lunedì 19 ottobre 2009

il fantasma delle compagne di liceo

Il pensiero degli universi paralleli è una di quelle tante cose di questo mondo che riesce sempre a donarmi una terribile sensazione di angoscia e fallimento.
Di solito tutto comincia su facebook, dove di questi tempi hanno inizio la maggior parte delle cose.
Un abitante a caso di quella landa desolata che mi piace chiamare "l'anno che in teoria avrei dovuto vivere in America, ma che invece ho vissuto nella mia testa" posta un semplice album di fotografie, o anche un semplice status, o a volte non posta proprio nulla e sono io che vado intenzionalmente a guardare il suo profilo con l'unica intenzione di farmi del male.
E li trovo sempre tutti dove li ho lasciati, nei loro bei college che di solito compaiono nella lista delle cento migliori università della galassia conosciuta, in posti come New York, Boston, Austin e altre città piene zeppe di cafè biologici, negozi di fumetti, un numero di concerti super extra fighi semplicemente vergognoso e generalmente parlando una concentrazione altissima di cose bizzarre e interessanti.
Che poi questa gente, che anche se è più vicina alla laurea di quanto lo sarò mai io nei prossimi cinque anni, ha la mia età, e comunque è nata e cresciuta in una famiglia liberal, ebrea e ricca sfondata, in un posto terrificante chiamato Houston, nel glorioso stato del Texas.

Il problema con questi individui è che noi, nella vita vera, non siamo mai stati amici, perchè in quel periodo io non vivevo nel mondo reale ma in quella palude adolescenziale che era la mia mente diciasettenne, e loro pur avendo la mia età non erano in classe con me e immagino che questo abbia contribuito al fatto che non riuscissimo a legare.
Mi ricordo le rare volte in cui sono uscita con qualcuno di loro, la classe del 2007, e sinceramente non credo di aver sentito uscire dalle loro bocche un singolo discorso interessante, ma è anche vero che in quel periodo io ero intrappolata nelle alte mura della mia depressione.
Nel mio immaginario quelle ragazze rappresentavano qualcosa nel quale non c'era posto per me.
La mia totale incapacità di comunicare con loro, di farci amicizia, è ancora oggi un fantasma di cui non mi riuscirò mai del tutto a liberare, che in questi tre anni ha continuato a vivere felice tra i meandri di facebook.

C'era un'unica classe che frequentavo insieme a loro, quella di inglese, e in vita mia ricordo di essermi mai sentita più intelligente, oserei dire brillante, che in quelle ore.
Ora le stesse persone che riempivano i loro appunti con le mie parole si stanno per laureare presso alcune delle più prestigiose università americane, e una di loro scrive per il giornale della suo fantasmagorico college e nei suoi articoli commette gli stessi errori che ricordo nei suoi papers del liceo e tutto questo mi provoca sensazioni poco piacevoli.

Poi ovviamente so benissimo che le nostre vita sono troppe diverse per essere messe a confronto, e che quindi questa mia masturbazione mentale non ha alcun futuro.
Però ci son giorni in cui mi sento come quando avevo diciassette anni, e oggi mi sa che è uno questi giorni.

g. minuscola

sabato 17 ottobre 2009

Prima settimana- Daniel Johnston and lucid dreams

A parte il fatto che ho la forfora e la mia pelle ha deciso che questo mondo è troppo gelido e crudele per un tipo sensibile come lei ed ha quindi commesso harakiri, direi che il morale è medio alto e la salute, generalmente parlando, finora regge.
Dopo giorni di diluvio universale, oggi fuori splende il sole, un pallido sole invernale, che però il suo sporco lavoro di infondere ottimismo all'umanità, c'è poco da dire, lo fa.
Questa settimana ho scoperto che l'uomo della mia vita è un cinquantenne americano bruttissimo e bipolare che risponde al nome di Daniel Johnston.
Del resto Il mio subconscio sta chiaramente attraversando un momento difficile, e ogni notte ci tiene a farmelo presente allietandomi con una serie di sogni lucidi quanto inquietanti.
Qualche giorno fa ho sognato che mio padre scappava con una troietta con i capelli biondo paglia, ma il sogno di stanotte non lo batte nessuno.
Ero in America, in una squallida stanzetta della famigerata scuola ebraica, e seduti intorno a me c'erano gli odiosi seniors e, qui viene il bello, Kris.
Per tutta la lezione io continuavo a pensare "che bello, c'è Kris qui accanto", però facevo finta di nulla e cercavo di comunicare con gli altri, che come del resto accadeva nella vita reale, mi guardavano come se fossi scema.
Dopodichè io e Kris usciamo insieme dall'aula e all'improvviso siamo da qualche parte in Italia, forse a Isola immobile ora che ci penso, e lui mi abbraccia ed è contento di vedermi.
Fin qui tutto bene; certo la trama del sogno è sconclusionata e priva di senso compiuto, però tutto sommato non fa del male a nessuno.
Poi però arriva la parte in cui ci sediamo, e qui siamo proprio a Isola immobile, su quei gradini che poi erano lo scenario abituale dei miei patetici incontri sedicenni con Matteo, quello con la fessura tra gli incisivi così ampia che ci sarebbe potuto scorrere il Rio delle Amazzonii.
A questo punto Kris, guardando per terra mi dice che ha incontrato un'altra e vuole interrompere la nostra relazione.

Ecco, vi prego di osservare un minuto di silenzio per questa poveretta che nella sua vita non ha mai fatto nulla di veramente malefico, eppure adesso ha vent'anni, vive in una cittadina nel nord ovest di un paesedellest e nel gelo della notte esteuropea sogna di essere scaricata da un tizio americano con gli occhi verdi che non l'ha mai, e qui insisterei sul mai, nemmeno lontanamente caricata.
Della serie, caro subconscio, so benissimo a che gioco stai giocando, e immagino pure che ti starai divertendo un sacco.
Dai, ti starai dicendo, questa deficente ha già la forfora e un'acne persistente, vive immersa in questo sconsolato paesaggio est europeo e passa le sue giornate ad ascoltare musica low-fi altamente depressiva e mangiare musli imbevuto nel latte di soia, perchè non cercare di affondare una volta per tutte il fragile galeone della sua esistenza? In fondo è veramente un gioco da ragazzi: anche un orfanello rumeno disadattato di otto anni sarebbe in grado di dare forma alle paranoie che abitano la scatola cranica di questa cretina.
Ma io, caro subconscio, non sono stupida come sembro e ho deciso molto tempo fa di non lasciare mai, e anche qui insisterei sul mai, che tu prenda il sopravvento sulla mia vita riducendola a un infinito fiume di lacrime e autocommiserazione.
Anche se sono la prima ad ammettere che la mia vita sentimentale al momento versi in condizioni disastrose così come riconosco molto bene il fatto che la disfunzionalità della mia famiglia e delle mie relazioni amicali sta infondendo, come del resto ha sempre fatto, tante sensazioni spiacevoli nella mia povera anima, sono anche la prima a dire che questo è solo un periodo poco luminoso, che eventualmente passerà.
Del resto bisogna ricordare che l'estate che ha preceduto questo assonnato autunno dell'est è stata, contro ogni aspettativa, assolutamente fantastica e la primavera che seguirà questo inverno che al momento si prospetta freddo e doloroso, ha tutte le carte in regola per risultare quanto meno simpatica.

Quindi ora sono qui, in terra straniera, ho la forfora e la pelle del mio viso assomiglia al calderone di amelia la strega che ammalia, le mie notti sono turbate da fastidiosi sogni in 3D, ma non lascerò che queste cose mi buttino giù e cercherò di attaccare post it immaginari con su scritte frasi positive ed incoraggianti sulle pareti del mio cranio.
Perchè tutto sommato sono davvero convinta che andrà tutto bene, in the end.

