sabato 10 dicembre 2011

fare thee well miss carousel.

dicono che le ultime settimane siano andate meglio del previsto, tra neve, tempeste e altre condizioni metereologiche meno estreme. townes van zandt è entrato di prepotenza in un immaginario collettivo fatto di giornate passate in casa davanti a dei libri e ad un macbook nero con la batteria fuori uso, portando un pò di sana malinconia in una situazione potenzialmente deprimente nel senso piu' malato del termine.

devo capire dove andare l'anno prossimo, se studiare per un anno in altri continenti non specificati o rimanere in questa città in bilico tra mary poppins e trainspotting. nel 2012 intendo tenermi alla larga da uomini di religione cattolica cresciuti a cavoli e patate in contee rurali dell'irlanda del sud e poi basta, le mie risoluzioni per il momento non si spingono oltre.

temo di fare parte di questo fenomeno che mi dicono sia generazionale in cui praticamente, tipo, cioè, l'idea di volere fare qualcosa/diventare qualcuno è guardata con sospetto. e io infatti non voglio fare nulla e non voglio diventare niente. ripensandoci credo sia una cosa che esiste da sempre e si chiama " voglia di fare un cazzo". ne soffriamo tutti a volte, tranne quelli che hanno sempre bisogno di fare qualcosa per sentirsi realizzati, e io costoro li ho sempre guardati con sospetto.

ieri sera ho deciso di fare la sociale e sono andata non ad uno, ma bensi' due potlucks, senza nemmeno portare cibo! such a rebel! alla prima festicciola a casa di questa coppia ammerigana che se mai cercasse una madre surrogato per i suoi bambini io mi offrirei volontaria ho parlato forse anche troppo con una tipa canadese che sta facendo un phd in children literature: prima abbiamo parlato della nostra comune identità ebraica (o della mancanza della quale), poi abbiamo scorperto che il villaggio di pescatori dove passerà le vacanze di natale e lo stesso dove sono stata recentemente in irlanda (se potessi avere un nichelino per ogni volta che scrivo/penso/dico la parola irlanda...) e infine abbiamo parlato del paesino di montagna in trentino dove, in decenni diversi, io ho imparato l'inglese mentre lei lo insegnato.

tutto questo per dire che il mondo è ancora un posto piccolo e bizzarro e che si, lo so, che non importa quanto lontano andrò dalla mia terra natia, sarò sempre in compagnia di me medesimo perchè ahimè, non c'è, come dire, scampo.

però la gente che ha la mia età e al momento sta facendo un phd/si è sposata/ha sette figli/ha scritto due libri deve un pò morire, cosi' in generale come concetto.

lunedì 28 novembre 2011

the girl with the thorn in her side

certi lunedi' sera di fine novembre dovresti studiare l'arte tardo romana e quindi passi un paio d'ore a rileggere tutte le cazzate che hai scritto su questa desolata piattaforma negli ultimi tre anni e ti rendi conto di quanto la tua vita continui ad essere piu' o meno la stessa anche se tu, per fortuna o purtroppo, non sei la stessa per niente, anche se in realtà sei la stessa in tutto e per tutto perchè ahimè non c'è scampo, is there?

quando hai iniziato a scrivere questo blog avevi diciannove anni e ti eri appena fatta scaricare dal tuo primo fidanzatino, quello dei pranzi dai nonni la domenica e le vacanze insieme da brava coppietta. diamine, quando hai iniziato questo blog avevi fatto sesso solo e soltanto con questo tizio con la barba e gli occhiali che suonava il violino, studiavi scienze politiche nella città con la popolazione piu' anziana d'italia e l'innocenza sulle gote tue, due arancie ancor piu' rosse.

poi ti sei tagliata i capelli corti e per due settimane, in islanda, hai pensato seriamente di essere felice e per altre due settimane, a new york, un tizio con gli occhi verdi si è preso la briga e di certo il gusto di spiegarti una cosa o due sul funzionamento degli organi riproduttivi maschili nonchè femminili. sei tornata in italia per ora di pranzo, i tuoi genitori all'areoporto indossavano tutti e due le crocs e quella sera stessa hai fatto amicizia con una ragazza australiana che forse conoscevi in una vita passata.

poi hai mollato l'università e sei andata in romania per sei mesi, ti è venuta un acne dolorosissima e purulenta e hai iniziato a fare autostop con la tua compagna di stanza tedesca e il tuo amante spagnolo, un'università scozzese frequentata da un tipo che ti piaceva quando avevi 14 anni ti ha accettato e tu hai deciso di frequentarla dopo averla visitata per la prima volta in un giorno di pioggia, dopo aver viaggiato da sola per l'europa per due mesi e mezzo.

poi ti sei trasferita in scozia e ti sei messa insieme a un tizio irlandese molto piu' grande di te che pensava di essere gay e anche se avresti dovuto lasciarlo dopo un mese te lo sei tenuto per un anno e sei giorni, finchè lui non è andato in india a trovare se stesso. una settimana dopo hai conosciuto un altro tipo irlandese perchè i tuoi cerchi si chiudono sempre e a quanto pare misuri la tua vita in base agli uomini che ti fai perchè alla fine ci sarà un motivo per cui tutte quelle canzoni parlano d'amore. mica parlano di carriere e viaggi e politica estera.

in questi tre anni non hai capito cosa vuoi fare della tua vita, hai fatto nuove amicizie di cui non molte sono sopravvissute, hai mantenuto i contatti con le tue vecchie amiche, hai seppellito il tuo vecchio cane nero di nome kiwi e ne hai acquisito un altro biondo di nome papaya, non hai mai superato la tua dipendenza dai mommyblog e credi ancora nell'astrologia. non hai imparato a scrivere meglio e i tuoi disegni sono sempre puerili. hai letto libri, ascoltato musica, sperimentato con un paio di droghe, hai visto molti film e non hai versato poi tante lacrime, considerate le risate che ti sei fatta. hai smesso di mangiare carne e hai imparato a cucinare quelle cose macrobiotiche che ti piacciono tanto.

non è morto nessuno vicino a te, non è nato nessuno.
la voglia di studiare non è mai arrivata, la voglia di morire c'è stata spesso. la confusione non se n'è mai andata, l'inquietudine neppure. sei andata da uno psicologo per qualche mese e al momento te la cavi abbastanza bene, anche se ti fai ancora parecchio schifo e ti senti ancora molto sola, a volte, e incompresa, ma soprattutto sola.

sei ancora tu, tre anni dopo, hai dei vestiti che ti si addicono di piu' e vai a tanti concerti. riesci a tenere la tua pelle sotto controllo anche se la tua vita sentimentale è ancora un disastro. vivi in un posto in cui piove sempre ma almeno non c'è rischio di passare il sabato sera in pizzeria.

cosa c'era di tanto male nell'andare in pizzeria tutti i sabati sera non te lo ricordi, ma tutto sommato la tua vita è andata cosi' perchè decisamente cosi' doveva andare e sei sicura che alla fine (quella fine su cui ti interroghi cosi' spesso) guarderai indietro e dirai: certo, ovvio, non poteva andare diversamente.

e comunque, sticazzi, non è mica facile essere te.
non è mica facile essere.

sabato 26 novembre 2011

like an appendectomy, sans anesthesia

mia madre che in teoria dovrebbe essere una proto femminista mi dice: se ti manca scrivigli, oppure trovatene un altro invece di dirmi: sei forte e indipendente, non hai bisogno di uomini come quelli nella tua vita. la mia migliore amica si abbarbica ai miei accoglienti fianchi e si fa trascinare a casa ubriaca dopo avere finalmente discusso con quello che ormai da maggio è il suo ex e io rimango sveglia ad ascoltare il suo respiro nel caso avesse un attacco di panico, anche se in realtà non ho la minima idea di come intervenire. i miei ex coinqulini vanno a nuotare insieme, uno dietro l'altra, pallidi e britannici. la tipa di 36 anni innamorata dell'ultimo ragazzo che ho baciato scrive un blog praticamente dedicato solo a lui e io non riesco a smettere di leggere perchè in fondo ha ragione lei e anche io faccio parte del magnifico club delle donne psicolabili, le vostre madri vi avranno messo in guardia su di noi. il mio blog anonimo non raccimola neppure quello sporadico commento tipo "non capisco come minchia funziona il tuo cervello, però mi piace come scrivi" e io confesso al mio terapista che ho paura di essere bipolare.

compro maglioni e giacche pesanti e vitamina d super potente, ascolto musica anni 80 non tanto bella che di certo non aiuta questa strana sensazione che sento tra la bocca dello stomaco e le cellule gliali ormai da un bel pò. controllo su couchsurfing le sue numerose ragazze e mi ritrovo ad invidiare le sue amiche piu' delle sue amanti perchè l'unico uomo che mi ha mai definito "la sua migliore amica" aveva quindici anni e si fumava cinque bonghi al giorno e mi baciava sempre il collo mentre mangiavamo milioni di brioche alla nutella in piena fame chimica e se fossi stata meno psicolabile avrei colto l'occasione per perdere la mia verginità a 14 anni con un bel ragazzetto con gli occhi verdi ma invece direi che è andata diversamente.

