lunedì 1 agosto 2011

torino

l'altro giorno sono arrivata a torino in autostop dalla francia in compagnia di due ragazze italiane che vivono entrambe a bruxelles (ma che non si conoscevano prima dello scambio al quale abbiamo partecipato per tre lunghe settimane). una di loro è di torino e visto che una signora fashion ci ha lasciato sotto casa di suo nonno siamo finite a mangiare gelato offertoci da un signore di 76 anni con sospetti problemi di alcolismo che, come ogni nonno che si rispetti, ci ha parlato per ore di cose sicuramente molto interessanti, ma di cui noi dopo sei ore di autostop sotto il sole, non capivamo poi molto.

è sempre bello quando le persone ti fanno entrare nella proprio auto, o nel salotto di loro nonno, anche solo per un pomeriggio di luglio. ti lascia addosso un senso di tenerezza nei confronti del genere umano che raramente ti permette di entrare nel suo piccolo mondo privato, ma quando lo fa ti regala una cosa inestimabile: la consapevolezza che siamo piu' o meno tutti uguali, e piu' o meno tutti piu' buoni che cattivi.

a torino ci sono andata spesso negli ultimi anni, a trovare la mia amica g. io e g. ci siamo conosciute in un'aereoporto: io avevo addosso una maglietta rossa degli strokes comprata proprio a torino, con la quale volevo rendere nota al mondo la mia coolness, g. aveva lunghi capelli biondi e una maglietta rosa che non la faceva per niente rientrare nelle categorie di persone con le quali io, dall'alto dei miei molto profondi 17 anni appena compiuti, desideravo interagire.

ma g. aveva al collo un pezzo di carta sul quale lessi il nome di austin e il mio cool radar, mosso da quelle onde elettromagnetiche chiamate destino, mi spinse a rivolgerle la parola. mesi dopo trovai g. su myspace e mi si strinse il cuore nel vedere quanto il suo anno all'estero stesse andando alla grande, soprattutto in confronto alla mia deprimente esperienza. per fortuna non mi lasciai intimorire e le telefonai. parlammo subito come due vecchie amiche, e continuammo a parlare cosi' durante il week end in cui la andai a trovare a austin (una delle due volte in cui consumai alcol durante il mio anno in america).all'aereoporto ci eravamo scambiate giusto un paio di frasi, io le dissi "che figo vai a austin" e lei che non ne sapeva niente, mi fece delle domande e fu immensamente sollevata dalle mie rassicurazioni.

nel frattempo g. si è messa insieme a un ragazzo italiano che vive a san francisco e che porta lo stesso nome nonchè cognome di un certo ragazzo americano di orgini italiane. questa ed altre coincidenze mi spingono a credere che la nostra amicizia abbia quelle onde elettromagnetiche di cui parlavo sopra dalla sua parte, anche se tutto sommato non è cambiato molto da quel giorno di cinque anni fa in cui le nostre esistenze si incontrarono: la vita di g. continua ad andare piu' o meno alla grande, e io continuo a rassicurarla e ad ignorare la mia invidia mentre in silenzio mi lascio andare a nuovi abissi di commiserazione. non è sempre facile ma ne vale la pena, vale sempre la pena augurare buona fortuna a chi se la merita. ce la meritiamo tutti, un pò di buona fortuna.

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