mercoledì 16 marzo 2011

baby's in black

ieri ho attraversato il parco di notte per andare alla presentazione di un libro, una cosiddetta graphic novel se vogliamo essere precisi, perchè al momento gli unici libri che non mi incutono timore o un grande sonno sono quelli con piu' figure che parole. stranamente mi sono ritrovata in un angolo del parco in cui non ero mai stata, che a quell'ora per qualche strano motivo era popolato solo e soltanto da gruppi di gente sportiva. i loro corpi uniti in un sincronico esercizio fisico che mi fa venire male ai polpacci solo a pensarci.

il libro l'ha scritto un giovane signore tedesco di quelli con la faccia pulita e la camicia a quadri, e parla di una ragazza di nome astrid e di un ragazzo di nome stuart: lui è inglese e suona il basso in una band che al momento, nel 1960, non se la passa troppo bene ma un giorno diventarà piu' famosa di gesu' cristo, tipo. Lei è una di quelle ragazze che mi ha sempre inspirato pensieri omicidi: biondina, magrolina, vestita di nero, artsy fartsy, etc. etc.

i due si innamorano, stanno insieme un paio d'anni ad amburgo, lei fa foto, lui dipinge in soffitta, vivono con la madre di lei. poi un giorno a stuart viene un gran mal di testa e boom, muore. a 21 anni e mezzo, che poi sarebbe esattamente la mia età al momento. e se mi sembra giovane adesso chissà quanto mi sembrerà giovane tra qualche anno, toccando ferro.

dopo la presentazione ho tentato inutilmente di iniziare qualche tiepida conservazione con gli studenti d'arte che si muovevano in gruppetti intorno al rinfresco. come al solito in queste situazione mi convinco per qualche minuto che, santiddio, sto sprecando la mia vita, dovrei mettermela via e studiare visual communications, poi però do un occhiata agli studenti d'arte seduti accanto a me e capisco che anche no.

insomma, mi sono fatta firmare il libro dal fumettista tedesco e sono uscita nella notte scozzese, ascoltando bright eyes perchè in queste situazioni il mio i-pod decide sempre di farmi del male. mentre riattraversavo il parco ho avuto uno di quei momenti che a volte ho e, dopo aver notato un albero sul quale qualche simpatico serial killer aveva appeso delle maschere bianche per niente inquietanti, mi sono arrampicata su un balcone di pietra e ho guardato la città illuminarsi davanti ai miei occhi mentre i modest mouse mi suggerivano di lasciare stare.


penso che dovrei seguire il loro consiglio un pò piu' spesso.

Nessun commento:

Posta un commento