(l'ho appena aggiunto su facebook e a quanto pare sta insieme ad una ragazzetta del suo liceo, e ormai il liceo l'abbiamo finito tutti da un bel pò di anni quindi direi che è ora e tempo di metterci una pietra sopra, o anche duecento).

tutto questo per dire che il male di vivere è vivo e lotta insieme ma soprattutto contro di noi, e amare qualcuno non vuol dire che questo qualcuno ami te, e il suo cuore è inaccessibile, e lui ha detto che non voleva vedermi perchè gli avrei ricordato quanto era felice quanto stava con me, e secondo me tra di voi c'era un magnetismo che non è facile da trovare, e nei miei sogni sei dentro di lei gonfio e magnifico e lei non ha faccia e la verità è che anche se non hai mai baciato nessuno un giorno qualcuno will perform oral sex on you.

l'unica cosa in cui credo al momento è che certe cose suonano meglio in inglese.

nella prossima vita esigo rinascere mormona.

giovedì 24 novembre 2011

snakes in the grass

questa sensazione di spossatezza diffusa e costante mi indica che l'inverno è finalmente arrivato, in questa fredda e bagnata landa desolata chiaramente non adatta al sostentamento della vita umana. insieme al gelido vento del nord è arrivato anche il nemico numero uno degli immigrati provenienti da terre amiche della sopravvivenza del genere umano: il buio. il buio che arriva verso le tre e mezzo di pomeriggio, quando il pranzo che ormai consumo alle dodici da brava svampita britannica è appena stato digerito dal mio intestino tenue. il buio che quando arriva te lo senti dentro le cervella, ti offusca i pensieri e inibisce le mie già non molto elevate capacità motorie.

la vita va avanti anche al buio, basta riempire due bottiglie di acqua calda, ingerire pastiglie di vitamine d come fossero smarties e concentrarsi sulle piccole gioie quotidiane che l'inverno ci regala. anche se essendo io ebrea le gioie del natale non mi riguardano, ed essendo io anche un pò agnostica e mangiarabbini, anche le gioie di hannucka mi riguardano molto poco.

per entrare nello spirito delle feste oggi che è il giorno del ringraziamento voglio rivolgere la mia gratitudine alle mie amiche, che mi portano ai concerti e da ikea sotto la pioggia gelida e mi ascoltano quando parlo dei miei amanti irlandesi e del mio male di vivere generalizzato. voglio ringraziare gli dei dell'olimpo o chi per loro per questa stanza con le assi di legno e per i biglietti gratis ai concerti e per l'educazione universitaria gratuita e per i soldi del bisnonno, che sono una maledizione finchè voglio ma senza di essi sarebbero cazzi amari, come si suol dire.

a circa due minuti di pioggia costante da qui, ad esempio, ci sono le tende che ospitano coloro che in questo momento stanno occupando un pezzo di parco per richiedere un mondo migliore mentre io passo le giornate andando dal mio terapista e poi a yoga manco fossi una casalinga di sinistra che cucina le ricette del guardian e va in vacanza in toscana. mentre io vado all'ikea in autubus e guardo in silenzio una madre con passeggino scozzese mezza matta che se la prende con una madre con passeggino pakistana che avrà circa sei mesi piu' di me.

mi piacerebbe un giorno imparare a godermi la vita senza inutili sensi di colpa, o magari diventare una persona in sintonia con il mondo che vive un'esistenza altruista e gratificante. ma per il momento questo è quello che passa in convento: bottiglie dell'acqua calda, esami per i quali non sarò mai preparata, uomini per niente interessati a instaurare mature relazione basate su reciproco affetto e stima con la sottoscritta e beni di consumo ikea che non sopravviveranno al prossimo inverno, ma tant'è.

martedì 22 novembre 2011

my girl is the queen of the savages

poi rob breszny posta questo:

"All my life I have longed to be loved by a woman who was melancholy, thin, and an actress," wrote 19th-century French author Stendhal in his diary. "Now I have been, and I am not happy." I myself had a similar experience -- craving a particular type of women who, when she finally showed up in the flesh, disappointed me. But it turned out to be a liberating experience. Relieved of my delusory fantasy, I was able to draw more joy from what life was actually giving me. As you contemplate your own loss, Cancerian, I hope you will find the release and deliverance I did.

e io capisco molte cose sullo stato attuale della mia vita. una vita che ho appena trasferito in una stanza nuova, che ho finito di decorare ieri sera e che mi piace parecchio. una stanza che non ha mai ancora visto una amante o anche solo un membro del sesso maschile e meglio cosi' perchè al momento ho bisogno di un luogo solo mio, dove potermi impanicare per la mole di lavoro arretrato che mi attende prima degli esami e per tutte le altre cose fanno mi venire l'ansia.

tipo questa tipa americana di 36 anni innamorata dell'irlandese che sono appena andata a trovare che mi ha scritto una mail piena di commiserazione non richiesta e per niente necessaria in cui dice che si, ci innamoriamo tutte di lui, e fa male, ma poi passerà e nel frattempo prenditi cura di te, pensa che io con lui non ci ho nemmeno mai limonato.

e infatti, carissima, io credo che il tuo problema sia che non ci hai mai limonato. il fatto che lui non ci sia stato nonostante le tue insistenze ti ha ridotto in uno stato di ossessione che io comprendo benissimo, ma che avendo avuto l'onore di avere rapporti pre matrimoniali con l'oggetto del tuo desiderio, posso affermare con sicurezza di non condividere.

si, ok, sto ascoltando i magnetic fields in repeat da due giorni perchè lui aveva una maglietta con scritto su ascolta i magnetic fields, ma credo che per questa volta darò retta a rob breszny e me lo metterò via, questo ideale dello scorpione appassionato di film e musica e cucina vegana, per vedere cosa succede se do una possibilità ad altri tipi di uomini, magari uomini meno self obsessed e, che ne so, con un minimo di talento a letto.

anche se gli scorpioni me li terrò buoni per le dritte musicali e le ricette vegane.

amen.

venerdì 18 novembre 2011

you don't have to be a scientist to do experiments on your own heart

sono le 23 e 23 di un venerdi' sera di metà novembre. la maggior parte delle mie cose giace ora su questo stesso letto dal quale sto scrivendo, in una stanza che ho visto per la prima volta una settimana esatta fa e che ora e quasi mia.
una settimana fa ero ancora senza casa, ma il mio quinto senso e mezzo mi rassicurava dicendo "andrà tutto bene". e in effetti da quella sera è davvero andato tutto bene: ho mangiato una zuppa da sola al mio solito pub vegano, ho perfino attaccato bottone ai miei commensali, poi io e la mia amica m. che porta il nome che voglio dare a mia figlia siamo andate a un art opening, abbiamo bevuto a gratis e incontrato gente che ci sta abbastanza indifferente con cui chiaccherare. mentre camminavamo verso la galleria dopo esserci perse un paio di volte abbiamo persinovisto una coppia che faceva all'ammore dalla finestra di una bagno, in controluce. nello stato psicofisico in cui ci trovavamo la cosa ci ha fatto un certo effetto.

poi siamo andate a bere una cioccolata calda e ho ricevuto un sms che mi comunicava la fine imminente della mia condizione di senzatetto. otto ore dopo ero in irlanda, su autobus che attraversava i verdi prati portandomi da questo irlandese che non sarà mai il mio ragazzo mentre quell'altro irlandese che lo è stato per un anno è da qualche parte in india a fare chissà cosa. non è stato facile accantonare il senso di colpa per questa piccola rivincita (per non usare la parola vendetta) ma la purezza d'animo non è mai stata il mio forte, anche se a volte riesco a convincermi del contrario.
sono stati giorni strani, di sabbia e sole, di maratone di film di thora birch, di making out sessions soddisfacienti e love making sessions cosi' cosi', di maglioni a collo alto per coprire i segni dei morsi dagli occhi cattolici dei genitori irlandesi e da quelli di gesu' cristo appeso fuori dalla stanza nella quala sgusciavo la mattina quando suddetti genitori andavano a messa. son cose.

e ora ho tre coinquiline giovani e belle con nomi carini e segni di terra, che studiano tutte architettura e già mi piacciono un bel pò, il che è molto bene. e i cambiamenti di cui parlava rob breszny mi spaventano solo un pochino, per il resto credo quasi di essere pronta.

lunedì 7 novembre 2011

I never knew I was a loveeer

per una settimana ho dormito a casa dalla mia amica g. che è di milano e studia teatro e filosofia e se non esistesse non solo bisognerebbe inventarla ma bisognerebbe pure mettere fine alla mia esistenza. da ieri sono ospite nel salotto della folle casa comunale del mio ex moroso, che in questo moemento è da qualche parte in india. è strano dormire qui senza di lui, mangiare qui senza di lui. ma alla fine a volte è strano andare al parco senza di lui, quando mi siedo su una certa panchina. è strano affrontare le situazioni difficili senza di lui.

mi ripeto il mantra del post break-up: non è lui che mi manca ma l'idea di lui.

purtroppo questa regola non la posso applicare alla mia condizione di nomade senzatetto: è proprio una casa che mi manca, non l'idea di avere una casa. stranamente a volte in questo pazzo autunno mi sento felice. spesso, anche. ok, magari non felice felice, ma serena si. amichevole anche se non ho palle di uscire a ubriacarmi, tranquilla anche se avrei molte cose di cui preoccuparmi. che poi la mia ansia spesso è connessa all'assenza di cose di cui preoccuparmi. le crisi mi si addicono. sarà che sono add.

sabato mattina all'alba dovrei andare in irlanda. ho comprato due maglioni verdi (usati, ovviamente) apposta.

spero solo di trovare casa, e con essa un briciolo di calma interiore.

a volte quando sono i cucina con persone che conosco da un anno o da un mese mi accorgo di essere una persona vera. non una ragazzina che si limita ad imitare gli amici piu' grandi o il proprio fratello maggiore, ma il risultato quasi finale di anni e anni di questa roba qua.

altre volte mi manca la mia mamma e vorrei tornare a casa a dormire sul letto dei miei genitori, come quella volta che c'erano i miei amici in terrazza e io avevo bevuto troppo e mi sono buttata tra mia madre e mio padre, con la gatta da una parte e la papaya dall'altra e abbiamo riso e siamo rimasti cosi' per un pò prima che io mi trascinassi sul divano in salotto.

e poi l'irlandese si è incazzato perchè in fondo era un idiota.

domenica 30 ottobre 2011

brain damage

rob breszny questa settimana ha detto che per halloween mi dovrei travestire da persona che cercava le chiavi magiche e ora le ha trovate, perchè nelle prossime settimane tutte le porte si apriranno davanti a me. inizio a pensare che il destino si stia prendendo gioco di me perchè stamattina verso le quattro il mio coinquilino a iniziato a tirare uno scarpone da neve contro la porta della mia stanza. la porta della mia stanza che ora porta i segni di questo attacco, quindi non è possibile che me lo sia sognato.

il mio coinquilino biondo che ieri ha dato una festa senza dirmi niente, ben sapendo che a)ero a casa e b)cercavo di dormire perchè ho un cazzo di essay da consegnare mercoledi che devo ancora cominciare. perchè lui ha finito i suoi essays settimane fa, anche se sono per la fine di novembre, come ci ha tenuto a farmi sapere ieri sera quando i nostri rapporti erano ancora civili. poi io ho osato lamentarmi perchè questa tipa che lui si voleva scopare stava cantando leona lewis al karaoke da circa due ore senza sosta e io, nel buio della mia cameretta finanziata da mia madre ma comunque pagata cara, iniziavo a contemplare un omicidio di massa.

