sabato 17 gennaio 2009

giornate no

Niente da fare.
Se una giornata inizia così, con la sveglia che suona per ore e tu che la ignori e la ignori e la ignori, finche' quel minimo di buon senso rimastoti ti dice che almeno oggi qualcosina la devi studiare per forza, e allora ti alzi e arranchi fino alla colazione.
ma ormai il danno è fatto.
Già, perche' le parti peggiori della giornata sono quelle trascorse sotto il piumone.
La sera ho trovato il trucco, che non è poi tanto originale ma io lo porto agli estremi.
La sera io leggo un libro.
Ma proprio tutto un libro, dalla prima all'ultima parola, perche' è l'unico modo per rincoglionirmi per bene ed avere la certezza di cadere addormentata in cinque minuti, senza concedere spazio ad inutili, patetici, segoni mentali (il termine segoni non l'ho mai usato in vita mia, ma ormai avevo scritto gli aggettivi al maschile).
La mattina è diverso.
Prima di tutto sono assalita dai sensi di colpa per quello che non ho fatto ieri, per gli esami che si avvicinano ad una velocità ultrasonica, per quello che non farò oggi e cosi' via.
E quindi cedo, e inizio a scrivere lunghe mail immaginarie che spero proprio di non spedire mai, in cui mi confronto con colui-che-non-deve-essere-nominato e gli dico tante tante cose.
Il problemo è che alla fine chiedo sempre una risposta, che al 90 per cento sarà no, e allora badabum fino a luglio busa time (busa ovvero depressione, tristezza e cosi' via).
E se dice si? se dice si ti amo ancora ho sbagliato tutto torna da me?
Non sono più tanto sicura di come affrontare una (improbabilissima) risposta del genere.

sinorina G.

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