G.G.G.
Prima

martedì 13 ottobre 2009

sve, evs a.k.a. un altro fantastico modo per complicarsi la vita

La novità fondamentale del momento è che, ora che ci penso, ho abbandonato la madre patria e in questo preciso istante scrivo da un paesedellest.
SI, uno di quei posti dove gli uomini hanno tutti immancabilmente almeno due denti d'oro e un ciuffo di peli ispidi che esce dalla camicia, e le donne si dividono in due categorie, non le mignotte e le puttane come dice un noto rapper nostrano, ma le mignottedellest e le zengaredellest, col velo e la gonna svolazzante.
Credo che il dente d'oro sia una cosa che accumuna tutte le categorie da me citate, ma per il resto sono tutti molto gentili e con un minimo di fortuna dovrei uscire indenne (ok, forse con un dente d'oro in più) da questo periodo in un paesedellest.
Come mai mi trovo in questo paesedellest, è una storia lunga e abbastanza noiosa, anzi no, è corta e interessante (almeno un pò, dai).

Insomma, quest'estate mentre mi trovavo in Islanda (ho mai nominato il fatto che quest'estate sono stata in Islanda? Mi sa di si, eh?), ho conosciuto un numero imbarazzante di persone fantastiche, e due di loro, una coppia italo islandese, si erano conosciute mentre facevano una cosa chiamata Servizio Volontario Europeo (per gli amici italiani SVE, per il mondo EVS), lui in paesebalcanico, lei in un paesecheneanchec'èsullemappe.
Come se non bastasse anche una ragazza del luogo, che parlava perfettamente l'italiano, aveva fatto lo sve (in Italia, ovviamente) e mi ha molto incoraggiato verso questa idea.
Un'idea nata nella mia testa il giorno del mio ventesimo compleanno (più o meno riassunta dalla frase "FUCK UNIVERSITY!") durante uno spettacolo molto bello che aveva lo scopo di presentare il festival ed è stato invece percepito dalla mia mente malata come una fottuta epifania.
Del tipo che in meno di venti minuti ho capito chi ero, cosa volevo, e perchè lo volevo.
(peccato poi che la sensazione sia durata appunto meno di venti minuti).

Non che lo scopo ultimo della mia esistenza sia passare sei mesi in un paesedellest.
Più che altro, ho deciso di cambiare approcio al problema, che non è il fatto che non so quante c vanno nella parola approcio ma una cosa un pò più complicata.

Per il momento piove ininterrottamente da tre giorni, e devo ancora anche solo vedere la città in cui mi trovo.
Vivo con altre tre ragazze dell'ovest, e per il momento non ci sono problemi, anche perchè più che dormire e mangiare non abbiamo fatto.

Ho già comprato il biglietto per tornare in Italia a natale, il che forse non è un bellissimo segno, ma come giustificazione ci tengo a dire che costava quattro euro, e la ragione per cui voglio tornare a casa non è riabbracciare i miei amati genitori (percaritàdivina) ma bensì rivedere i miei amici islandese, a cui voglio tanto bene e chissà quando li rivedrei se non tornassi a dicembre.

chissà come andrà a finire, chissà.

Miss G, da un paesedellest a caso.

venerdì 25 settembre 2009

friday I'm in love

Eccomi qua, alla fine di una giornata strana, di un mese particolare in quest'anno che definire bizzarro è assai riduttivo.
Non capisco bene dove sto andando, con chi e perchè, però so per certo che tra un mese non sarò qui, e nemmeno tra due, e tra tre è tutto da vedere.

Per quanto io sia sicura delle mie decisioni e riconosca come miei spiriti affini persone che mi capiscono e incoraggiano, basta davvero poco per far vacillare il mio animo cancerino.
Basta un pomeriggio con le ex compagne di banco del liceo, o una rapida occhiate alle foto dell'estate di una qualche ex compagna di università.

Però io so chi sono, ed è già stato abbondamente chiarito che anche se mi ci mettessi con la migliore delle volontà, io non sono mai stata e mai sarò come loro.
Non che ci sia niente di male ad essere come loro.
Semplicemente, io sono diversa, ho altri gusti, altre idee, un altro background e personalità, interessi, gusti diversi.

Non nego che sia difficile, spesso impossibile, ignorare quella voce che dentro di me non usa il termine "diverso" ma invece pronuncia quell'antipatica parola, che poi non vuol dire niente, la parola "sbagliato".
Si, perchè chiaramente deve esserci qualcosa di sbagliato in me se le mie amiche sono fondamentalmente una manica di disadattate ognuna persa nella propria personale epopea nel nulla più assoluto.
Devo aver toppato alla grande se la mia vita sentimentale si riduce ad una mail alla settimana e un paio di storie assurde, situazioni improbabili e lunghi intervalli di noia mortale e inquieta.
Le cose che faccio, oggettivamente, non possono essere giuste, ormai è quasi una regola, un fottutissimo dogma.

Ma sono solo momenti, che di solito sfociano in post su questo inutile blog, e poi spariscono per qualche giorno, per poi ricomparire prepotenti quando le cose si mettono male.
Quando i miei urlano più del solito, quando i miei amici scompaiono o io non ho proprio voglia di vederli.
Quando un certo qualcuno mi manca in modo quasi offensivo, e le cose che mi racconto sulla magia delle relazioni inconvenzionali suonano come balle colossali e scambierei volentieri quest'avventura fichissima per un moroso noioso come il male, ma almeno fisicamente tangibile.
Quando mi rendo conto di essere sul punto di buttarmi in qualcosa di rischioso, che cambierà la mia vita.
E ancora non so se in meglio o in peggio.

Poi esco a bere una birra e mi ricordo di essere quel tipo di persona che è in grado di conversare amichevolmente, e non sempre e solo a livelli superficiali, anche con persone con cui non ho molto in comune.
E riesco pure ad apprezzarle, a non sentirmi troppo falsa quando sono in loro compagnia, anche se c'è un'enorme parte di me che non posso mostrare, perchè loro non capirebbero.

La verità, temo, è che dovrò sempre vedermela con questa natura liquida del mio carattero, questo mio essere pazza per la gente normale, e normale per la gente pazza.
Materna con tutti, innapropriata sempre, antipatica mai.

Pur essendo questo un momento così strano, io non riesco, per quanto a volte mi sforzi, ad essere negativa.
Ci sono troppe possibilità la fuori, troppe cose fare, persone da incontrare.

Speriamo che vada tutto bene. Davvero.

g...

domenica 20 settembre 2009

la coperta è moderatamente tiepida, l'estate è finita, buona notte, questa notte è per te

e quindi l'estate è finita.

certo, fa ancora un caldo boia, ma essendo ormai quasi autunno ci si porta sempre dietro un maglione che non si sa mai.
e si, in effetti ancora mi sveglio alle undici e mezzo dopo essere andata a dormire alle due, ma questa abitudine estiva dovrà presto vedersela con una brusca interruzione.

l'estate è finita oggi, perchè ho scritto la parola the end sulla moleskine gialla che per due mesi e mezzo ha raccolto emozioni, cazzate, sogni, delusioni, polaroid, disegni, fumetti, canzoni, un pò di sano sesso, droga e rock and roll e tanto altro.

l'estate è finita oggi alle 15.48, quando il mio amico gage, conosciuto appena una settimana fa ma sembrano mille anni, è salito su un treno al binario uno della stazione di isola immobile.

mi piace pensare che l'estate sia salita anche lei su quel treno, lasciandomi con un abbraccio stritolatore la certezza, inebriante come un bicchiere di prosecco consumato davanti al mare al tramonto, che l'amicizia arriva quando meno te lo aspetti, e ti ricorda che il mondo è un posto meraviglioso anche quando fuori piove che sembra arrivato il momento di costruire un'arca e chiamare gli animali a coppie (magari questa volta ci dimentichiamo le zanzare), perchè tanto tu sei sotto le coperte in compagnia di ben tre esseri umani con i quali potresti trovarti in un isola deserta ed essere felice e beato, una volta risolto il problema cibo.

