mercoledì 6 maggio 2009

con un piede impigliato nella storia

ecco, sono in uno di quei momenti in cui le cose successe, le persone incontrate, i luoghi visitati, nelle ultime settimane sono davvero troppe e troppi, o perlomeno meriterebbero ognuno lunghe descrizioni dettagliate.
quindi ho deciso che per questa sera la mia vita di tardoadolescente passerà in secondo piano e oggi scriverò di un libro che ho letto tutto d'un fiato, negli ultimi due giorni.
"con un piede impigliato nella Storia" racconta una storia, con la esse minuscola ma neanche troppo, che abbastanza inspiegabilmente mi ha detto molto, a me che ho ventisei anni in meno della persona che l'ha raccontata e vissuta.
eppure io e Anna Negri di cose in comune ne abbiamo un paio: i nostri genitori hanno fatto il 68 (certo, i suoi molto più dei miei, ma in qualche modo la sostanza non cambia), affondiamo entrambe le nostre radici tra i masegni dell'isola immobile, da ragazzine avevamo lo stesso sogno (il mio si è perso per strada, il suo per fortuna è diventato realtà)e infine le sue esperienze da ragazzina, o almeno quelle un pò più "normali", hanno qualche inquietante particolare in comune con le mie.
quando sono nata i miei genitori avevano entrambi superato la quarantina.
questo gap generazionale è stato un elemento molto importante della mia infanzia e adolescenza, perchè i miei avevano alle spalle una vita intera che non c'entrava niente con quella che conoscevo io, e che potevo solo immaginare grazie a qualche bella fotografia sbiadita e ricollegando spezzoni di discorsi e informazioni lette qua e la.
ho sempre pensato che se io fossi nata quando i miei avevano ventidue, ventitre anni (fatto del tutto impossibile dato che si sono conosciuti appena cinque anni prima della mia nascita), la mia vita sarebbe stata del tutto diversa, spesso penso migliore.
eppure io credo che la persona che sarei stata in quegli anni e la persona che invece sono ora e qui tutto sommato si assomigliano molto, amano le stesse cose, hanno opinioni simili e credo proprio che andrebbero d'accordo.
sono arrivata a questa conclusione proprio leggendo il libro di anna negri, e credo di aver individuato nelle sue vicende (tralasciando quelle ambientate nelle supercarceri) quella che sarebbe potuta essere la mia vita se i miei avessero procreato vent'anni prima.
come dice il vecchio holden, certi scrittori ti verrebbe voglia di andarci a bere una birra, hai come la sensazione che sarebbe una serata indimenticabile, avreste mille cose da raccontarvi e ne usciresti sicuramente arricchito, una persona migliore.
questa frase (ok, non parlava di birra ma di telefonate) era appesa sulla porta della mia libreria dell'infanzia, la mitica libreria blu, e io ho sempre pensato che riassumesse cosa rendeva i libri così speciali, magici.
non tutti, certo, solo quelli che ti fanno venire voglia di birra.

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