si vede che il mio immaginare omicidi di massa è un modo piu' sano di incalanare la rabbia, perchè certa gente preferisce bere in abbondanza e poi tirare scarponi, che se fosse stato mio fratello quando eravamo giovani glielo avrei ritirato dietro e sarebbe finita li, ma nella situazione di minoranza in cui mi trovavo l'idea di affrontare un gruppo di tizi scozzesi ubriachi fuori dalla mia porta non mi ispirava molto. vi risparmio le battute di dubbio gusto che ho sentito pronunciare dietro quella porta, ma vi assicuro che ho avuto paura. e avere paura quando sei nel tuo letto, in camera tua, non è per niente piacevole. perchè dove puoi nasconderti? dove puoi rifugiarti? chi puoi chiamare alle quattro di mattina?

poi l'irlandese mi ha mandato una mail dall'india e gli ho detto di chiamarmi e alla fine mi ha consolato dalla stazione dei treni di mumbay, perchè la mia vita è bizzarra.

facciamo che certe porte è meglio se rimangono chiuse, rob.

martedì 25 ottobre 2011

e tu vedi come un sogno la normalità

gli afterhours, ah gli afterhours. mi ero dimenticata quanto gli afterhours si sposino bene con il post break up. ah, quanti ricordi. ah.

vivere male, prima o poi ti fa male.

alla fine ieri sera tutte quelle cose che ho scritto nell'ultimo post non mi hanno fatto dormire la notte. e so che l'ho già detto, ma questa cosa del non dormire la notte non va per niente bene. sembra quasi voler confermare il fatto che io forse non sto tanto bene, che finchè era un concetto immaginario senza conseguenze psicofisiche tangibili poteva anche starci, ma se inizio a dimagrire e a non dormire e a spendere soldi che potrei destinare allo shopping sfrenato in terapia, allora no, cazzo, non è piu' tanto divertente questa storia del male di vivere.

e sapete perchè scrivo queste cose qui sull'interweb invece che su una moleskine che fa molto vintage? perchè l'altro giorno ne ho riletta una e, minchia, tutto quello che scrivo è una copertura della mia stessa infelicità. ogni singola riga mi appare ancora piu' dolorosa di quanto in effetti sia, e non per le cose che dice, ma per quelle che cerca di non dire. per risparmiare ad un pubblico immaginario quanto miserabile sia la mia privilegiata esistenza di giovane donna medio borghese. per risparmiare alla me stessa del futuro o alla me stessa del presente la verità sulla sua stessa fottuta vita.

questo non è quello che vorrei per me.

io per me vorrei solo dormire la notte, ed essere magari un pò felice di quello che ho. e magari avere un pò meno cose e piu' persone o piu' meglio persone.

ma la verità è che la gente sta male.

io, di sicuro, al momento, sto male.

lunedì 24 ottobre 2011

such a relief to be objectified

il tempo che passa, gli anni che volano e i pomeriggi che sembrano infiniti, una frase letta su un diario quindici anni fa e ancora ci pensi. la gente che viene e la gente che va, gli oroscopi di rob breszny e le canzoni di jeffrey lewis, i mommyblogs e i social networks, i coinquilini stronzi e gli appartamenti vuoti, le amicizie casuali che promettono bene ma non si approfondiscono mai, le amicizie profonde formate nell'arco di due giorni con persone che come te non sono in grado di sostenere la propria stessa intensità, la gente stupida, la gente molto stupida, la gente stupida cool e la gente stupida geek e l'idea che probabilmente si, anche tu sei una di loro. una persona stupida. che dice e fa cose stupide, e ne pensa anche di peggio.

le cene a base di zuppa, tornare a casa attraversando il parco quando fa buio, l'ansia che fa venire i brufoli, l'istruzione scadente che ti ruba gli anni e anche i pomeriggi, i bambini felici di summerhill e le scuole steineriane, i lavori estivi e le internships al moma, i curriculum vitae e le lettere di raccomandazione, gli uomini delle campagne irlandesi con i loro tenerissimi accenti, le ragazze che portano il nome che vuoi dare a tua figlia e assomigliano pure un pò a come te la immagini. la politica e le bottiglie di plastica e il pane fatto in casa e le residenze artistiche in uruguay e l'autostop, il woofing e couchsrufing. lavorare gratis e ascoltare musica su grooveshark. la gente che muore e ti ricorda che in effetti potresti anche morire.

le soluzioni che sono alla base dei problemi, le aspirazioni e le ambizioni e le passioni e le depressioni e la mancanza cronica di segni di terra nel tuo tema natale. e la luna in scorpione, oh, la luna in scorpione. l'india e san francisco e il paesino dove sono cresciuta prima che costruissero l'auchan e l'ospedale e la piscina rialzata. the dispossessed e il senso della vita, la queer theory e il gay club e le coinquiline lesbiche e la libreria dell'università. il tempo che continua a passare e continua ad essere un concetto umano piu' che altro.

we are just a natural thing, just like anything.

mercoledì 19 ottobre 2011

isn't it ironic

da dove cominciare? ah si, dall'universo. avete presente l'universo? l'universo che quando vi vede in difficolta' non vi manda una soluzione ma bensi' un ulteriore problema, cosi' almeno vi distraete. ecco, l'universo recentemente deve aver notato che tipo non dormo piu' la notte come una persona normale e altre cosette del genere, e in tutta risposta mi ha mandato un couch surfer irlandese.

secondo il principio del libero arbitrio sono io che ho accettato la sua richiesta, pensando che sarebbe stato quanto meno buffo ospitare un irlandese dal capello nero e l'occhio verde una settimana dopo averne rimesso in liberta' un altro. ah, come appare chiaro, rileggendo queste righe, quanto lo scopo ultimo della mia esistenza sia distruggere la stessa. ipotesi peraltro largamente confermata dal mio inquietante tema natale.

se poi consideriamo che il piu' recente irlandese rientri, in ordine sparso, nelle seguenti categorie: scorpione, vegano, film maker, per nulla gasato, gentile ed aperto, per niente prono a commettere atti impuri con la sottoscritta potete capire come l'infelice situazione nella quale mi trovo dal giorno in cui l'irlandese problematico e' partito non sia stata esattamente migliorata da lunghe ore di profondo scambio di idee e piacevoli passeggiate per le strade di questa citta'.

se poi aggiungiamo a tutto questo la Sindrome, l'insonnia e il surriscaldamento globale, potete facilmente capire che cosa io pensi dell'universo in questo momento.

che io possa rinascere su annares (dove quando la gente vuole copulare si rivolge al partner prescelto chiedendo, semplicemente "ti va di copulare") invece di passare i miei mercoledi' mattina ad accompagnare alla porta questi cazzo di irlandesi con gli occhi che sembrano verdi che in realta'non lo sono.

mercoledì 12 ottobre 2011

and then he's gone

te ne sei andato da sei ore e quarantadue minuti, but who's counting.
mi sono svegliata con te alle cinque e trentadue e ti ho ascoltato muovere le tue cose rumorasamente in cucina. quello zaino piccolissimo che hai comprato solo ieri, i piatti della colazione. fuori pioveva forte e il letto era ancora caldo. mi sono alzata per fare la pipi' e ti ho accompagnato alla porta, ci siamo salutati velocemente, erano le sei e un taxi ti aspettava, fuori.

poco piu' di un anno fa la mia amica lucia è venuta a trovarmi qui in scozia prima di tornare nella sua natia australia. ha preso un taxi verso l'aereoporto alle quattro di mattina e io l'ho accompagnata fuori, abbracciandola in pigiama a piedi nudi sull'asfalto. se ti fossi per qualche motivo svegliato alle quattro anche tu, quella mattina, ci avresti viste dalla tua finestra, ma invece dormivi. l'avrei accompagnata in aereoporto se non fosse partita cosi' presto. ti avrei accompagnato fino alla stazione degli autobus se non fossi partito cosi' presto. ma invece sono tornata a dormire.

ieri sera ho realizzato che in teoria potremmo trovarci in malesia, io e te, alla fine di marzo. non costerebbe troppo e forse lo potrei pure giustificare. se avessi un lavoretto, come lo chiama mia mamma, mi sentirei meno in colpa. se fossimo una coppia vera l'avrei già comprato, un biglietto per venirti a trovare.

ma questo è il tuo tempo per viaggiare, e questo è il mio tempo per fare quelle cose che continuo a non fare.

te ne sei andato da sei ore e cinquanta minuti, e quando mi sono riaddormentata ho sognato che ero in ritardo per l'appuntamento con il mio analista. e quando mi sono svegliata il frullatore non funzionava piu'.

è ironico, sai, che il frullatore abbia smesso di funzionare quattro ore dopo la tua partenza.

sabato 1 ottobre 2011

so not what i wanted.

la prima volta che è successo era la fine di maggio e avevo passato la giornata ad edinburgo con il mio ex amante spagnolo e uno chaperon nord irlandese amico comune. avevo bevuto una coca cola di troppo, il paesaggio in treno mi aveva esaltato, il mio irlandese mi aveva tirato una delle sue scene e morale della storia, mi sono ritrovata alle sei di mattina, completamente sveglia. quella volta ho capito come iniziano le guerre.

la seconda volta era settembre, uno dei miei ultimi giorni in italia, il primo giorno da sola dopo visite varie. mio padre era nel mezzo di una maratona televisiva che probabilmente è ancora in corso as i write, e io ho pensato bene di unirmi alla sua follia e sono rimasta sveglia fino alle sette leggendo un simpaticissimo libro sulle morti in carcere. quella volta ho capito che le guardie sono davvero infami.

poi ieri ho bevuto un caffè, il primo dopo un sacco di tempo, c'era un ondata di caldo che ora per fortuna è passata e piove di nuovo sui nostri capelli appena lavati, l'irlandese mi ha tirato una delle sue scene, ed essendo io vicina ad un esaurimento nervoso per vari motivi tra cui la partenza di suddetto irlandese per l'india tra dieci giorni, mi sono addormenta forse alle cinque e mezza, forse dopo. questa volta ho capito che certe cose non si possono rimandare in eterno, tipo scaricare certi irlandesi dopo un anno giusto di scene.

sono brutte, queste notti insonni. si apre una porticina, verso le tre e un quarto, ed e' facile facile scivolare giu', e ancora piu' giu', e piangere fino a che le coperte non sono coperte di muco, o grattarsi fino a che le punture di zanzara non lasciano cicatrici profonde, ed elencare i propri fallimenti finchè non ammontano alla somma totale della tua vita nella sua interezza, e la voglia di viverla, questa pietosa esistenza, un pò ti passa.