mi piace vivere così, so che non potrà durare ancora molto, ma finchè la barca va, io la lascio andare e dio me ne scampi se mi viene in mente di remare.

poi arriverà il momento anche per noi di pagare le tasse, il mutuo, l'assicurazione dell'auto, e chissà cos'altro.
ma al momento voglio credere che forse c'è anche un'alternativa, che forse il mio posto esiste, un posto per il mio povero io interiore che fino ad ora ha vissuto in esilio da qualche parte tra la seconda vertebra inferiore e il rene sinistro possa finalmente vedere la luce e fare le cose che ha sempre voluto fare.
voglio credere che per quanto io senta la necessità di cambiare, di diventare una persona migliore, non è detto che io debba smettere di essere me stessa. e di fare quello che mi piace. come mi piace. con chi mi piace.

se ci pensi, non è strana l'idea che siamo dentro dei corpi?
e che il latte che beviamo in realtà sarebbe destinato ad un vitellino?

miss G.G.G.
domani è il primo giorno della sua vita, oppure oggi era l'ultimo.
una delle due, vedremo più avanti quale.

venerdì 11 settembre 2009

friday night, saturday morning

troppi pensieri, eppure mi sembra di non pensare assolutamente nulla, e in fondo so che è così.
certo, ci sono delle sensazioni qui intorno, la maggior parte delle quali non particolarmente piacevoli, ma sono molto lontana dal riuscire a definirle, ridurle alla condizione di frasi compiute.

e così inizio le mail mille volte, e quando finalmente una parola riesce a imprimersi sullo schermo per più di qualche istante, si tratta sempre degli stessi pensieri, che poi non sono altro che dichiarazioni programmatiche, sempre le stesse, e dell'azione, delle decisioni, di qualcosa di chiaro e definito, neanche l'ombra.

potrei parlare di una casa impregnata di quell'odore di brodo che mi riporta ad un infanzia che poi probabilmente non è nemmeno la mia, di due occhi azzurri come un lago di montagna ghiacciato, ancora provati da una brutta esperienza, il primo segno di una fine che si pensava lontana ma che in effetti è sempre dietro l'angolo.

potrei parlare di come ci si senta, all'inizio della propria vita da adulto, a confrontarsi con qualcuno che è appena entrato, per la porta principale, nella vecchiaia, che poi vuol dire si fine della vita, ma anche tante altre cose.

potrei cercare di spiegare perchè sono qui stasera, e dove sono i miei amici tonight.

potrei anche solo descrivere i diciotto piumini sotto i quali vorrei trovarmi in questo momento, in una baita in mezzo al nulla, a pochi passi dall'oceano, in compagnia di un ragazzo venuto da lontano per strapparmi al mondo civilizzato e trascorrere interminabili serate a giocare ad uno in compagnia dei nostri pochi fedeli amici barbuti, c'è n'è uno con un maglione verde bosco che suona la chitarra benissimo.

però ultimamente non mi vengono le parole, lo dice anche rob breszny che forse la soluzione si trova nelle contraddizioni, nell'assenza ancestrale di verità pure e semplici.

quindi da queste parti, finchè il cielo non cambia, noi si rimane immuni dalla realtà, ottimisti assai poco concreti e sognatori ansiosi che si rifiutano di preoccuparsi per il futuro.

e va bene così, suppongo.
miss g.
che non riesce a smettere di vedere il verde di un paio di occhi fin troppo belli e lontani.

giovedì 10 settembre 2009

un rantolo nella notte

ebbene, questo blog, non che lo legga nessuno, ma tanto vale fare un pò la parte, si chiama l'arte del toppare.
perchè si, insomma, questo so fare io nella vita, toppare.
e voi forse direte, giustamente anche, tutti toppano, hai vent'anni, eccheccos'è, un pò di sano mal du vivre che non si scrive così, un pò di character building che invece si scrive proprio così, non ha mai ucciso nessuno.
e c'avete ragione, c'avete, perchè infatti, nonostante tutto, dopo circa vent'anni e due mesi di genuino, costruttivo toppare, sono viva e vegeta, non bevo non fumo non mangio carne rossa sto attenta ai latticini sono parecchio rigida per quanto riguarda il sesso sicuro (le due volte all'anno che capita) sono uscita dal classico col novanta ho dato quasi tutti gli esami (statistica no, eccheccazzo, statistica no, però l'ho provato tre volte) sono bravissima a dare consigli saggi alle amiche e anche a me stessa (se poi qualcuno li seguisse, i miei consigli) raccolgo una quantità sufficente di stima ed affetto dal mondo che mi circonda e blah blah blah non me la passo troppo male, considerato che c'è la crisi e tutto.

e infatti mi complico la vita.
perchè se non ci pensassi io, a complicarmela, lei rimarrebbe sempre uguale, priva di stimoli, piatta, umida e grigioazzurra.
e a me non va, perchè io l'ho capito presto, a circa cinque anni, che tutto sommato mi era andata male, ero inequivocabilmente una personcina sensibile, e gli altri sembravano sempre funzionare diversamente e, diciamolo, meglio di me.
poi grazie a dio ho imparato a leggere, e ho capito che di gente che si sente così c'è n'è davvero tanta, e casualmente mentre la maggior parte della popolazione mondiale mi suscita sensazioni poco piacevoli, i perdenti, gli esclusi, quelli con gli occhiali e le famiglie sfigate e gli amici improbabili e le situazioni bizzarre e i vestiti sbagliati per ogni occasione e le battute che non fanno ridere e gli amori che definire impossibili è riduttivo, si insomma, i miei simili, mi piacevano.
e poi ho iniziato ad ascoltare tanta ma tanta musica e ho capito che anche quelli li erano perdenti e per questo motivo capivo anche più del necessario quello di cui stavano parlando.

e bo, io posso anche fingere di non essere così, ma la verità è che sono nata cancro ascendente bilancia luna in scorpione, da una coppia di ex sessantottini, e mio padre è bipolare e mia madre è ebrea quindi ricca nonchè incasinata, e la mia vita, per quanto bizzarra e inconcludente, mi ha anche dato, nel suo piccolo, un mucchio di soddisfazioni.

questo per dire che non ho la minima idea di come andrà a finire, non dico alla fine fine ma anche solo tra un mese o un anno o cose così, ma se è per questo ho anche ben poca comprensione per quello che mi è successo fin qui, sul perchè e il per come e il trallallà, per non parlare del presente, che poi è l'unico tempo sensato, se non fosse che il senso al momento mi sfugge.

quindi spero che la sensazione di aver per lo meno compreso a grandi linea i tratti fondamentali che definiscono la mia persona, quelli buoni quelli cattivi e i tanti mediocri, tra i quali spicca una indefinitezza di fondo che è un pò la colla che tiene insieme il tutto.
la vedo un pò come un quadro di pollock, ma non uno di quelli scuri e opprimenti.

oh bè, in qualche modo ne usciremo vivi, anzi no, ne usciremo proprio morti, mi sa.
miss g. presa male e proud of it

lunedì 7 settembre 2009

american boy, ma anche no

vabbè, è passata circa un'ora dall'ultimo post, il post più ottimista e contentone della storia di questo blog (e che blog, lasciatemelo dire, che blog. sigh).
premetto che penso tutto quello che ho scritto, compresa la parte in cui dico che forse tra vent'anni riuscirò a vedere chiaramente la magia di quest'estate, perchè al momento, strano ma vero, la mia vita a ripreso il suo incasinato, inconcludente, bizzarro corso.

