martedì 13 ottobre 2009

sve, evs a.k.a. un altro fantastico modo per complicarsi la vita

La novità fondamentale del momento è che, ora che ci penso, ho abbandonato la madre patria e in questo preciso istante scrivo da un paesedellest.
SI, uno di quei posti dove gli uomini hanno tutti immancabilmente almeno due denti d'oro e un ciuffo di peli ispidi che esce dalla camicia, e le donne si dividono in due categorie, non le mignotte e le puttane come dice un noto rapper nostrano, ma le mignottedellest e le zengaredellest, col velo e la gonna svolazzante.
Credo che il dente d'oro sia una cosa che accumuna tutte le categorie da me citate, ma per il resto sono tutti molto gentili e con un minimo di fortuna dovrei uscire indenne (ok, forse con un dente d'oro in più) da questo periodo in un paesedellest.
Come mai mi trovo in questo paesedellest, è una storia lunga e abbastanza noiosa, anzi no, è corta e interessante (almeno un pò, dai).

Insomma, quest'estate mentre mi trovavo in Islanda (ho mai nominato il fatto che quest'estate sono stata in Islanda? Mi sa di si, eh?), ho conosciuto un numero imbarazzante di persone fantastiche, e due di loro, una coppia italo islandese, si erano conosciute mentre facevano una cosa chiamata Servizio Volontario Europeo (per gli amici italiani SVE, per il mondo EVS), lui in paesebalcanico, lei in un paesecheneanchec'èsullemappe.
Come se non bastasse anche una ragazza del luogo, che parlava perfettamente l'italiano, aveva fatto lo sve (in Italia, ovviamente) e mi ha molto incoraggiato verso questa idea.
Un'idea nata nella mia testa il giorno del mio ventesimo compleanno (più o meno riassunta dalla frase "FUCK UNIVERSITY!") durante uno spettacolo molto bello che aveva lo scopo di presentare il festival ed è stato invece percepito dalla mia mente malata come una fottuta epifania.
Del tipo che in meno di venti minuti ho capito chi ero, cosa volevo, e perchè lo volevo.
(peccato poi che la sensazione sia durata appunto meno di venti minuti).

Non che lo scopo ultimo della mia esistenza sia passare sei mesi in un paesedellest.
Più che altro, ho deciso di cambiare approcio al problema, che non è il fatto che non so quante c vanno nella parola approcio ma una cosa un pò più complicata.

Per il momento piove ininterrottamente da tre giorni, e devo ancora anche solo vedere la città in cui mi trovo.
Vivo con altre tre ragazze dell'ovest, e per il momento non ci sono problemi, anche perchè più che dormire e mangiare non abbiamo fatto.

Ho già comprato il biglietto per tornare in Italia a natale, il che forse non è un bellissimo segno, ma come giustificazione ci tengo a dire che costava quattro euro, e la ragione per cui voglio tornare a casa non è riabbracciare i miei amati genitori (percaritàdivina) ma bensì rivedere i miei amici islandese, a cui voglio tanto bene e chissà quando li rivedrei se non tornassi a dicembre.

chissà come andrà a finire, chissà.

Miss G, da un paesedellest a caso.

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