sono strani, i giorni che le seguono. un momento si è eccitati e capaci di tutto, poi bum, si è un mucchietto di ossa ai piedi del letto.

e io vorrei essere in riva al mare. vorrei avere di fronte a me spazio aperto, non lo schermo di un computer.

ma almeno stanotte dormirò.

martedì 27 settembre 2011

a century of fakers

dopo settimane senza internet approda a grande richiesta del coinquilino tamarro la connessione anche in questa casa fucsia, e come si dice in questi e molti altri casi, mò sono cazzi miei. dovrò radunare ogni frammento di autocontrollo per studiare cose di cui non me ne frega molto invece di perdere tempo su internet spiando le vite altrui, io che non ho nemmeno mezzo pianeta in un segno di terra e quindi vivrò un'esistenza inconcreta e fluttuante senza lasciare prova tangibile del mio passaggio alle generazioni future (a parte quei due tre milioni di quintali di anidride carbonica che mi impegnerò a produrre).

tra due settimane l'irlandese se ne va e non ritorna piu', il treno delle sette e trenta un cuore di metallo senza anima etc. etc. anche se in realtà lui ritorebbe pure, tra sei mesi, o cosi' dice, ma io ho deciso che non mi sembra il caso di giocare alla relazione a distanza viste le premesse del caso, e se poi quando torna ci ricasco, bè, allora non mi sa che me la dovrò mettere via. ieri era il suo compleanno, quindi per le prossime due settimane io e lui vivremo in decenni diversi delle nostre esistenze, che mi sembra un simbolo molto potente di come stanno le cose. cioè, io se tutto va bene dovrei compiere trent'anni nel 2019, signori e signore, il 2019. mi sembra un pò lontanuccio come anno, anche se dentro di me io credo che i trent'anni saranno il mio fottuto-prime. ecco, se il mondo sarà ancora qui e la razza umana con lui e questo blog da qualche parte nell'etere con lei, potrò rileggere queste parole e mandare la me stessa del 2011 a farsi un giretto nel mondo reale.

sabato, come parte del week end di celebrazioni per il del'irlandese compleanno, siamo andati tutti al parco giacchè c'era il sole (che qui il sole non c'è mai NdR), e ci siamo bevuti il thè coi funghetti.

si, lo so, lo so, io non sono la persona adatta per prendermi la droga (inserire accento romagnolo), ma i tempi che corrono mi spingono a fare cazzate eppoi non sono mai stata una che se tutti si buttano dalla finestra lei no, ci mancherebbe. quindi ho preso sti funghetti, in ritardo rispetto al gruppo perchè ero titubante, e dopo mezz'ora che mi erano saliti (ovviamente nel momento in cui mi ero seduta a mangiare una torta biologica al caffè biologico del parco) arrivano i poliziotti nelle nostre vicinanze e io me la fuggo lasciandomi alle spalle dieci tizi strafatti che non riescono a slegare la slack line dagli alberi.

(sporchi hippie).

quindi niente, ho scoperto che gli alberi sono fichissimi, ma lo sapevo già, e che i cani piccoli e brutti fanno crepare dal ridere, ma anche questa era cosa a me nota. non ho raggiunto grandi conclusioni sul senso della vita, a parte che l'irlandese è uno stronzo perchè non era li' a guardare il tramonto con me, e che la mia amica g. è la migliore perchè mi ha portato la copertina verde e l'acqua e non se l'è presa nemmeno quando le ho detto che era diventata arancione.

poi gli alberi sono tornati fichi ma non fichissimi ed era ora di cena.

se siete ebrei, buon anno nuovo.

domenica 11 settembre 2011

scars in the country, the summer and her

pensavo non sarebbe finita mai, quest'estate, e invece tra una settimana ricomincerò a fingere di studiare in quel dell'uggiosa e grama scozia. come si dice in questi e molti altri casi, voglia di vivere saltami addosso. l'estate è finita e la coperta è tutt'altro che gelata. la coperta è caldissima, anche perchè il cane di nome papaya passa le notti a cercare di conquistare il mio cuscino mentre io mi gratto le duecento punture di zanzara che ben s'intonano alla mia ansia di vivere. quest'estate lunghissima e divisa in mille parti per sopravvivere al tedio, non è stata molto piacevole. ecco, l'ho detto. quest'estate ha fatto un pò schifo. e se lo scrivo adesso che ho un cane addormentato sulle ginocchia e i capelli pieni di sabbia, vuol dire che non è solo il mio perenne malessere interiore a parlare. è la ciclicità della vita, è che l'estate non è mai stata il mio forte in ogni caso.

oggi ho guardato due cani giocare nel mare con i propri padroni e fra di loro, scattanti, gioiosi e selvaggi. il mio cane di nome papaya stava seduto accanto a me su un scoglio e anche lei li guardava. lei che ha paura del mare e paura degli altri cani e paura di tutto, osservava quei cani felici da lontano e io come sua umana di riferimento mi sono sentita il dovere di prendere la decisione, li e subito, di amarla per quello che è, una biondina barbuta e pavida, accettando che forse non giocheremo mai insieme nel mare cosi' senza pensieri. magari faremo altre cose altrettanto belle, magari un giorno lei avrà meno paura. ma anche se cosi' non fosse, amen, un cane che non rientra negli standard canini che questa società ci vorrebbe imporre non è meno bello, non è meno cane.

l'estate è passata senza troppi giorni vuoti, senza grandi intoppi. mi dispiace non avere fatto nuove amicizie, mi dispiace che rivedere vecchi amici non sia una cosa cosi' semplice, a volte. visitare luoghi nuovi è molto piu' facile che ritornare in altri già vissuti, soprattutto quelli dove cose belle sono accadute. e cose belle sono successe anche quest'estate, solo che io ero un pò piu' ingabbiata del solito nelle mie incertezze e nei miei malumori.

anche io come papaya faccio fatica ad interagire con i miei simili, preferisco rimanere a guardarli da lontano, seduta accanto a qualcuno di cui già mi fido. devo solo fare uno sforzo in piu' per ricordarmi che questo non mi rende meno bella, meno umana.

e ora se mi scusate vado a farmi quella ceretta che avrei dovuto fare dieci giorni fa e che ora è del tutto anacronistica e superflua.

sabato 20 agosto 2011

landlocked blues

lunedi' mattina ti svegli su un divano a belgrado, nell'appartamento dei tuoi sogni; ti svegli perchè hai sternutito e il gatto psicotico di i. l'ultima volta che hai sternutito ha cercato di ucciderti e ci vorrà ancora molto tempo prima che i tuoi sternuti non siano accompagnati dalla paura di morire. i. dorme sul suo materasso per terra nel soppalco e tu sali le scale e ti distendi accanto a lui. due giorni prima avete passato un pomeriggio a cantare i'm wide awake it's morning nella sua interezza, leggendo i testi dall'album cover seduti sulla stessa sedia gialla, ma adesso sono quasi le sette e tu e caro dovete arrivare in italia entro sera, in autostop.

un paio di ore dopo tu e caro attraversate l'autostrada sotto il sole correndo, con gli zaini e la tenda e i pezzi di cartone che hai recuperato dalle immondizie (è diventato il tuo sport preferito, recuperare cartone dalle immondizie). alzate il vostro cartello con scritto sopra italia accanto a un piu' realistico zagabria e dopo cinque minuti si ferma una macchina targata i e un tizio di crema, provincia di cermona ti chiede "italia dove?" e tu rispondi "dovunque, buonuomo". e cosi' arrivate in isola giusto in tempo per comprare il gelato dal jamaicano, che ha girato il mondo in autostop per 2 anni e mezzo e quando vi vede con gli zaini in spalle gli brillano gli occhi e il gelato ve lo offre lui.

martedi' mattina ti svegli in un letto dove una volta c'era un divanetto rosso, in quella che era la sala da pranzo dei tuoi nonni e ora è camera tua, ma anche lo studio di tuo padre. ti svegli e fai colazione e coccoli il tuo gatto che vive con voi da quando abitavate ancora in campagnia e giochi col cane di nome papaya che è nata lo stesso giorno di i. trent'anni dopo, ad halloween, e ha la sua stessa barba, e l'andatura storta e le gambette magre che stonano un pò con le spalle larghe.

un paio di ore dopo tuo padre ti accompagna in aereoporto e sbaglia uscita in autostrada e dopo avere attraversato cinque paesi in autostop per essere a bologna prima delle cinque, rischi di perdere l'aereo perchè vi ferma la stradale. quando arrivi in scozia fai amicizia con una coppia sui trent'anni con figlia a seguito, e va a finire che ti pagano il taxi fino a casa dell'irlandese.

mercoledi' mattina ti svegli in un letto freddo, in una stanza umida. il tuo sesto senso aveva ragione e l'irlandese ti ha accolto con una sorpresa: il 14 di ottobre parte per l'india, e tu che è dall'8 ottobre dell'anno scorso che vivi sotto il peso dei problemi emozionali di questo tizio con gli occhi verdi, intravedi all'orizzonte la libertà: una libertà che fa paura, fatta di notti fredde e chissà cos'altro. ma pur sempre una libertà.

un paio di ore dopo vai a vedere la tua nuova casa, che dividerai con un tizio biondo che ha una passione per elvis e che guevara e ha dipinto i muri della sua entrata di fucsia. e pensi che è da quando hai 17 anni che non vivi nello stesso posto per due anni consecutivi, e dopo 22 anni penseresti che mi sono abituata allo spin, ma sembra solo peggiorare se mi fermo in un posto, quindi continuo a girare intorno o andare via o scrivere cose che quando le rileggo inizio a capire perchè la gente non ci credo quando dico che sono italiana (cioè, cinque persone negli ultimi due mesi, che proprio non volevano crederci, io che ho fatto il classico e dovevo essere la classe dirigente del futuro).

sabato sera torni prima del previsto da edinburgo perchè hai una bronchitella latente, ci eri andata a chiaccherare per un paio d'ore con una ragazza svedese bellissima conosciuta in islanda nella famosa estate del 2009. le hai raccontato del tuo ragazzo che va in india e di quell'altro ragazzo che sta a belgrado e lei ti ha raccontato del suo ex islandese che si è rimesso con la sua ex, e di questo ragazzo inglese che fa il sidro nel somerset e di una testa di cazzo che ieri sera si è infilato nel suo letto senza esserci stato invitato. la tua camera e l'ingresso fucsia sono ancora pieni della tua roba sparsa e la tua ansia di vivere è a livelli alti ma non allarmanti, la tua confusione mentale idem.

tra un paio d'ore starai dormendo.

lunedì 1 agosto 2011

torino

l'altro giorno sono arrivata a torino in autostop dalla francia in compagnia di due ragazze italiane che vivono entrambe a bruxelles (ma che non si conoscevano prima dello scambio al quale abbiamo partecipato per tre lunghe settimane). una di loro è di torino e visto che una signora fashion ci ha lasciato sotto casa di suo nonno siamo finite a mangiare gelato offertoci da un signore di 76 anni con sospetti problemi di alcolismo che, come ogni nonno che si rispetti, ci ha parlato per ore di cose sicuramente molto interessanti, ma di cui noi dopo sei ore di autostop sotto il sole, non capivamo poi molto.