punto primo, caro il mio american boy (take me to your hood, i've never been to brooklyn show me what is cool)
ma tu credi davvero che io, ragazzina nata e cresciuta su un'isola immobile, che vabbè, ho visto più mondo di te, e ho vissuto un anno in texas (e quindi so come siete voi, american boys, e no che non mi faccio illusioni), ma comunque, sono consapevole di avere venti stupidi anni, si insomma, credi davvero, che io abbia anche solo per un secondo pensato che io e te, american boy, avessimi un futuro?
ma nemmeno un presente, abbiamo mai avuto, lasciamelo dire, nemmeno un presente.
quella non era realtà, quello era un concerto degli animal collective a prospect park (che poi, a chi di noi due piacevano gli animal collective? perchè a me fanno cagare big time), quello era passaggiare sul ponte di brooklyn, o andare in metro a coney island, o visitare il moma aggratis.
si, insomma, era una canzone dei velvet underground, solo rifatta da una band di cinquantenni sovrappeso ad un matrimonio di una famiglia cammorista libanese.
non è che io abbia mai pensato a dove sistemare la mia roba in camera tua, o a come sarebbero stati i nostri figli (che poi ne abbiamo parlato, no? sarebbero stati molto anni '40).

caro il mio american boy, si ok, ci ho pensato, chi voglio prendere per il culo, è palese, scontato, ovvio che io ci abbia speso più di una notte insonne, a disporre mentalmente i mobili del tuo salotto.
e qui lo posso anche scrivere, alleluia, ebbene si, mi sono innamorata di te.
just a little bit però, non farti illusioni. come dice lykke li, a little bit in love with you. ma si insomma, ho vent'anni, sono cancro ascendente bilancia, luna in scorpione, basta davvero poco per farmi innamorare.
uno studio apartment a williamsburg è molto più che sufficiente, persone molto meno meritevoli di te se la sono cavata con poco, un tatuaggio fatto a mano a forma di punto di domanda o un fumetto post punk su un giornaletto islandese.
cioè, sul serio, bastano due parole gentili e un paio di vans per limonarmi, cosa vuoi che ci voglia a farmi innamorare?
che poi, anche tu, un paio di trucchetti da newyorkese te li potevi anche evitare.
la parola tetto ti dice niente? perchè dalle mie parti non è carino, oh no che non è carino, portare una ragazza di vent'anni nata e cresciuta su un'isola immobile su un tetto a manhattan con due bicchieri di vino e una coperta.
è un colpo basso, ecco cos'è.
cioè, non venirmi a dire don't say it, you will regret it.

io, che sono un pelo più intelligente di quanto dimostrano le mie azioni, ho fatto due conti e mi sono resa conto che di american boys con studio apartments a brooklyn non me ne sarebbero passati molti per le mani, soprattutto che dimostrassero un vago interesse nei miei confronti.
e quindi ho colto l'attimo, eccheccazzo, per una volta in vita mia ho colto l'attimo e mi sono vissuta le mie due settimane di passione a new york (dieci giorni, ad essere precisi) e anche se al momento mi stai pesantemente sulle palle, come del resto anche mister punto di domanda e un giorno anche mister anarco vegetarian post punk movie geek, ho fatto strabene a venire a new york e anche se decisamente rientra nella categoria "cose masochiste che ti faranno soffrire come un porcellino in vacannza a sassari a pasquetta" è stato fottutamente bello e facciamo che la parte del little bit in love with you non ti riguarda e stiamo meglio tutti, ok?

bene grazie ciao.
e cmq come artista eri bravo cinque anni fa, ma ormai sei più vicino ai trenta che ai venti e fai il portiere di notte. just saying.
e la tua ex mi sta stra simpatica e non si merita proprio il tuo astio.
capricorno ascendente capricorno, dico io, come si fa.

signorina g.
stima per il genere maschile: -50

l'estate sta finendo e io ci sto pensando

ebbene, l'estate è finita.
che poi, settembre è un mese sospeso, un mese esteticamente bellissimo, emozionalmente instabile, malinconico inside, energizzante nel fresco della sera e bisognoso di endovena di caffè alla mattina.

quest'estate, che forse finita finita non è ma sicuramente non se la passa tanto bene, ecco, cari lettori che non ci siete, quest'estate è stata la più bella estate della mia vita.
un pò mi vergogno a dirlo, ma finalmente è successo anche a me, dopo tante sofferenze e tribolazioni, sono io quella che ha vissuto un'estate meravigliosa.

un'estate cominciata a giugno, come anche le estati più timide sono solite fare, con il mio incredibile cane che dopo diciassette anni di vita insieme ci lascia, e mette dolcemente fine alle nostre infanzie, e appena prima di questo momento di assoluta bellezza e malinconia un bacio, un bacio solo, che interrompe un discorso ubriaco sugli aerei che cadono e what if we never see each other again.
e poi gli esami, la mostra alla biennale, quella sensazione di chi si trova pronto alla prova costume perchè sa che non indosserà nessun costume, ma al massimo giacche a vento e jeans.
e l'islanda, la magia del paesaggio, la sintonia con il mondo, l'energia di una scuola che si affaccia su un fiordo, dove la lingua ufficiale e l'inglese ma se ne sentono di tutti i colori.
e gli hipsters islandesi e i maglioni e la neve a luglio e i miei rayban perduti e innamorarsi di tutto e di tutti e l'odore dell'aria e le voci e le faccie, e le storie, che storie, e le canzoni nei nostri ipod, tutte le canzoni in comune, tutti noi, finlandesi, azzoriani, italiani, belgi e polacchi.

e i giorni a reykjavik, l'ubriachezza di fronte all'oceano because i just don't believe in virginity, l'essere ospitati e coccolati a casa di andrea e bjork, due delle mie persone preferite nel mondo, e non sto nemmeno esagerando, e ogni momento vissuto fino in fondo, socchiudendo gli occhi e urlando silenziosamente.

e isola immobile, solo per cinque giorni, il caldo e l'insonnia e gli amici distanti perchè troppo, troppo vicini e l'emozione e l'attesa e andare in spiaggia da sola la mattina presto e sentirsi bene, per la prima volta in una vita, sentirsi bene ad andare in spiaggia da sola.
perchè ora la bellezza del mondo è la mia fedele compagna, che a volte, si, mi abbandona, ma non lo fa mai a lungo e quando ne ho voglia lei non è mai impegnata, c'è sempre e per sempre e ovunque e comunque.

e poi l'aereo, di nuovo da sola, e volare sopra l'oceano e sentirsi forti e matti completi e forse questo è un film, dai, non può essere davvero la mia vita, non posso essere io.
e lui che come nelle barzellette non c'è all'aereoporto, e io divento un pò alice in the cities con la mia valigia e il taxi che mi porta a brooklyn e il palazzo che sembra una fabbrica coperta di graffiti e io che salgo le scale, sempre con la mia valigia, con un sorriso a quarantamila denti, perchè questa è la mia vita, e per vent'anni io ho vissuto solo in funzione di quel momento, il momento in cui trascino una valigia arancione su per le scale in un palazzo coperto di graffiti a brooklyn, ed è l'una di notte e non ho paura di nulla perchè tanto non sono davvero io, dai.

e poi new york, come in un romanzo di truman capote, e la tensione tra noi, e sembra davvero un film, e come mi sentivo in quei giorni non credo ci si possa sentire più di una volta nella vita. non sarebbe corretto.
e camminare stringendogli la mano, non potrà mai essere mio ma va bene così, nella sera newyorkese, come in un film, anzi no, come in ottomilacinquecentodue film, e fare la spesa a whole foods e let's pretend we're a couple of hipsters, but really, we are.
e le canzoni che escono da sole, e quella nuvoletta con dentro un cuore che, pouf, ogni tanto mi scoppia nelle guancie, e brucia un pò, quando finisci le canzoni tu e quando dici you're so cute.


non so bene quando, ma un giorno, un giorno che ora come ora non sembra essere molto vicino, penserò a quest'estate come ad un momento magico della mia vita, i miei vent'anni fatti di sensazioni e sogni e simpatia.
sarebbe bello se la vita fosse sempre così, ma poi del resto sono gli anni di sofferenze che mi hanno portato qui, e a questa estate così speciale seguiranno stagioni fredde e piene di incertezze, stagioni di solitudine e malumori, ma alla fine, io ci credo davvero, alla fine i pianeti si riallineeranno e qualcosa di straordinario succederà.
o magari qualcosa di incredibilemente ordinario, e altrettanto bello.


