venerdì 18 novembre 2011

you don't have to be a scientist to do experiments on your own heart

sono le 23 e 23 di un venerdi' sera di metà novembre. la maggior parte delle mie cose giace ora su questo stesso letto dal quale sto scrivendo, in una stanza che ho visto per la prima volta una settimana esatta fa e che ora e quasi mia.
una settimana fa ero ancora senza casa, ma il mio quinto senso e mezzo mi rassicurava dicendo "andrà tutto bene". e in effetti da quella sera è davvero andato tutto bene: ho mangiato una zuppa da sola al mio solito pub vegano, ho perfino attaccato bottone ai miei commensali, poi io e la mia amica m. che porta il nome che voglio dare a mia figlia siamo andate a un art opening, abbiamo bevuto a gratis e incontrato gente che ci sta abbastanza indifferente con cui chiaccherare. mentre camminavamo verso la galleria dopo esserci perse un paio di volte abbiamo persinovisto una coppia che faceva all'ammore dalla finestra di una bagno, in controluce. nello stato psicofisico in cui ci trovavamo la cosa ci ha fatto un certo effetto.

poi siamo andate a bere una cioccolata calda e ho ricevuto un sms che mi comunicava la fine imminente della mia condizione di senzatetto. otto ore dopo ero in irlanda, su autobus che attraversava i verdi prati portandomi da questo irlandese che non sarà mai il mio ragazzo mentre quell'altro irlandese che lo è stato per un anno è da qualche parte in india a fare chissà cosa. non è stato facile accantonare il senso di colpa per questa piccola rivincita (per non usare la parola vendetta) ma la purezza d'animo non è mai stata il mio forte, anche se a volte riesco a convincermi del contrario.
sono stati giorni strani, di sabbia e sole, di maratone di film di thora birch, di making out sessions soddisfacienti e love making sessions cosi' cosi', di maglioni a collo alto per coprire i segni dei morsi dagli occhi cattolici dei genitori irlandesi e da quelli di gesu' cristo appeso fuori dalla stanza nella quala sgusciavo la mattina quando suddetti genitori andavano a messa. son cose.

e ora ho tre coinquiline giovani e belle con nomi carini e segni di terra, che studiano tutte architettura e già mi piacciono un bel pò, il che è molto bene. e i cambiamenti di cui parlava rob breszny mi spaventano solo un pochino, per il resto credo quasi di essere pronta.

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