è sempre bello quando le persone ti fanno entrare nella proprio auto, o nel salotto di loro nonno, anche solo per un pomeriggio di luglio. ti lascia addosso un senso di tenerezza nei confronti del genere umano che raramente ti permette di entrare nel suo piccolo mondo privato, ma quando lo fa ti regala una cosa inestimabile: la consapevolezza che siamo piu' o meno tutti uguali, e piu' o meno tutti piu' buoni che cattivi.

a torino ci sono andata spesso negli ultimi anni, a trovare la mia amica g. io e g. ci siamo conosciute in un'aereoporto: io avevo addosso una maglietta rossa degli strokes comprata proprio a torino, con la quale volevo rendere nota al mondo la mia coolness, g. aveva lunghi capelli biondi e una maglietta rosa che non la faceva per niente rientrare nelle categorie di persone con le quali io, dall'alto dei miei molto profondi 17 anni appena compiuti, desideravo interagire.

ma g. aveva al collo un pezzo di carta sul quale lessi il nome di austin e il mio cool radar, mosso da quelle onde elettromagnetiche chiamate destino, mi spinse a rivolgerle la parola. mesi dopo trovai g. su myspace e mi si strinse il cuore nel vedere quanto il suo anno all'estero stesse andando alla grande, soprattutto in confronto alla mia deprimente esperienza. per fortuna non mi lasciai intimorire e le telefonai. parlammo subito come due vecchie amiche, e continuammo a parlare cosi' durante il week end in cui la andai a trovare a austin (una delle due volte in cui consumai alcol durante il mio anno in america).all'aereoporto ci eravamo scambiate giusto un paio di frasi, io le dissi "che figo vai a austin" e lei che non ne sapeva niente, mi fece delle domande e fu immensamente sollevata dalle mie rassicurazioni.

nel frattempo g. si è messa insieme a un ragazzo italiano che vive a san francisco e che porta lo stesso nome nonchè cognome di un certo ragazzo americano di orgini italiane. questa ed altre coincidenze mi spingono a credere che la nostra amicizia abbia quelle onde elettromagnetiche di cui parlavo sopra dalla sua parte, anche se tutto sommato non è cambiato molto da quel giorno di cinque anni fa in cui le nostre esistenze si incontrarono: la vita di g. continua ad andare piu' o meno alla grande, e io continuo a rassicurarla e ad ignorare la mia invidia mentre in silenzio mi lascio andare a nuovi abissi di commiserazione. non è sempre facile ma ne vale la pena, vale sempre la pena augurare buona fortuna a chi se la merita. ce la meritiamo tutti, un pò di buona fortuna.

martedì 19 luglio 2011

il solito lagnoso punto della situazione

il ventiduesimo anno di nostra vita inizio' quindi con un risveglio mattutino all'insegna di un flashback piu' o meno digerito della cena di compleanno del giorno prima. come dire, il buon anno si vede dal mattino del proprio compleanno.

tra una settimana saro' finalmente in un luogo che non sara' piu' questo, possibilmente con uno stomaco che non mi ricorda fastidiosamente la sua presenza all'interno del mio fragile corpo terreno ogni dieci minuti.

presto un'altra estate sara' passata senza nessuna nota particolarmente felice e soprattutto senza nessun tipo di miglioramento sul piano del curriculum vitae, anche se rob breszny mi incita a credere nei miei talenti, anche se essi non mi procureranno mai un dottorato finanziato o, che so, un impiego retribuito.

poi tra un mese saro' nuovamente in terra scozzese, in una nuova per il momento inesistente casa, con la stessa relazione molto poco sana che non mi decido a troncare perche' fondamentalmente sono scema e senza una minima idea di cosa fare della mia vita.

forse dovrei iniziare a prendere sul serio il mio male di vivere e iniziare a fare cose serie al riguardo, tipo iniettarmi eroina nei giorni dispari o magari darmi al litio anche se dicono che ingrassi.

o forse dovrei smettere di rileggere continuamente i libri di jonathan franzen alla ricerca di consigli personalizzati sul da farsi.

(e gia' che ci sono anche di origliare le conversazioni skype di persone che hanno la fortuna di avere fidanzati e fidanzate civili).

martedì 12 luglio 2011

figlie della rivoluzione crescono

quindi domani saranno ventidue anni da quel giorno di luglio in cui una signora di quarant'anni suonati diede alla luce la propria unica figlia femmina, alla quale avrebbe poi ripetuto ogni anno, con voce piu' o meno commossa, le seguenti parole d'amore: "sei uscita come un tappo, due spintine ed eri qui, bruttissima, con le anche lussate e un solo ciuffo di capelli a cui devi il soprannome tordella. ti ho offerto la tetta ed era cosi' grande che tu hai strabuzzato gli occhi".

"se fossi nata il quattordici ti avremmo chiamata marianna, per via della rivulozione francese". e invece sono nata il tredici, che pero' e' il giorno in cui la rivoluzione tecnicamente inizio', precisamente duecento anni prima che io emetessi il mio primo vagito, e preferisco essere nata in un giorno dispari e imperfetto, in cui non si sapeva ancora come sarebbe andata a finire, un giorno di ansia ed eccitazione ed ancora ansia, suppongo.

quest'anno per caso sono proprio in francia, in una fattoria sperduta tra le alpi a fare il mio solito volontariato poco serio. sono in francia e domani forse provero' l'ebrezza di festeggiare il mio compleanno in un giorno di festa nazionale, che tutti sappiano che e' un giorno importante.

due anni fa ero in islanda e presi delle decisioni importanti con i miei capelli tagliati corti da poco e gli stivali blu del mio amico finlandese addosso. presi delle decisioni come si possono prendere delle decisioni il giorno del proprio ventesimo compleanno, e fino ai trenta mi sa che il tredici luglio lo passero' ad affrontare, volente ma soprattutto nolente, le conseguenze di tali decisioni. poi chissa', magari ai trenta nemmeno ci arrivo, magari cambia tutto, magari non cambia niente.

magari un giorno il male di vivere li passa, magari eh.

per il momento hamburger vegani bruciacchiati per tutti, offro io che sono nata giacobina e credo nella freternita'; ugualta' e solidarieta', tipo.

martedì 28 giugno 2011

and that's all you can do about some things

torno su per una settimana dopo averne trascorse due a portare fuori il cane di nome papaya cercando di sfruttare ogni centimetro di erba che la nostra isola offre ai suoi abitanti pelosi, spingendomi a volte persino in spiaggia, con la vana speranza di insegnare al cane di nome papaya ad amare le onde dell'adriatico almeno quanto le amo io.

torno su e dopo dieci ore di treni, aerei e taxi mi ritrovo in una casa che non è la mia e in cucina c'è questo tizio americano che ho ospitato nell'isola per una settimana nel 2009. uno di quei tizi americani un pò anarchici che viaggiano il mondo con la propria chitarra e ora vivono a new york e hanno dinosauri tatuati sulle gambe e sono cosi' dolci e simpatici che ti viene voglia di triturarli e fare delle cupcakes con le loro interiora. stranamente questi tizi hanno la tendenza a finire a letto con le mie amiche, che per mesi dopo la loro inevitabile partenza sospirano il loro nome con semiseria malinconia, fantasticando di fughe e new york che sinceramente non farebbero schifo nemmeno alla sottoscritta.

torno su e il mio amante irlandese che a settembre compie trent'anni mi confessa di essersi recato, nella solitudine di un sabato sera, al gay bar e di aver baciato, cosi' per togliersi il pensiero, un tizio new yorkese di nome jeff, e io che forse dovrei rimanerci male in realtà mi sento sollevata, anche se so che a un certo punto mi verrà presentato un conto da pagare (dal mio analista, piu' che altro).

torno su e passo per quella che fino a venerdi' è tecnicamente casa mia, e ci trovo due coppie di amici dei miei coinquilini e penso che sinceramente io le coppie le odio, soprattutto quelle che riescono a far funzionare relazioni a distanza da anni e parlano russo e suonano il piano e si laureano oggi.

torno su e devo torvarmi una casa anche se questo non è il momento giusto e la casa che volevo sarà domani di un'altra perchè io sono mesi che non so piu' che giorno è e inizio a credere che quest'estate sarà finita prima ancora di cominciare e inizio a sperare che il mondo finisca davvero nel 2012, e questo mi dicono essere non proprio un grande segno di stabilità mentale.

torno su e mi rendo conto che anche qui, proprio come nella mia isola, quando esco di casa posso andare solo a destra o a sinistra, e tutte le strade tendono ad incontrarsi e a finire, magari non tuffandosi nella laguna ma piuttosto in un quartiere degradato.

in entrambe le città a volte non ho voglia di fare le stesse strade e quindi torno a casa.
in entrambe le città alla fine succede qualcosa di vagamente positivo che mi tira su il morale.

torno su, torno giu' e mi sento un pò come ulisse in un tema molto bello scritto in quarta ginnasio da una ragazzina con un taglio di capelli improbabile che già si interroga sul concetto di meta, sul concetto di ritorno, sul concetto di tutto.

lunedì 13 giugno 2011

We need secrets crets crets crets crets crets back right now

quindi eccomi qua, di nuovo su quest'isola che mi appartiene sempre meno e alla quale probabilmente non sono mai appartenuta, eccomi di nuovo a casa, che secondo la celebre canzone è dovunque io sia con te, e in effetti io te una cosa che abbiamo in comune è il fatto che ci riesca meglio fare gli stranieri che stare a casa nostra.

ovviamente prima di approdare al seggio numero 65 in compagnia di mio padre e del cane di nome papaya mi sono concessa il mio solito week end di devastazione ( e per devastazione intendo poco sonno, molta grandine, non fatevi idea strane) passato nell'incantevole capitale del nord, città natale di addirittura tre dei miei defunti nonni, città che da bambina odiavo con passione e da adolescente tolleravo solo per lo shopping e i concerti. città popolata di questa gioventù molto hip che evidentemente non ha sentito il bisogno di fuggire in scozia come la sottoscritta.

l'itaglia (cit.) forse mi sta stretta, come mi stavano strette le aule delle scuole che ho frequentato (dove si ricordano di me perchè sono l'unica che parlava sempre), e mi sta stretto un pò tutto (anche perchè l'estate scozzese mi ha donato almeno un paio di chili che potrebbero essere in qualche modo collegati alle dodici torte vegane cucinate dalla sottoscritta nell'ultima settimana). e quindi continuerò a guardare le gente cool da lontano, fingendo di essere una loro lontana parente.