io ci credo, che andrà tutto bene.
che alla fine del tunnel mi aspettano un orto e dei bambini e tanta felicità, e tantissime preoccupazioni.
e poi un giorno, tra mille anni, mi sveglierò una mattina ed avrò i capelli bianchi ed una vita intera alle spalle.
per il momento c'è l'ho quasi tutta davanti, e per quanto non sia certo semplice, è anche una cosa fantastica, davvero.

miss g.
strafatta di tramonto sulla laguna e lcd (soundsystem)

domenica 5 luglio 2009

estate bizzarra, parte prima

bene, inesisistenti lettori, bene.
questa mia prima estate universitaria sta diventando sempre più bizzarra, ed è veramente solo agli inizi.
l'ultimo mese è stato strano, quasi sospeso tra il pieno e il vuoto, tra il bello e il brutto, ma la mia attitudine verso tutto quel che è successo è stata di malinconico distacco, ho cercato di vedere poesia ovunque, anche dove proprio non ce n'era.

adesso inizia la parte che mi piace chiamare "come complicarsi la vita in dieci semplice mosse".
mercoledì abbandono isola immobile e mi dirigo verso città del vento, dove giovedì mattina alle dieci, se la prof. è puntuale, dovrei dare un esame.
e già qui parte la prima risata.
verso le undici mio padre, che l'ultima volta che è venuto a città del vento è riuscito a riempire il serbatoio di gasolio al posto che di benzina, dando vita ad una serie di sfortunatissimi eventi, mi verrà a prendere direttamente all'uni e insieme ci dirigeremo verso l'aereoporto di isola immobile.
forse non sapete che in questi giorni a città del vento c'è una cosa chiamata g8, per la quale hanno interrotto un trattato di cui non mi ricordo mai il nome, shkaovjjd qualcosa, per cui è consigliato recarsi negli aeroporti un'ora prima del previsto.
ovviamente, io sarò in aereoporto un'oretta scarsa prima del volo, se mi va bene, se.
e qui ci vuole un rullo di tamburi, per lo meno.
ah già, ma dov'è che vai g. cara, così di fretta?
in islanda.
per venti giorni.
da sola.
quindici giorni di volontariato, cinque di cazzeggio.
e qui il pubblico si guarda intorno perplesso, non capendoci più nulla.
bè, l'unica cosa che posso aggiungere è che compirò vent'anni in islanda.
non chiedemi, perchè.
giuro che da qualche parte ho delle ottime ragioni.
e comunque il saggio (leggi: l'oroscopo di internazionale) dice: qualsiasi idea prima di poter essere considerata valida deve aver fatto ridere almeno un migliaio di persone.
io per il momento sono a quota novecentoventi.
quindi, ridete, miei inesistenti lettori, ridete.

miss g. dottir

domenica 28 giugno 2009

si può fare

io non avevo mica previsto di finire così, al sesto piano di un casermone di città del vento, in una stanza enorme e polverosa, con un'unica finestra che si affaccia su una gru.
un gru, dio santo, io non vedevo nessuna gru nel mio futuro, e invece.
non avevo mica pensato che mi sarei ritrovata così, con un malloppo incomprensibile di appunti di economia da imparare in due ore, una serie oserei dire imponente di esperienze bizzarre accumulate nel giro di sei mesi scarsi e altre persino meno realistiche che mi aspettano tra pochi giorni.
ah, si, vado in islanda.
islanda, quella strana isola ghiacciata, quella dei geyser e di bjork.
cosa vado a fare in islanda? volontariato.
si, ma perchè? perchè volevo fare volontariato, mi piace l'islanda, mi piace il progetto, mi hanno preso e quindi vado.
si, ma gli esami? gli esami già prima non mi stavano simpatici, adesso vabbè, se proprio devo li porto a settembre, tanto cinque li ho già dati, uno lo dovrei riuscire a dare, e gli altri due oggettivamente era chiaro fin dall'inizio che non facevano per me.
si, ma l'anno prossimo che fai allora?
bo, vediamo se mentre sono in islanda mi si purificano le idee, che in questo paese non riesco a pensare.
ma quindi, come va?
no dai, va bene così, sto provando a tentoni di trovare non dico la mia strada, ma almeno un percorso, un sentiero, un qualcosa a cui aggrapparmi.
però, sai, credo che alla fine ci riuscirò a trovarlo.
magari sarà un luogo, magari un ragazzo, o una ragazza, oppure un libro o un film o un negozio.
anche se credo che lo troverò dentro di me, diventerò pian piano quello che era destino che diventassi, è già da un annetto che mi muovo in questa direzione, forse da una vita, ora che ci penso.
cosa voglio? al momento, voglio vivere.
non m'importa di laurearmi in fretta, di innamorarmi in fretta, di fare questo o quello o di non farlo perchè non è il caso.
per il momento, fino a settembre mica per sempre, voglio fare finta che sia tutto possibile.
voglio tenere presente che ho vent'anni, anzi, nemmeno, e che passare l'esame non influirà direttamente sul mio futuro, o forse si, ma se alla fine il mondo finisce nel 2012 non credo che mi dispiacerà essere indietro con l'uni.
miss g. confusa e non dico felice, ma serena si

venerdì 5 giugno 2009

le dieci cose che odio di me

Ebbene, oggi mi trovavo in compagnia di tre vecchie compagne di scuola, una amica da sempre, una di più recente data e una mai davvero passata allo status amicale.
proprio quest'ultima mi ha posto ad un certo punto una domanda di quelle che fanno riflettere "ma tu che dici che la vita fa schifo, mi sapresti dare dieci punti a sostegno della tua tesi".
sul momento sono rimasta interdetta e l'ho mentalmente mandata a quel paese, poi mentre camminavo per casa mi è venuto in mente che forse sarebbe il caso di individuarle, queste dieci cause del mio recente umore non proprio positivo.
e allora...
1-ovviamente, la cosa che più mi manda in depressione è che quanto di più simile ad una relazione amorosa che io abbia saputo concretizzare negli ultimi sei mesi è stato uno scambio, inconcludente e a tratti pure angosciante, di parole e fluidi corporei con un giovane uomo che abita a circa cinque ore da dove mi trovo in questo momento, ovvero sette e mezzo da dove mi trovo solitamente. un disastro, lasciatemelo dire, un disastro.
2-passiamo allora alla voce amicizia, che in teoria dovrebbe essere quell'appiglio a cui aggrapparsi nei momenti no no no (detto alla amy winehouse, ovviamente): le mie amiche esistono, e spesso e volentieri bussano alla mia porta o io busso alla loro, ma queste persone sono sempre le stesse da epoche davvero remote, e per quanto sia gradevole l'idea di avere delle persone che ti conoscono davvero e sono da te davvero conosciute, e altrettanto vero che le mie amicizie si basano troppo spesso sul fantasma di amicizie passate, sono prive di progettualità e, ahimè, sono decisamente svuotate di contenuti.
3-i miei genitori, mio fratello eccetera eccetera...non serve aggiungere altro. un disastro.
4-l'estate...l'anno scorso è stata assai gradevole e secondo la nostra vecchia amica teoria del pendolo, quest'anno sarà un disastro.
5-ho già accennato al fatto che l'università mi fa schifo? che prendo gli stessi voti di chi al liceo aveva sempre una media di tredici debiti a maggio? che non ho voglia di studiare? che questo paese mi toglie ogni stimolo? che a questo punto avrei molta voglia di andare a vivere nella città del ragazzo del punto 1? casino, gran casino.
6-ho quasi vent'anni, la mia povera isola è sconvolta da un numero altissimo di feste, è venerdi' sera, e sono a letto al computer. bene.
7-la mia camera è coperta da una stratificazione di detriti manco fosse una dorsale oceanica.
8-domani dovrò volantinare per almeno due ore, e così anche domenica. e martedì e giovedì dovrò passarli in un'androne di un antico palazzo a fare la babysitter a sei stupide filmati clichè di un improbabile regista inglese.
9-c'è la crisi.
10-c'è berlusconi in tv.

