martedì 5 novembre 2013

come in uno scadente libro di nick hornby

Un'altra luna nuova, un'altra sindrome premestruale, che cerco di accellerare a colpi di infusi abortivi (anche se ovviamente non c'è niente da abortire, e probabilmente mai ci sarà).

Mi trovo dall'altra parte del vallo di Adriano da piu' di un mese, ormai, e il rientro è andato piu' o meno come me lo aspettavo. Per qualche settimana non avevo le forze nemmeno di alzarmi dal letto, poi ho comprato tutte le vitamine possibili, ho cominciato a fare yoga e nuoto, e il mio corpo sembra essersi vagamente ripreso. Anche se continuo a funzionare al minimo, e perdere il novanta per cento del mio tempo dietro ad ansie e distrazioni varie, perchè se no non sarebbe la mia vita ma quella di qualcun'altro, qualcuno che ce la fa.

Una luna fa c'era il sole, era sabato e mi sono fatta due nuovi amici, una persona del toro, Irlandese e connessa alla Gente Queer dell'Australia, e un uomo gemelli, connesso alla Gente Italica che Seguo su Twitter. Perchè il mondo e piccolo e la vita è strana, quando la lasci fare.

Seguendo il ciclo lunare come da tradizione, ho dormito nel letto di entrambi, in una casa di campagna nel mezzo del nulla abitata dai soliti anarco hippie poliamorosi e in un appartamento qui vicino, di quelli un pò anonimi che ne hai visti mille uguali nelle tue varie vite precedenti.

Ho dormito male, non ho detto quello che pensavo e mi sono comportata in quel modo ermetico, intenso e del tutto ambivalente che un pò la sigla delle mie relazioni interpersonali. Sotto a un lenzuolo con una stampa della ruota dello zodiaco, in una stanza piena di zines, e sotto a un piumino blu notte in tinta con le tende brutte, in una stanza piena di libri scritti da autori maschi che ho letto o dovrei leggere e senza poster ambientalisti alle pareti. In una notte di luna piena, e in una notte di luna nuova.

Il fatto è che non so cosa ne sarà della mia vita tra un anno, e la cosa mi risulta problematica. Il fatto è che ho bisogno di amici un pò troppo, per non soccombere alle mie voci interiori che inneggiano alla rinuncia. Il fatto è che questa fase transitoria dura da otto anni ormai, o forse ventiquattro, o forse dall'inizio dell'universo.

L'unica certezza che ho è che continuero' a toppare, sempre e comunque. Ma forse un giorno imparerò a toppare meglio.




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