è che la mia natura tende ferocemente al disagio, solo che lo maschero (o magari lo esprimo apertamente) con questa simpatica parlantina che non rappresenta di certo il mio io interiore (o forse si)(colpo di scena)(non lo scoprirete mai)(le mie tecniche narrative sono agghiaccianti, lo so).

ricordo chiaramente di essermi sentita a disagio ogni singolo giorno della mia vita, a partire dai cinque anni. mi sentivo fuori luogo nella mia scuola materna precisamente come mi sono sentita fuori luogo all'idroscalo questo week end. e anche all'asilo c'erano i bambini cool e ovviamente io non rientravo nella categoria, perchè avevo i capelli corti e le tute di mio fratello ed ero abituata a giocare coi cani, mica con i cuccioli d'uomo (ora che ci penso questa descrizione sussiste tuttora).

adesso ci sono i social networks e mi ritrovo a sapere il segno zodiacale, nonchè l'ascendente, nonchè il numero di scarpe di persone con cui al massimo discuterò di moon cup e assorbenti riciclabili senza trovare il coraggio di dire "ehy, io in realtà so tutto di te" perchè questo mi renderebbe una stalker, anche se loro in teoria hanno scelto di condividere la propria vita col mondo. e questa dinamica non è che aiuti proprio tanto il mio senso di disagio iniziale.

ed ecco perchè questo blog è anonimo e solo pochi fortunati conoscono la donna del cancro, ascendente bilancia, luna in scorpione, 42 di piede (sò cazzi) che si diletta a rigurgitare le proprie seghe mentali in questo luogo metafisico chiamato tardoadolescenza.

per tutto il resto c'è mastercard (come sa bene ryanair dopo il mio fail dell'altro giorno).

sabato 28 maggio 2011

chirchegard

il primo giugno dicono ci sia la luna nuova, e io in queste cose voglio crederci, soprattutto perchè essendo donna nonchè donna-del-cancro, la luna io la sento, eccome se la sento. quindi stamattina ho letto su vice magazine un articolo sull'ansia e ho deciso di assumere un approccio niciano (come il filosofo il cui nome non ho voglia di spellare giusto) e di abbracciare il mio male di vivere come un fratello che non vedo da dieci anni. questa sono io, questa è la mia vita, tutto va come deve andare e altre-frasi-fatte-sul-senso-della-vita.

a proposito di fratelli, il mio boyfriend ne ha sei (piu' tre sorelle! ah, le famiglie irlandesi di una volta) e oggi ho avuto l'onore di incontrarne tre, tra cui il piu' piccolo, quello tenero e biondo e paffuto, che sento il bisogno di proteggere dalle insidie della società moderna anche se in teoria.ha sei anni piu' di me.

a proposito di sei anni piu' di me, oggi ho passato qualche ora a consolare il mio compaesano d. che ha piccoli problemi di cuore. insomma, gli uomini giovanili e paffuti dell'83 risvegliano il mio senso materno come non mai.

a proposito di senso materno, quando questo tizio che pago 35 sterline all'ora mi ha chiesto qual'è la mia motivazione nella vita io gli ho detto "forse tipo diventare madre, tra un sacco di tempo quando sarò una persona migliore eccetera".

ma se ha ragione nice (sempre il filosofo) io non sarò mai una persona migliore, ma solo me stessa, over and over and over.

speriamo insomma che la luna nuova porti un pò di sole e gioia di vivere per tutti.

mercoledì 25 maggio 2011

fine maggio, su coraggio.

sono passati dieci giorni dall'ultima volta che ho scritto, giorni silenziosi e piovosi e pensosi e fondamentalmente PALLOSI. la mia amichetta g. è stata colpita da una serie di sfighe di proporzioni eclatanti e io ho cercato di rendermi utile mentre mi riprendevo da un'influenza fastidiosa ed evitavo di pensare al mio futuro, presente, passato.

mercoledi' abbiamo fatto quella cosa che fanno gli adolescenti quando si annoiano, no, non quella cosa, quell'altra cosa che si può fare da vestiti: ci siamo drogate. ovviamente avendo noi un spiccata propensione per il fail, abbiamo scelto di mangiare questa benedetta torta alla droga (tutto biologico, per carità) alle tre di pomeriggio, e dopo aver decretato che "oh, non ci fa niente sta roba" abbiamo deciso di uscire. dico solo che cinque minuti prima che le sostanze proibite ci colpissero le cervella io mi trovavo nell'ufficio del mio dipartimento a ritirare un saggio (andato malissimo, chiediamoci perchè). quindi adesso c'è questo baretto nella via principale nel quale non metteremo piu' piede perchè l'ultima volta che ci siamo entrate abbiamo riso per dieci minuti senza sosta prima di trovare la forza di uscire dicendo al cameriere allibito che non ci sentivamo bene.

vi risparmio le lacrime, il panico, le telefonate all'ex di g, e le zuppe di pollo che hanno contraddistinto le successive cinque ore, vi dico solo che prima che l'amante irlandese (che essendo di un'altra generazione in vita sua si è fatto di qualsiasi cosa) mi mettesse su i velvet underground ridendo della mia inettitudine, ho pensato seriamente di morire. poi ho dormito quindici ore e il giorno dopo stavo quasi meglio.

giovedi', ancora reduce dei miei eccessi, mi sono ad un certo punto ritrovata in una sala buia a ballare per un'ora e mezzo insieme ad una ventina di sconosciuti. un'esperienza molto bella in realtà.

venerdi' ho detto addio all'amico gay david che l'anno prossimo va a studiare qualcosa di artistico strano in un paesino danese e sabato sono andata a una serie di concerti.

domenica ho cucinato una pasta tailandese, lunedi' sono andata dal mio terapista e subito dopo a una festicciola, martedi' cioè ieri ho fatto una torta rapa cioccolato e oggi sono andata a un tea party di nerd simpatici.

non ha mai smesso di piovere.

stanotte mi sono annoiata persino in sogno.

credo sia giunta l'ora di tornare in italia.

martedì 17 maggio 2011

io non mi son mai vestita da adulta.

eccomi qui di ritorno da sei giorni nel sud dell'inghilterra trascorsi a fare networking (ovvero volontariato a un festival, perchè io, nella mia vita, qualche volta dovrò pure fare qualcosa, e di solito questo qualcosa a) non prevede riconpensa monetaria ma b) mi permette di vedere film o concerti aggratis e c) mi costringe a indossare magliette di colori improbabili).

e ora è martedi' mattina, credo, fuori piove, perchè qui a nord piove seeempreee e fa freeeddooo e cosaaa minchiaa stavooo pensando quando ho deciso di abbandonare il sole e il caldo per questa vita uggiosa, si insomma, piove e io ho il raffreddore e il mal di gola e sto ascoltando qualcosa consigliatomi da un certo blog del quale sono segretamente innamorata (è dei pesci).

ho finito gli esami una settimana fa, non ho avuto le palle di andare a dare un occhiata in facoltà ai miei voti, e mi sa che ora l'università ha chiuso i battenti. ma forse no, dovrò a un certo punto decidermi a controllare.
quindi ora fino a settembre sono in vacanza. avrò finalmente tempo per fare le seguenti cose:
-andare in terapia
-lavorare sulla mia fixie e iniziare a giocare a bike polo
-imparare a cucinare cose vegane fiche invece delle solite zuppette
-imparare ad andare in skate all'alba quando i ragazzini cool dormono
-scrivere poesie
-imparare il gapponese
-disegnare
-viaggiare anche se non ho voglia ne energia
-fare cose utili per il mio curriculum, tipo che so, lavorare
-leggere i grandi classici della letteratura inglese

la lista potrebbe andare avanti all'infinito anche perchè è piena di cose che non ho mai neanche lontamente desiderato di fare (tipo lavorare) ma al momento ho una fame boia, neanche l'ombra di cibo in casa, il telefono scarico, le tende ancora chiuse, un certo odore inconfodibile che emerge dal cestino della carta straccia, un brufolo sul mento di quelli che ti vengono se non mangi le verdure, una strana allergia che mi fa diventare le orecchie viola e le cosce bordò e anche in questo caso la lista potrebbe continuare all'infinito, perchè la sfiga non dorme mai.

speriamo che domani rob breszny mi dia indicazioni chiare su cosa fare della mia vita.
per ora vado a mangiare un altra banana troppo matura.

dio velenoso.

lunedì 25 aprile 2011

your past life as a blast

la prima volta che lo notai non avevo ancora vent'anni ed era estate. portavo sulle spalle uno zaino troppo grande e camminavo nel cuore della notte per le vie della minuscola capitale di un paese nordico famoso per i gayser, le cascate e i sigur ros. mi ero completamente scordata del sole a mezzanotte e quella luce cosi' particolare stava inebriando di felicità. quella mattina, prima di iniziare il lungo viaggio che mi avrebbe portato li, avevo dato un esame, l'ultimo esame italiano della mia vita, forse. avevo discusso per un'oretta di berlusconesimo and co con una professoressa precaria di filosofia della politica, che mi aveva lanciato un ventinove mentre io già correvo verso l'islanda (cioè, verso la macchina di mio padre).

ma ora c'era solo lui, e mentre sostavo molto poco graziosamente davanti alla chiesa bianca lo inalai con tutta la forza che mi era rimasta in corpo e pensai "dodici ore di volo per sentire questo odore, potrei tornare a casa adesso e ne sarebbe valsa la pena". in italia non l'ho mai trovato, quell'odore di bucato fresco e pini e oceano e vaniglia e erba e unicorni, ma qui in scozia a volte lo sento, e quei momenti sono i miei preferiti.