ecco, direi che la mia tesi è spalleggiate da solide e incontrovertibili constatazioni.
ora vado a piangere sotto il cuscino.
buona notte
miss g.

lunedì 25 maggio 2009

arriverà anche per noi il momento di uscire la sera

e quindi niente.
periodo assurdo in cui mi rendo conto che abbandonate le mille seghe mentali della mia adolescenza ora se tendo l'orecchio posso sentire il rumore del mio cervello che non fa altro che aderire alle pareti del cranio.
niente dolore, niente pensieri assurdi, la maggior parte delle volte, niente di niente.
è come se avendo quasi afferrato la fugacità della vita e l'impotenza della mie azioni sul destino, io abbia rinunciato a provare dei sentimenti.
non mi sento male, non mi sento bene, semplicemente non mi sento.
e non è come ai tempi in cui non riuscivo ad entrare in contatto con le persone, anzi, è l'esatto opposto.
all'epoca non riuscivo a zittire le voci che rielaboravano ogni singolo particolare nella mia testa, ora anche davanti alle più grandi lezioni di vita la mia testa tace e acconsente.
in realtà, credo che quest'estate passerà veloce e non passerà mai, e che l'anno prossimo può prendere molte diverse dimensioni, ma probabilmente sarà una versione spossata e annichilita dell'anno precedente.
avrei bisogno di una svolta, di luoghi nuovi, persone nuove, qualche emozione intensa.
sono sicura che arriveranno anche loro.
ecco, non mi sento male perchè non ho paura del silenzio, anzi, me lo godo prima di dimenticarmi come ci si sente a vivere attimo dopo attimo, senza ancore e appigli.
ci si sente strani, un pò vuoti, un pò in bilico.
però non è necessariamente una brutta sensazione.
anzi.

miss g.
confused as always

venerdì 15 maggio 2009

tipica situazione di stallo tardoadolescenziale

vi scrivo dall'incantevole città dei libri.
vi scrivo è un termine un tantino ottimista, dato che questo povero, povero blog nei suoi seppur pochi mesi di vita non ha riscosso alcuna forma di successo, il che mi deprime assai.
ma in questo preciso istante tutto mi deprime assai.

oggi ho partecipato a un seminario su "lavorare nell'ambito delle relazioni internazionali" ed ho scoperto ciò che temevo di scoprire: a me non me ne potrebbe infischiare di meno, di lavorare all'onu o al parlamento europeo.
ma proprio niente.
e le ong più le guardo più mi sembrano cattoliche, e più guardo dentro me stessa più dubito della mia capacità di adattamento e più guardo la bigger picture più sento un'incontenibile nausea impadronirsi del mio corpo e della mia mente.


detto ciò, ho realizzato che non mi piace la città dove ho volontariamente scelto di vivere, detesto cordialmente il corso di studi da me intrapreso, la mia famiglia naturale riesce a portarmi all'esaurimento nervoso dopo circa tre giorni di convivenza, i miei amici, che dovrebbero in teoria essere un'oasi di pace e serenità nella giungla del mondo, sono un argomento che definirei come minimo spinoso.
in più il ragazzo che mi sono fatta piacere perché oggettivamente era troppo tempo che non mi piaceva qualcuno in questo momento sta passeggiando per le vie di questa città (che dista sei ore e mezza da dove abito io) con la sua ex ragazza, con la quale sta chiarendo.

ecco, se il verbo chiarire in questo momento fosse un entità tangibile io mi ci scaglierei contro e sfogherei su di esso tutte le mie frustrazioni.
le quali, avrete ormai compreso, sono MOLTE.

questo è un momento di stallo, c'è poco da dire.
l'oroscopo di internazionale mi ha paragonata ad un libro di aritmetica che ama i problemi, ma io più che altro mi sento come quando in prima media, il giorno prima delle vacanze di natale, la mia prof. di mate (si chiamava radicchio, il suo giustamente ex marito rosso) mi chiamò alla lavagna e svelò all'intera classe la mia totale incapacità di portare a termine una semplicissima divisione.

ecco, non so davvero se qualcuno sia mai capitato su questo blog o se in realtà anche questa paginetta sia una proiezione inesistente costruita dalla mia mente, ma se qualcuno di particolarmente saggio, o che semplicemente sia uscito vivo dalla sua personale tardo adolescenza, volesse lasciarmi un messaggino di incoraggiamento.

ecco, io apprezzerei immensamente.

g. sull'orlo di una crisi di nervi

martedì 12 maggio 2009

la legge di murphy e altre storie

perchè il bello della tardo adolescenza è anche questo: per lunghi periodi, giorni, settimane addirittura, ti sembra di aver superato quei ridicoli patemi che fino alla stagione precedente ti occupavano il cervello e ti torcevano le budella; ti sembra di aver finalmente soppresso la vocina sarcastica che era solita tenere comizi abusivi nella tua testa; insomma, ci sono momenti, nella tardo adolescenza, in cui arrivi a pensare che l'adolescenza sia finita, caput, over.
si, perchè ora che sei un giovane adulto puoi prenderti i tuoi spazi, andare a trovare amici lontani, puoi vivere quelle cose un pò da film che solo la privazione cronica di sonno e l'alcol sanno rendere così poetiche, passare week ends in capitali europee dinamiche e stravaganti, mangiando sushi e take away indiano.
e pensi che appena un'anno fa eri ancora un pischello, alle prese con la maturità, preoccupato per la tesina, prigioniero dei ritmi così poco umani del liceo, e della chiusura mentale dei suoi abitanti.
ci sono momenti in cui ti senti davvero diverso, finalmente padrone del tuo destino, in cui la persona che sei dentro e quello che il mondo vede, quello che esprimi con le tue azioni e le tue parole, sembrano aver magicamente trovato il modo di combaciare.

poi, ovviamente, ti svegli una mattina e ti accorgi che hai due esami da preparare e che forse saltare tutte quelle lezioni per esplorare il mondo non è stata proprio un'idea brillante, e che, diamine, almeno al liceo avevi uno scopo a breve termine, uscire di la, mentre ora sei perfettamente consapevole di aver scelto una facoltà terrificante, e anzi comprendi di aver commesso l'imperdonabile errore di rimanere a costruire il tuo futuro in un paese che chiaramente di futuro non ne ha.
e nel frattempo la privazione cronica di sonno e l'alcol (e forse forse anche il take away indiano) hanno indebolito le tue difese immunitarie, e quindi anche se fuori splende il sole di maggio tu hai la bronchite, e devi studiare, e sei bloccato a casa dei tuoi genitori, la cui presenza ti fa regredire dalla fichissima posizione di giovane adulto a quella di preadolescente brufoloso che non mette a posto l'areosol e lascia i vestiti sul tappeto.

però, cavolo, passerà anche la bronchite e ci saranno altri amici da andare a trovare, e gli esami in qualche modo si fanno e in fondo non è mica troppo tardi per emigrare e l'estate è alle porte e poteva anche andare peggio, perchè se una cosa l'hai capita è che al peggio non c'è mai fine.
MAI.

