui non me ne frega molto invece di perdere tempo su internet spiando le vite altrui, io che non ho nemmeno mezzo pianeta in un segno di terra e quindi vivrò un'esistenza inconcreta e fluttuante senza lasciare prova tangibile del mio passaggio alle generazioni future (a parte quei due tre milioni di quintali di anidride carbonica che mi impegnerò a produrre).

tra due settimane l'irlandese se ne va e non ritorna piu', il treno delle sette e trenta un cuore di metallo senza anima etc. etc. anche se in realtà lui ritorebbe pure, tra sei mesi, o cosi' dice, ma io ho deciso che non mi sembra il caso di giocare alla relazione a distanza viste le premesse del caso, e se poi quando torna ci ricasco, bè, allora non mi sa che me la dovrò mettere via. ieri era il suo compleanno, quindi per le prossime due settimane io e lui vivremo in decenni diversi delle nostre esistenze, che mi sembra un simbolo molto potente di come stanno le cose. cioè, io se tutto va bene dovrei compiere trent'anni nel 2019, signori e signore, il 2019. mi sembra un pò lontanuccio come anno, anche se dentro di me io credo che i trent'anni saranno il mio fottuto-prime. ecco, se il mondo sarà ancora qui e la razza umana con lui e questo blog da qualche parte nell'etere con lei, potrò rileggere queste parole e mandare la me stessa del 2011 a farsi un giretto nel mondo reale.

sabato, come parte del week end di celebrazioni per il del'irlandese compleanno, siamo andati tutti al parco giacchè c'era il sole (che qui il sole non c'è mai NdR), e ci siamo bevuti il thè coi funghetti.

si, lo so, lo so, io non sono la persona adatta per prendermi la droga (inserire accento romagnolo), ma i tempi che corrono mi spingono a fare cazzate eppoi non sono mai stata una che se tutti si buttano dalla finestra lei no, ci mancherebbe. quindi ho preso sti funghetti, in ritardo rispetto al gruppo perchè ero titubante, e dopo mezz'ora che mi erano saliti (ovviamente nel momento in cui mi ero seduta a mangiare una torta biologica al caffè biologico del parco) arrivano i poliziotti nelle nostre vicinanze e io me la fuggo lasciandomi alle spalle dieci tizi strafatti che non riescono a slegare la slack line dagli alberi.

(sporchi hippie).

quindi niente, ho scoperto che gli alberi sono fichissimi, ma lo sapevo già, e che i cani piccoli e brutti fanno crepare dal ridere, ma anche questa era cosa a me nota. non ho raggiunto grandi conclusioni sul senso della vita, a parte che l'irlandese è uno stronzo perchè non era li' a guardare il tramonto con me, e che la mia amica g. è la migliore perchè mi ha portato la copertina verde e l'acqua e non se l'è presa nemmeno quando le ho detto che era diventata arancione.

poi gli alberi sono tornati fichi ma non fichissimi ed era ora di cena.

se siete ebrei, buon anno nuovo.

domenica 11 settembre 2011

scars in the country, the summer and her

pensavo non sarebbe finita mai, quest'estate, e invece tra una settimana ricomincerò a fingere di studiare in quel dell'uggiosa e grama scozia. come si dice in questi e molti altri casi, voglia di vivere saltami addosso. l'estate è finita e la coperta è tutt'altro che gelata. la coperta è caldissima, anche perchè il cane di nome papaya passa le notti a cercare di conquistare il mio cuscino mentre io mi gratto le duecento punture di zanzara che ben s'intonano alla mia ansia di vivere. quest'estate lunghissima e divisa in mille parti per sopravvivere al tedio, non è stata molto piacevole. ecco, l'ho detto. quest'estate ha fatto un pò schifo. e se lo scrivo adesso che ho un cane addormentato sulle ginocchia e i capelli pieni di sabbia, vuol dire che non è solo il mio perenne malessere interiore a parlare. è la ciclicità della vita, è che l'estate non è mai stata il mio forte in ogni caso.

oggi ho guardato due cani giocare nel mare con i propri padroni e fra di loro, scattanti, gioiosi e selvaggi. il mio cane di nome papaya stava seduto accanto a me su un scoglio e anche lei li guardava. lei che ha paura del mare e paura degli altri cani e paura di tutto, osservava quei cani felici da lontano e io come sua umana di riferimento mi sono sentita il dovere di prendere la decisione, li e subito, di amarla per quello che è, una biondina barbuta e pavida, accettando che forse non giocheremo mai insieme nel mare cosi' senza pensieri. magari faremo altre cose altrettanto belle, magari un giorno lei avrà meno paura. ma anche se cosi' non fosse, amen, un cane che non rientra negli standard canini che questa società ci vorrebbe imporre non è meno bello, non è meno cane.

l'estate è passata senza troppi giorni vuoti, senza grandi intoppi. mi dispiace non avere fatto nuove amicizie, mi dispiace che rivedere vecchi amici non sia una cosa cosi' semplice, a volte. visitare luoghi nuovi è molto piu' facile che ritornare in altri già vissuti, soprattutto quelli dove cose belle sono accadute. e cose belle sono successe anche quest'estate, solo che io ero un pò piu' ingabbiata del solito nelle mie incertezze e nei miei malumori.

anche io come papaya faccio fatica ad interagire con i miei simili, preferisco rimanere a guardarli da lontano, seduta accanto a qualcuno di cui già mi fido. devo solo fare uno sforzo in piu' per ricordarmi che questo non mi rende meno bella, meno umana.

e ora se mi scusate vado a farmi quella ceretta che avrei dovuto fare dieci giorni fa e che ora è del tutto anacronistica e superflua.