tre anni fa oggi era un giorno di sole e io ero ancora al liceo. dopo aver pranzato cammininai lungo la riva verso un ex magazzino del sale per ascoltare un ex partigiano parlare. faceva un pò freddo in quel magazzino ma mio fratello, che per pura coincidenza aveva deciso di passare il suo sabato pomeriggio nel mio stesso modo, mi prestò la sua felpa, o forse era qualcun altro. poi presi un gelato, forse banana e yogurt alla fragola, e raggiunsi la mia migliore amica delle medie che stava prendendo il sole in riva, in reggiseno perchè lei c'ha il fisico. seduto accanto a noi c'era questo avanzo di galera con una tizia a gambe aperte tatuata sul petto: mai in vita mia la visione di un ombelico mi ha tanto turbata.

la sera prima ero andata a un concerto al centro sociale grande, quello al di là del ponte, e il mio primo ragazzo aveva suonato con la sua amata band che era in procinto di sciogliersi per divergenze artistiche. indossava una maglietta bianca e la felpa rossa di american apparel che gli avevo regalato io, e mentre suonava il suo violino con la faccia triste e sudata io ero da sola, in un angolo vicino alla porta, che cercavo di concentrarmi sul fatto che stavo, finalmente, con uno in una band, anche se si, suonava uno strumento e un genere poco cool e questo era il suo ultimo concerto. la stanza era stracolma di gente e nell'aria c'era una strana energia malinconica. piu' tardi siamo tornati a casa nel retro di un furgone e abbiamo fatto all'ammore per la prima volta (piu' o meno, si sa come vanno queste cose).

adesso non credo di stargli tanto simpatica, a quello scorpione ascendente acquario con la barba e gli occhiali, o forse non gli sono mai stata simpatica in generale, anche se per dieci minuti nel 2009 un pò di bene me ne ha voluto di sicuro.
qualcosa mi dice che quella felpa rossa se la mette ancora, lo stronzo.

g.

venerdì 22 aprile 2011

the good times are killing me

sono tornata pochi giorni fa da due settimane di vacanza non meritata trascorsa tra la nostra amata penisola e londra, cioè, troppo cool come città c'è persino starbucks ovunque. la settimana prossima ho i cosiddetti esami, ma tanto ormai si è capito che io come studentessa universitaria ho fallito e le mie uniche prospettive di carriera sono la mommyblogger dei poveri o l'educatrice montessori di periferia. per non parlare del settore ortofrutticolo.

fatto sta che la mia vita qui in scozia ha seriamente bisogno di una svolta radicale, perchè tra irlandesi problematici e malattie della pelle qui non se ne può piu'. quindi stasera in preda ad un attacco di voglia di vivere di quelli che solo la primavere combinata al dovrei studiare ma anche no possono provocare ad una giovane donna prossima al compimento dei ventidue anni (inserire attacchi di panico e bestemmie varie), si insomma, in questo stato di amore per la vita mi sono recata ad un seder (dall'ebraico ordine) per pesach (dall'ebraico passaggio) nell'edificio occupato dell'università (dallo scozzese col cazzo che distruggete l'istruzione universitaria pubblica e gratuita).

poi che il poliamory e la bisessualità non facciano per me per motivi dei quali vi metterei al corrente se io stessa ne fossi consapevole, è un altro discorso. e questa strana sensazione tipo chi me lo fa fare di svegliarmi la mattina se poi non riesco a comunicare in maniera decente nemmeno con il gatto dei coinquilini, ve la descriverei nei minimi dettagli se andasse oltre ad una misteriosa voglia di vomitare e all'incapacità totale di dare un senso alle mie parole di cui questo post è un esempio lampante.

è che oggi il mio amico crudista super positivo che si è attirato la vita dei suoi sogni a forza di credere in un oggi migliore mi ha fatto riflettere su come io abbia trascorso gli ultimi mesi in uno stato di procastinazione folle che andava ben oltre il nullafacentismo scolastico, andando ad interessare la mia sfera affettiva nonchè tutto il fottuto resto di quello che uno potrebbe chiamare la mia vita. ma uno particolarmente ottimista.

e niente il sole in italia è una figata, e le zine conventions a londra e i vecchi amici che le frequentano sono cosa buona e giusta, e gli anarco vegani avranno sempre un posto speciale nel mio cuore, e gli irlandesi sono in irlanda che è dove dovrebbero del resto rimanere, ma io, di tutte queste belle cose, cosa me ne dovrei fare?

lo dicevano tutti che per i cancri non erano mesi leggeri, ma che la svolta è vicina. allora, cara svolta, ora che ho fatto la mia mitzvah di mangiare pane azzimo puoi per favore dimenticare le varie bestemmie e cose orribili da me dette e pensate e fatte negli ultimi mesi e palesarti da queste parti. dai su.

g. che se quello che ho appena scritto non è tardoadolescenziale allora non so proprio cosa proporvi

venerdì 18 marzo 2011

park road

devo scrivere due saggi entro la settimana prossima, il che mi ha spinto a raggiungere nuove vette di procrastinazione folle: negli ultimi giorni ho inaugurato nuovi passatempi primaverili e mi sono persino fatta la ceretta (biologica, equa e solidale, kimya dawson e amanda palmer perdonatemi perchè ho peccato).

il mio nuovo passatempo consiste in una innocente passeggiata al parco sotto casa, prima tappa il bar dove lavorano i ragazzi carini coi pantaloni stretti e i capelli tagliati strani. un soya latte da due sterline dopo mi dirigo verso suddetto parco, dove mi soffermo per un pò allo skatepark a guardare i ragazzi carini coi pantaloni stretti e i capelli tagliati strani. cerco di concentrarmi su quelli che dimostrano piu' di 18 anni, anche se non nego che i quindicenni stilosi mi fanno sempre un certo effetto.

ecco, fin qui sembra il diario di una maniaca sessuale con un fetish per i pantaloni stretti.

quando finalmente mi rendo conto che i ragazzetti dello skatepark iniziano a guardarmi male, cammino verso il baretto biologico del parco e mi soffermo a guardare i nani scozzesi razzolare nel parcogiochi. se poi vedo all'orizzonete un cucciolo di cane inizio a camminare veloce nella speranza di raggiungerlo in tempo per una carezza. oggi ho incrociato un tizio con due cuccioli di dalmata al guinzaglio e per la tenerezza la mia faccia si è deformata talmente tanto che il tizio mi ha guardato malissimo.

ecco, fin qui sembra il diario di una persona triste e sola con gravi carenze affettive.

forse sarebbe il caso che mi mettessi a studiare, invece di uscire di casa a spaventare le gente.

o forse dovrei trovarmi un moroso (possibilmente maggiorenne) coi pantaloni stretti e i capelli tagliati strani, prendermi un cucciolo di dalmata da portare al parco e mollare l'università per lavorare al bar biologico del parco.

mercoledì 16 marzo 2011

baby's in black

ieri ho attraversato il parco di notte per andare alla presentazione di un libro, una cosiddetta graphic novel se vogliamo essere precisi, perchè al momento gli unici libri che non mi incutono timore o un grande sonno sono quelli con piu' figure che parole. stranamente mi sono ritrovata in un angolo del parco in cui non ero mai stata, che a quell'ora per qualche strano motivo era popolato solo e soltanto da gruppi di gente sportiva. i loro corpi uniti in un sincronico esercizio fisico che mi fa venire male ai polpacci solo a pensarci.

il libro l'ha scritto un giovane signore tedesco di quelli con la faccia pulita e la camicia a quadri, e parla di una ragazza di nome astrid e di un ragazzo di nome stuart: lui è inglese e suona il basso in una band che al momento, nel 1960, non se la passa troppo bene ma un giorno diventarà piu' famosa di gesu' cristo, tipo. Lei è una di quelle ragazze che mi ha sempre inspirato pensieri omicidi: biondina, magrolina, vestita di nero, artsy fartsy, etc. etc.

i due si innamorano, stanno insieme un paio d'anni ad amburgo, lei fa foto, lui dipinge in soffitta, vivono con la madre di lei. poi un giorno a stuart viene un gran mal di testa e boom, muore. a 21 anni e mezzo, che poi sarebbe esattamente la mia età al momento. e se mi sembra giovane adesso chissà quanto mi sembrerà giovane tra qualche anno, toccando ferro.

dopo la presentazione ho tentato inutilmente di iniziare qualche tiepida conservazione con gli studenti d'arte che si muovevano in gruppetti intorno al rinfresco. come al solito in queste situazione mi convinco per qualche minuto che, santiddio, sto sprecando la mia vita, dovrei mettermela via e studiare visual communications, poi però do un occhiata agli studenti d'arte seduti accanto a me e capisco che anche no.

insomma, mi sono fatta firmare il libro dal fumettista tedesco e sono uscita nella notte scozzese, ascoltando bright eyes perchè in queste situazioni il mio i-pod decide sempre di farmi del male. mentre riattraversavo il parco ho avuto uno di quei momenti che a volte ho e, dopo aver notato un albero sul quale qualche simpatico serial killer aveva appeso delle maschere bianche per niente inquietanti, mi sono arrampicata su un balcone di pietra e ho guardato la città illuminarsi davanti ai miei occhi mentre i modest mouse mi suggerivano di lasciare stare.


penso che dovrei seguire il loro consiglio un pò piu' spesso.

sabato 12 marzo 2011

clement greenberg, I love you

qui c'è la neve il dodici di marzo, che poi sarebbe il sessantaquattresimo compleanno di tuo padre, e non gli hai mandato gli auguri di san valentino come consigliavano i beatles in una certa canzone di un certo disco che ti cambiò vagamente la vita in terza elementare, ma una telefonata di un minuto gliel'hai pure fatta, giacchè tuo padre è pesci nonchè ascendente acquario nonchè luna scorpione e quindi questa terribile sequenze acqua-aria-luna in scorpione che vi accomuna vi rende per fortuna o purtroppo padre e figlia fino alla fine, che quando fai figli a 42 anni suonati è piu' vicina dell'inizio, mi sa.