G.

mercoledì 6 maggio 2009

con un piede impigliato nella storia

ecco, sono in uno di quei momenti in cui le cose successe, le persone incontrate, i luoghi visitati, nelle ultime settimane sono davvero troppe e troppi, o perlomeno meriterebbero ognuno lunghe descrizioni dettagliate.
quindi ho deciso che per questa sera la mia vita di tardoadolescente passerà in secondo piano e oggi scriverò di un libro che ho letto tutto d'un fiato, negli ultimi due giorni.
"con un piede impigliato nella Storia" racconta una storia, con la esse minuscola ma neanche troppo, che abbastanza inspiegabilmente mi ha detto molto, a me che ho ventisei anni in meno della persona che l'ha raccontata e vissuta.
eppure io e Anna Negri di cose in comune ne abbiamo un paio: i nostri genitori hanno fatto il 68 (certo, i suoi molto più dei miei, ma in qualche modo la sostanza non cambia), affondiamo entrambe le nostre radici tra i masegni dell'isola immobile, da ragazzine avevamo lo stesso sogno (il mio si è perso per strada, il suo per fortuna è diventato realtà)e infine le sue esperienze da ragazzina, o almeno quelle un pò più "normali", hanno qualche inquietante particolare in comune con le mie.
quando sono nata i miei genitori avevano entrambi superato la quarantina.
questo gap generazionale è stato un elemento molto importante della mia infanzia e adolescenza, perchè i miei avevano alle spalle una vita intera che non c'entrava niente con quella che conoscevo io, e che potevo solo immaginare grazie a qualche bella fotografia sbiadita e ricollegando spezzoni di discorsi e informazioni lette qua e la.
ho sempre pensato che se io fossi nata quando i miei avevano ventidue, ventitre anni (fatto del tutto impossibile dato che si sono conosciuti appena cinque anni prima della mia nascita), la mia vita sarebbe stata del tutto diversa, spesso penso migliore.
eppure io credo che la persona che sarei stata in quegli anni e la persona che invece sono ora e qui tutto sommato si assomigliano molto, amano le stesse cose, hanno opinioni simili e credo proprio che andrebbero d'accordo.
sono arrivata a questa conclusione proprio leggendo il libro di anna negri, e credo di aver individuato nelle sue vicende (tralasciando quelle ambientate nelle supercarceri) quella che sarebbe potuta essere la mia vita se i miei avessero procreato vent'anni prima.
come dice il vecchio holden, certi scrittori ti verrebbe voglia di andarci a bere una birra, hai come la sensazione che sarebbe una serata indimenticabile, avreste mille cose da raccontarvi e ne usciresti sicuramente arricchito, una persona migliore.
questa frase (ok, non parlava di birra ma di telefonate) era appesa sulla porta della mia libreria dell'infanzia, la mitica libreria blu, e io ho sempre pensato che riassumesse cosa rendeva i libri così speciali, magici.
non tutti, certo, solo quelli che ti fanno venire voglia di birra.

lunedì 20 aprile 2009

chiedetelo a ian curtis

ebbene, ho deciso di dare una seconda chance a questo blog.
perchè? bah, diciamo che sono capitata nel blog di una ragazzina di dodici anni (la ragazzina di dodici anni più profonda della terra, suppongo) e ho pensato che tutto sommato anche se nessuno legge quello che scrivo, vale sempre la pena scriverlo e condividerlo(perchè prima o poi qualcuno passerà di qui, vero? VERO??).
e poi devo dare un senso a queste giornate, devo prendere nota di quello che succede nel mio cervello e al di fuori di esso, perchè il senso del tempo che scorre è una cosa assai difficile da afferrare, ma tentar non nuoce.

sono a città del vento, tra quaranta ore ho un esame e la mia materia grigia continua ad essere impermeabile alle nozioni che tento invano di infilarci dentro.
sarà l'età, chissà, sarà il caldo che fa, chissà, sarà che la materia in questione da il nome al mio corso di laurea e quindi rendermi conto di cosa ho effettivamente scelto di studiare mi riempe di sgomento, sarà che ogni giorno è una lotta per sopprimere i pensieri di ho-toppato-di-nuovo-e-di-brutto, che riguardano circa il novanta per cento della mia esistenza, ma la sensazione che riempie la mia anima, o quel che è, è una specie di nebbiolina grigio verde, che mi provoca la stessa sensazione di una pioggerellina primaverile: vivere è bellissimo, solo che prude un pò e rende i capelli crespi.

vorrei che l'equilibrio che esiste dentro di me tra saggezza e inquietudine si sbilanciasse un pò più spesso verso la saggezza, ma purtroppo essere cancro terza decade non è cosa da niente, chiedetelo a ian curtis.

con questo vado a cucinarmi un ovetto, chissà che le proteine diano un senso a questa sera di studio intenso e furibondo.
(giacomo leopardi, per la cronaca, era ovviamente cancro pure lui)

miss g.

mercoledì 28 gennaio 2009

fidiamoci di paolo fox

Inizio a credere che in fondo Paolo Fox abbia predetto il vero: noi poveri cancri, che già abbiamo il nome più sfigato dello zodiaco, festeggiamo il nostro compleanno quando tutti sono in vacanza (o durante la terza prova della maturita') e siamo mammoni, manipolatori e maniaco-depressivi (le tre m del disonore), quest'anno forse forse rinnoveremo il nostro terrificante approccio alla vita.
Avevo capito che il signor Paolo Volpe qualcosa di astrologia ne capiva quando parlando di me inzio' la sua predizione con la seguente frase: è inuile negarlo, cari cancro, alla fine del 2008 siete stati feriti, molto feriti, ma nel 2009 vi risolleverete e diventerete delle persone migliori, meno mental segaioli.
Fatto sta che ho da tempo abbandonato la fase post break up del dolore intenso e paralizzante; i giorni dell'odio e dell'astio sono finiti e anche i melensi progetti di riappacificazione sono stati accantonati.
Tutto sommato la parte difficile comincia qui, quando ti senti benino.
Perche' ora che dopo un mese gli ho parlato (su msn, cosa andate a pensare)inzio a capire molte cose: che sarebbe più difficile tornare insieme che separarsi per sempre, che la cosa di cui devo aver paura non è la sua reazione ad un nostro futuro incontro ma la mia.
Ho paura del vuoto che potrei provare davanti a lui (il truce ex, per la cronaca, non il mio podologo) e accorgermi di non provare nulla, niente odio, niente astio e soprattutto, niente amore.
Ba, Paolo mi consiglia di rinunciare agli scorpione una volta per tutte (il segno piu' crudele dello zodiaco, quelli che un giorno ti amano il giorno dopo ciai ciai, quelli che alla fine sono sempre loro che soffrono di più) e darmi ai toro, che nella vita, mica scemi, cercano il benessere.
oh be', vado a vedere MILK, adie'.

signorina G.

sabato 24 gennaio 2009

gorbaciov e il wakeboarding

Eccomi qua, un'altro week end sull'isola immobile.
questa settimana ho dato due esami, uno l'ho copiato da un mucchietto di bigliettini (bassezze che nemmeno al liceo, nemmeno), l'altro mi è sfuggito di mano e si è trasformato in un'apologia a gorbaciov.
non che io sappia qualcosa su gorbaciov, ma comunque.
lunedi' scorso successe un fatto un po' bizzarro: ero al telefono con l'amica l. e decidemmo d'impulso totale di andare a parigi.
sei giorni, a fine febbraio.
almeno cosi' ho qualcosa con cui distrarmi diamine.
in realtà è da ieri che qualcosa è cabiato, spero vivamente che questo feeling perduri nel tempo.

