venerdì 14 giugno 2013

the lioness

mancano dieci giorni al mio rientro in the motherland (perchè patria mi sa di patriarcato), e la mia inquietudine generalizzata è al momento accompagnata da uno stato di hangover latitante. stamattina mi sono svegliata in un letto che non è il mio, ma purtroppo nemmeno quello di un amante. era il letto di sam, il mio amico queer che è nato nel 1993 ma inspiegabilmente è una persona vera, con la quale vado peraltro molto d'accordo (anche se non approva i miei gusti in fatto di uomini, ma come dargli torto).

ieri sera, prima di finire a fare il cucchiaio grande/piccolo nel letto di sam, ho girato in lungo e in largo la zona nord di questa strana città, alla ricerca di una queer dance night, dove giovani e giovanissimi individui dalla sessualità piu' o meno flessibile si ritrovano in uno scantinato a ballare musica strettamente r'n'b (anche se loro sono per la maggior parte bianchi, ma questo è un altro episodio della serie "essere problematici stanca"). queste serate, manco a dirlo, ricordano a persone sensibili come la sottoscritta, quella spiacevole sensazione che mi davano le festicciole delle medie. alle quali di solito non venivo nemmeno invitata, ovviamente.

a parte il solito senso di fallimento e ansia che mi danno le persone che limonano (in questo caso non solo coppie ma anche triadi e persino quadrangoli), le serate queer mettono a dura prova la mia già confusa identità sessuale, vittima di un tema natale infelice e dell'omofobia internalizzata che solo un'infanzia in italia può regalarti (bugia, un'infanzia in un sacco di posti, te la può regalare).

il fatto è che io non limono in discoteca, io limono principalmente in camere da letto mie ed altrui, dopo avere discusso per ore i pro e contro della situazione con il malcapitato di turno. sinceramente trovo i miei rapporti con l'altro sesso abbastanza complicati da non voler complicare ulteriormente anche quelli con il mio stesso sesso, e con tutti i sessi in between. mi rendo conto di come questa strategia non sia affatto vincente, ma non ho la minima idea di come cambiare le cose. mi sa che l'unica è vivere come se niente fosse e aspettare che l'universo in qualche modo collabori.

quello che sto cercando di dire è che, queer o non queer, non ce la posso fare.

g.


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