é poi c'è d.s., che io chiamo per nome e cognome anche dentro i miei pensieri per il semplice fatto che appresi della sua esistenza in quarta ginnasio, un tempo contraddistinto dalla misteriosa abitudine di chiamare alcune icone del quartiere per nome e cognome, prima che ci pensasse facebook. qualche mese fa ero seduta su un marciapiede della via principale della città, mangiavo patatine fritte alle tre di notte dopo aver ballato selvaggiamente musica balcanica, io che di solito evito la danza e altre attività giovanili che potrebbero suggerire una gioia di vivere che non mi appartiene e quindi mentre mi sollazzavo nell'osservare il via vai di ragazze scozzesi cresciute a pane e whiskey del supermercato che ignorarano il concetto di calzamaglia e sembrano essere immuni all'ipotermia, vedo una faccia familiare che mi passa davanti ed esclamo: ma tu sei di isola immobile! al che il povero d.s., sconcertato, dice: si, ma tu chi sei?

ecco, nei miei stati di ubriachezza ridaciara ho dovuto fare ricorso ad ogni briciolo di auto-controllo presente nel mio organismo per non blaterare: tu sei d.s.! da giovane portavi i pantaloni larghi e il cappellino da finto punkabbestia! la tua ragazza faceva parte della comunità ebraica! ti ho visto al matrimonio di sua sorella! e al concerto dei franz ferdinand a milano! il 17 dicembre 2005! tua sorella si chiama c. e non mi sta un cazzo simpatica! una volta ho fatto una figura di merda pazzesco con suo moroso!

si, esatto, io sono quel genere di persona che tendenzialmente sa tutto di tutti. non chiedetemi qual'è il mio segreto, vi basti sapere che questo mio talento non mi ha mai portato nulla di buono, anzi. fatto sta che ora io e d.s. siamo tipo amici e una settimana fa lui stesso mi ha confermato i miei sospetti nei suoi confronti: è acquario, nonche ascendente in bilancia.

come mio fratello, che infatti mi ricorda non poco soprattutto nel suo approccio con l'universo femminile.

tutto questo per dire che quando le cose iniziano a buttare male io mi rifugio in una delle pochissime cose mi da sicurezza in questo mondo: l'antica arte dell'astrologia fai da te.

e che leggere critiche d'arte di clement greenberg senza sosta per due giorni consecutive ha scatenato in me una passione quasi romantica nei confronti di un uomo nato nel 1909 e morto nel 1994, che tra le varie cose ha fatto rinascere in me un certo orgoglio per la mia (volente o nolente) appartenenza di diritto al popolo eletto.

p.s. clement greenberg era capricorno, sicuramente ascendente bilancia pure lui, il che, in circostanze spazio-temporali piu' favorevoli, ci avrebbe reso praticamente anime gemelle.

martedì 1 marzo 2011

she was the creative one

poi certe sere hai la febbre, o forse no, tanto chi ce l'ha un termometro? è da due anni che non mi provo la febbre, tanto chi ce l'ha l'aspirina? la tachipirina? io ho solo tre carie, è stato un lungo inverno faceva freddo e la cioccolata è la cosa piu' simile a dio che i soldi del mio bisnonno mi possono comprare. ho tre carie e il mal di denti, perchè domenica sono andata a vedere un film sul cinema underground newyorkese degli anni settanta-ottanta e poi mi sono sognata che facevo fine arts e quindi niente, ho digrignato i denti e ora mi fanno male. e adesso ho anche la febbre. e sto ascoltando bob dylan, che in effetti non aiuta.

quindi ho la febbre, tre carie, il mal di denti, e un moroso che dovrei mollare, ma poi chi li sopporta i coinquilini in amore? e adesso che la mia amica milanese a glasgow esce con l'amico vintage dei coinquilini in amore, io come faccio a condurre un esistenza da singola? persino i gatti sono in coppia da queste parti. però il moroso lo devo mollare. lo dico sempre e poi non lo faccio, che sia giunta l'ora di scrivere quella lettera a cioè?

che poi i tipi del cinema newyorkese se la possono menare adesso, che hanno sessant'anni e sono ricchi e soprattutto non sono morti di aids e eroina come i loro amici, ma all'epoca erano troppo strafatti per rendersi conto di quello che stavano facendo, creature. io ce l'avrei pure l'ansia di creare, fare, brigare, ma poi metto l'acqua a bollire, mi faccio una tisana, mi leggo i miei blog e bum, è di nuovo martedi' sera.

chissà se anche a loro qualche volta capita di digrignare i denti nel sonno dall'angoscia di vivere?

cosi' ad occhio dico di si.

giovedì 17 febbraio 2011

never change, never change, never change

quindi stanno tagliando pesantemente l'università anche qui in scozia e io sono perseguitata da quest'immagine di me che salto da un iceberg che si scioglie all'altro, cercando di non cadere in un gelido lago nero abitato da orribili mostri, tipo super mario ma senza i baffi e soprattutto senza principessa alla fine del gioco. i miei compagni di università hanno occupato un edificio che una volta era la sede dei phd students e ora giocano a fare la rivoluzione. ecco, mi sembra di essere tornata al liceo, ma alla fine a me sembra sempre di essere ancora al liceo, tanto i brufoli sul mento c'è li ho ancora e anche se si, adesso magari ho una vita sessuale discutibile ma attiva, ciò non toglie che il rivoluzionario in camicia a quadri che crede di essere allen ginsberg mi fa ribollire gli ormoni esattamente come poteva agitarmi interiormente il rappresentante di istituto dell'anno scolastico 2004/2005. e poi ovviamente c'è la tipetta pasionaria con una bandana in testa e gli anfibi che durante le assemble di scalda con poco e nelle pause sigaretta limona allen ginsberg guadagnandosi il disprezzo mio e del corpo studentesco femminile (e non solo). ai miei tempi, nel rinomato liceo di sinistra frequentato da mia madre quarant'anni prima del mio poco glorioso ingresso nello stesso edificio, c'era questa tipa fighissima che aveva un anno piu' di noi e che un giorno, per ragioni del tutto ridicole che sto ancora cercando di rimuovere dalla mia memoria, decise che noi tre sfigatelle non avevamo speranza alcuna di entrare nel giro giusto della gente cool. ma questa è un'altra storia (intitolata: "10 buone ragione per cui non mi riprenderò mai dal liceo").

a parte questo i miei nuovi coinquilini, che hanno segni e ascendenti incombatibili ma tutti gli altri pianeti al posto giusto, sono appena tornati dalla palestra, dove le persone normali sudano sui tapis rulant, ma loro no, loro giocano a squash: lui vestito da sportivo anni venti, lei, che oggni compie ventiquattro anni (tre piu' di lui), vestita da tennista anni 80. io la gente non solo non la capisco, ma non sono nemmeno tanto sicura di volerla frequentare cosi' assiduamente.

poi si insomma la primavera è dietro l'angolo (anche se qui arriva a fine maggio mi dicono) e io ho la luna in scorpione, e venere nonchè marte in leone, quindi non solo sono una rompicoglioni psicolabile, ma tendo a inquietarmi facilmente. molto facilmente.

quindi ecco, sono inquieta.
ora che vi ho messo al corrente già mi sento meglio.
g,

venerdì 28 gennaio 2011

the great salt lake

quindi in una settimana ho finito una confezione famiglia di the biologico green balance e ho iniziato a fare yoga e sono andata a nuotare due volte come ho sempre fatto da quel venerdi' mattina di novembre.
mia madre su skype mi ha mostrato le cucciole che quando tornerò dall'estero saranno cagnette teen ager in piena crisi ormonale e non si lascieranno piu' coccolare o lanciare in aria ma vorranno correre in tondo abbaiando mentre io mi metto le mani sui capelli e maledico il regno animale nella sua totalità (ma magari non assomiglieranno alla loro mamma e saranno sagge e facilmente gestibili )(decisamente improbabile).

oggi cambio casa, come mi ero ripromessa di fare. vado a vivere in via del parco, sopra un pub molto tipico a pochi passi da un alimentari palestinese altrettanto tipico. i miei futuri coinquilini sono una ragazza inglese di quelle coi capelli rossi che studiano fotografia alla school of art e probabilmente possiedono una casa di campagna nello yorkshire e un ragazzo scozzese di quelli col ciuffo alla morrissey circa 1982. hanno due gattine adolescenti e amano appendere piante di edera nella loro adorabile cucina.
ora devo solo convinvermi di essere cool enough per diventare loro amica e non rovinare tutto come mio solito.
è che la gente cool mi mette ansia, mi si impappina la personalità e blatero cazzate senza senso per poi chiudermi in camera a piangere maledicendo il mio mercurio in cancro.

dovrò proibire all'irlandese di varcare la mia nuova soglia con indosso le clarks ortopediche antisesso col velcro che mi ricordano mio nonno il che non è bene.

quindi ho ventuno anni e mezzo, ho vissuto in quattro paesi del mondo e ne ho visitati quattordici solo negli ultimi dodici mesi, le mie prospettive lavorative non vanno molto oltre una carriera nel mommyblogging, vado a un paio di concerti alla settimana, o forse mi riprometto di andarci ma poi ho sonno o freddo o fame o i capelli sporchi. ho un moroso che a settembre compie trentanni ma credo sia solo una fase e quando risolverò il mio complesso di elettra tutto andrà a posto.

poi oggi c'è il solo, presto avrò un salotto dipinto di rosso e una vasca da bagno agibile e stasera vado a vedere jeffrey lewis e credo proprio di essere contenta anche se so che non durerà ma me ne occuperò quando va tutto a rotoli.


sig.na g.

venerdì 14 gennaio 2011

warsan shire

le persone di cui mi circondo, con cui faccio amicizia, sono fragili e amano leggere, solitamente. il loro primo bacio non è quasi mai un bel ricordo, la prima volta che hanno fatto l'amore era con la persona sbagliata, oppure al momento sbagliato. alcuni di loro hanno fatto troppo, altri troppo poco. nessuno ha fatto esattamento quello che andava fatto, quando andava fatto. non so se queste persone siano piu' intelligenti di tutti gli altri, di quelli che prendevano i voti migliori senza studiare e poi si siedevano in ultima fila a scrivere sms a gente conosciuta in chat. i miei amici non scrivono poesie, non hanno blog di successo, a volte disegnano, ma mai quanto vorrebberro. sappiamo bene cosa non vogliamo essere, ma a volte ci illudiamo che siano le scarpe che indossiamo a fare la differenza.

non so bene cosa ne sarà di noi, se un giorno faremo aereoplani di carta delle nostre lauree ottenute se tutto bene quattro anni dopo le regazze dell'ultimo banco. se un giorno parleremo dei nostri fidanzati con la luce negli occhi, senza alzare le spalle fissando l'orizzonte.

non abbiamo mai imparato a suonare la chitarra, ci è sempre mancata quella cosa che forse è semplice fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, abbiamo imparato troppo presto l'arte del sarcasmo come scusa per non uscire il sabato sera.

il sesso e la droga non potranno mai sostituire il rock and roll.