Poi stanotte ho sognato e che pilotavo una barca intorno all'isola immobile e ad un tratto la barca volava e vedevo i campi (quali campi poi? non ci sono mica campi qua intorno) dall'alto e poi tornava ad essere una barca e mi univo a dei ragazzi che facevano wakeboarding.
che voglia avrei, di fare wakeboarding.

signorina g.- into the wild mood

domenica 18 gennaio 2009

trench boy e lady casco

E così ieri sera ho messo da parte il mal di testa e il mal di vivere e mi sono faticosamente trascinata fuori dall'isola.
Io e la mia compare abbiamo messo da parte i malumori e ci siamo dette "abbiam quasi vent'anni, una volta ogni tanto qualcosa di fico lo dobbiamo pur fare".
Che noi siamo ragazze con le palle si vede dalla nonchalance con cui abbiamo percorso un oscuro tratto di strada nel buio della notte terrafermosa, senza correre, senza tremare, addirittura fermandoci a fare foto sulle rotaie abbandonate dietro la stazione.
Siamo arrivate al locale (che sembra un misto tra la casa di una vecchia prozia nullatenente e un covo di raffinatori di coca colombiani) con le solite due ore di anticipo sulla gente trendy, abbiamo chiaccherato-bevuto-fumato e alla fine grazie al cielo hanno iniziato a suonare.
Quando iniziano a suonare si può finalmente smettere di pensare al proprio infido ex, alle luride simil amy winehouse che se ne stanno rigide sui loro tacchi a guardare male il mondo, ai fighissimi tipi super indie con la montatura degli occhiali grossa quanto priva di senso e al mondo in generale.
Suonava un gruppo di tipi di Leeds, i paddingtons, molto bravi, che ovviamente dopo il concerto ci hanno offerto una dolcissima interpretazione della rockstar inglese di provincia, sudata, ubriaca e molesta, ma tanto tanto dolce.
Alle tre e dieci, dopo una sciagurata discussione con un tipo idiota come il male meglio noto come "trench boy", ce la siamo svigniata.
La mia abile compare prima di uscire ha deciso, dopo attente riflessioni, di compiere un gesto molto politico per migliore il rapporto qualità prezzo della serata, e ha lestamente sottratto una bottiglia di whisky da tre soldi da dietro il bancone, rock and roll.
Alle quattro ero sotto il piumone in compagnia della gatta grassa e ora, che sono le tre e mezza, mi accingo a lavarmi i denti.
Beata gioventù.

signorina G.

sabato 17 gennaio 2009

giornate no

Niente da fare.
Se una giornata inizia così, con la sveglia che suona per ore e tu che la ignori e la ignori e la ignori, finche' quel minimo di buon senso rimastoti ti dice che almeno oggi qualcosina la devi studiare per forza, e allora ti alzi e arranchi fino alla colazione.
ma ormai il danno è fatto.
Già, perche' le parti peggiori della giornata sono quelle trascorse sotto il piumone.
La sera ho trovato il trucco, che non è poi tanto originale ma io lo porto agli estremi.
La sera io leggo un libro.
Ma proprio tutto un libro, dalla prima all'ultima parola, perche' è l'unico modo per rincoglionirmi per bene ed avere la certezza di cadere addormentata in cinque minuti, senza concedere spazio ad inutili, patetici, segoni mentali (il termine segoni non l'ho mai usato in vita mia, ma ormai avevo scritto gli aggettivi al maschile).
La mattina è diverso.
Prima di tutto sono assalita dai sensi di colpa per quello che non ho fatto ieri, per gli esami che si avvicinano ad una velocità ultrasonica, per quello che non farò oggi e cosi' via.
E quindi cedo, e inizio a scrivere lunghe mail immaginarie che spero proprio di non spedire mai, in cui mi confronto con colui-che-non-deve-essere-nominato e gli dico tante tante cose.
Il problemo è che alla fine chiedo sempre una risposta, che al 90 per cento sarà no, e allora badabum fino a luglio busa time (busa ovvero depressione, tristezza e cosi' via).
E se dice si? se dice si ti amo ancora ho sbagliato tutto torna da me?
Non sono più tanto sicura di come affrontare una (improbabilissima) risposta del genere.

sinorina G.

giovedì 15 gennaio 2009

giovedi'

Una di quelle giornate improduttive.
Dovevo andare a città del vento, ma mi svegliai tardi e in fin dei conti non c'avevo voglia.
Dovevo finire di mettere a posto gli appunti sull guerra fredda, ma arrivò il tipo dei computer e in fin dei conti non c'avevo voglia.
Quante cose dovevo fare oggi, quante poche ne ho fatte.
Speriamo che questi giorni inconcludenti non diventino un leit motif della mia esistenza, speriamolo proprio.
Ora magari esco un attimo di casa, chissà che non sia tutto perduto per questo inutile giovedì.
(io un tempo li amavo i giovedì)

signorina G.

domenica 11 gennaio 2009

a lui la parola



Ricordi sbocciavano le viole
con le nostre parole:
"non ci lasceremo mai,
mai e poi mai"
Vorrei dirti, ora, le stesse cose
ma come fan presto, amore,ad appassire le rose
così per noi.
L'amore che strappa i capelli
é perduto ormai.
Non resta che qualche svogliata carezzae
un po' di tenerezza.
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassitial sole di un aprile
ormai lontano li rimpiangerai.
Ma sarà la prima
che incontri per strada,
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato,
per un amore nuovo
E sarà la prima che incontri per strada,c
he tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.

venerdì 9 gennaio 2009

il secondo post è sempre il più difficile nella carriera di un blogghista

Ecco, lo sapevo...in realtà io non ho niente di niente da scrivere su questo blog.
Cioè, di osservazioni sul mondo sulla vita sulla mia generazione ne avrei a bizzeffe, ma poi ovviamente davanti al computer mi passa l'ispirazione e allora mi dedico allo stalking su facebook e mi riduco il cervello in brodaglia a forza di giocare a geo challenge.
E poi geo challenge mi fa venire in mente lui, perchè era bravissimo e il mio record in realtà è merito suo e quindi la sola visione della bandiera del Suriname mi fa cadere in depressione.
Che poi quando ho deciso di voltare pagina la prima cosa che ho fatto è stata toglierlo da facebook.
Se no sarei caduta in tentazione e gli avrei scritto oppure i miei status sarebbero state grida (inascoltate) di dolore e rimpianto.
Per carità, anche adesso lo sono, ma almeno ho la certezza che lui non lo sa...a meno che sua madre e sua sorella non glielo riferiscano.
Per il resto ho cancellato i messaggi, ho staccato le foto a città del vento e ora medito sulla possibilità di assemblare una "scatola del primo amore" dove raccogliere i vari memorabilia della nostra relazione, idea tratta da una mamma per amica, tanto per cambiare.
Chissà che un giorno non diventi famoso e io possa finalmente guadagnarci qualcosa da questa storia, almeno su ebay.
In realtà spero di dimenticarla in fondo ad un armadio e di ritrovarla tra mille anni, di ricordare solo le cose belle e di commuovermi un po', in senso buono questa volta.
Magari pensero' che scema che ero a soffrire cosi' e magari nel frattempo avro' sofferto anche peggio, o avro' che ne so trovato l'amore della mia vita o cose cosi'.
Oppure, sempre tornando a rory gilmour, la riapriro' quando lui capirà di aver fatto una cazzata e che senza di me non ci può stare e allora riattacchero' le foto al muro e lo riaggiungero' su facebook.
Anche se sarà dura compiere questi gesti dopo essere stata colpita da tre meteoriti in un colpo solo.

per oggi è tutto, la vostra (sconclusionata) signorina G.

sabato 3 gennaio 2009

Diario di un anno difficile

Ebbene, in cima ai miei propositi per l'anno nuovo lampeggiava minaccioso:
"inizia un blog, non rimandare, fallo ora, adesso, now."
Quindi non rimando e lo faccio ora, adesso, now, anche se al momento non mi viene in mente nemmeno una frase brillante con cui cominciare questo blog, nemmeno un anneddoto divertente da raccontare (anche perchè ultimamente le cose divertenti hanno latitato parecchio).
Dico solo che il mio oroscopo per quest'anno urla la parola cambiamento a gran voce, e quindi chissà che questo blog sia testimone di qualche rivoluzione; diciamo che sarebbe ora e tempo.
Per descrivere in due frasi il punto raggiunto dalla mia poco dinamica esistenza in questo preciso istante:
-due settimane fa il mio primo grande amore ha raggiunto un triste epilogo, e solo adesso inizio a carburare un minimo.
-con un annetto di ritardo rispetto al resto del mondo sono arrivata ai mystery jets, e anche se nelle mie condizioni non sarebbero proprio adatti...sono obsessed.
-sono in crisi, ma sembra sia una cosa generazionale, forse generale addirittura, quindi mi consolo guardando ai disastri altrui con inopportuno entusiasmo.

Come primo post direi che puo' bastare, tanto i primi post a guardarli bene fanno tutti un po' schifo.
con affetto, G.