sabato 25 gennaio 2014

piazza, new york catcher, are you straight or are you gay?

è sabato sera e sono a casa da sola, distesa sul divano rosso con la copertina, bel regalo del terribile ex, sulle ginocchia. è da oggi pomeriggio che ho voglia di ascoltare piazza, new york catcher, e ormai so che quando mi coglie questo irresistibile desiderio, vuol dire che voglio lasciarmi andare alla malinconia. quel genere di malinconia che ti fa pensare che forse vale la pena vivere, finchè ci sono cose abbastanza belle da restarci malinconici.

la malinconia che mi mettono le foto delle infanzie altrui. le infanzie hippie che ho appena sfiorato, quelle che forse avrei avuto anche io, fossi nata dieci anni prima. le infanzie hippie di bambini che poi sono cresciuti, bambini che hanno perso i genitori, messo al mondo altri bambini, lasciato le madri dei propri bambini per mettersi con amiche di infanzia, che hanno appena perso i genitori. forse metteranno al mondo altri bambini, forse metteranno la foto del loro primo bacio, che ormai ha compiuto trent'anni, sul comodino, e parleranno per ore dell'india, dei campi di grano, delle loro infanzie hippie, dei genitori che hanno perso. quanta malinconia deve portare, per loro, tutto questo.

non la malinconia depressiva, quella che ti sveglia la mattina presto per ricordarti che non ce la puoi fare, neanche stavolta. quella che ti chiude in una stanza che non riesci mai a lasciare davvero, anche se a volte ti sforzi di uscire, per poi passare il tuo tempo a pensare che non vedi l'ora di tornarci dentro.

mi piacerebbe provare la tristezza buona piu' spesso di quella cattiva, ma forse la verità è che esistono entrambe, e mentre una va accolta come si accoglie qualcuno nel proprio letto per guardare un film, l'altra, quella brutta, va ascoltata, compresa e possibilmente spinta fuori dalla propria casa, come si spinge fuori qualcuno che parla solo di se e non ti chiede mai come stai tu.

ma stasera, almeno per stasera, voglio pensare che esistono davvero, quelle cose per cui vale la pena provare tutto questo dolore. quelle cose che il dolore te lo fanno dimenticare, o ancora meglio, apprezzare. 

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