domenica 18 gennaio 2009

trench boy e lady casco

E così ieri sera ho messo da parte il mal di testa e il mal di vivere e mi sono faticosamente trascinata fuori dall'isola.
Io e la mia compare abbiamo messo da parte i malumori e ci siamo dette "abbiam quasi vent'anni, una volta ogni tanto qualcosa di fico lo dobbiamo pur fare".
Che noi siamo ragazze con le palle si vede dalla nonchalance con cui abbiamo percorso un oscuro tratto di strada nel buio della notte terrafermosa, senza correre, senza tremare, addirittura fermandoci a fare foto sulle rotaie abbandonate dietro la stazione.
Siamo arrivate al locale (che sembra un misto tra la casa di una vecchia prozia nullatenente e un covo di raffinatori di coca colombiani) con le solite due ore di anticipo sulla gente trendy, abbiamo chiaccherato-bevuto-fumato e alla fine grazie al cielo hanno iniziato a suonare.
Quando iniziano a suonare si può finalmente smettere di pensare al proprio infido ex, alle luride simil amy winehouse che se ne stanno rigide sui loro tacchi a guardare male il mondo, ai fighissimi tipi super indie con la montatura degli occhiali grossa quanto priva di senso e al mondo in generale.
Suonava un gruppo di tipi di Leeds, i paddingtons, molto bravi, che ovviamente dopo il concerto ci hanno offerto una dolcissima interpretazione della rockstar inglese di provincia, sudata, ubriaca e molesta, ma tanto tanto dolce.
Alle tre e dieci, dopo una sciagurata discussione con un tipo idiota come il male meglio noto come "trench boy", ce la siamo svigniata.
La mia abile compare prima di uscire ha deciso, dopo attente riflessioni, di compiere un gesto molto politico per migliore il rapporto qualità prezzo della serata, e ha lestamente sottratto una bottiglia di whisky da tre soldi da dietro il bancone, rock and roll.
Alle quattro ero sotto il piumone in compagnia della gatta grassa e ora, che sono le tre e mezza, mi accingo a lavarmi i denti.
Beata gioventù.

signorina G.

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