martedì 22 aprile 2014

your patience when you have nothing, your attitude when you have everything.

alla fine sono tornata a casa per la pasqua ebraica, anche se la mia psicologa non era tanto d'accordo. dovevo partire un venerdi', che poi è diventato una domenica per mano di uno sciopero. è venuto quindi a prendermi mio padre in aereoporto, con storie di aperitivi al fuorisalone che da lui mai mi sarei aspettata. faceva caldissimo, e io avevo addosso una salopette vintage comprata su urban outfitters, che in aereoporto/aereo/macchina era decisamente la morte sue. con mio padre ho quindi passeggiato per le vie del centro, in mezzo alla gente trendy e alla gente meno trendy, ridendo degli hipster milanesi e della situazione. 

per ogni angolo di milano mio padre ha anneddoti sulla sua infanzia anni 50. poi giriamo un angolo e l'anneddoto si fa cupo, gli anni di piombo, i volantini, le brigate rosse. perchè i miei genitori erano amici di gente nelle brigate rosse, dei fondatori dico io. quindi giustamente adesso hanno figlie adulte in salopette che mangiano il gelato e urlano capitalismo! al cielo in piazza gae aulenti. 

in macchina per due ore si è parlato di storie di famiglia, come mia indagine personale sull'origine dei nostri problemi. come risultato dei nostri problemi, mio padre a me non ha chiesto mai nulla, della mia vita, della mia storia. ne deduco che non gli interessi, e vado avanti con il mio malessere.

alla prima cena di pesach ero vestita da ebrea mitteleruopea, e c'erano i due soliti fratelli argentini in età da marito di cui un giorno sposerò il minore, che adesso ha l'apparecchio e dice hashtag in senso ironico. ho mangiato carne e ovviamente ho litigato con mia madre sul ponte della stazione, come da tradizione.

alla seconda cena di pesach ero in pigiama, e di cattivo umore. c'era l'eclissi di luna e mi ero svegliata con mia madre in poltorna che mi fissiva, come in black swan (dice chi l'ha visto, black swan). ho richiuso gli occhi pensando, aveva ragione la mia psicologa.

il giorno dopo al mare volevo una fetta di pizza, il che ha portato mia madre ha fare uno dei suoi commenti pro anoressia che mi dimostrano che la sua laurea in psicologia l'ha trovata nell'uovo di pasqua. quindi l'ho abbandonata e sono andata in bottega dalla mia amica che convive e lavora appunto in bottega e probabilmente pensa che io sia la sfigata del secolo. in effetti.

il giorno dopo ancora ho giocato a fresbee al parco con la migliore amica del liceo, la quale è in limbo post laurea e vive con i suoi, poverina. forse il nostro problema è che nel limbo ci viviamo dal 2001, altro che post laurea.

l'ultimo giorno c'erano dei cuccioli di golden retriever, e mio fratello mi ha regalato un braccialetto di pietre miracolose, come se avesse saputo che quello dell'autostima mi si è rotto prima di partire. mio fratello che vive nel limbo dal 2000 anche lui, e alla soglia dei 30 anni un pò mi fa paura (ok, moltissimo).

sabato sono partita, e non c'era piu' il sole. l'ho trovato in scozia, dove per gli ultimi tre giorni ho pedalato leggiadra incontrandomi con vari amici e conoscenti. domenica ho persino partecipato ad un pic nic pasquale, con tanto di colomba, come le persone normali.

ora invece è tornato il grigio, e con lui l'ansia di vivere. ho il primo esame tra una settimana, non ho ancora iniziato a studiare. la mia vita mi sembra uno scherzo di cattivo gusto, una farsa poco inventiva. 

come al solito nessuno mi ama, e guardo foto della gente felice su internet per ricordarmi che io invece faccio schifo, e mi merito le malattie cutanee e la solitudine come male minore. come finisce le frasi qualcuno che un tempo conoscevo di persona, yeah.




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