martedì 28 gennaio 2014

il lato oscuro dell'elite globale

se c'è una cosa che ho imparato a fare in questi anni, è raccontare la storia della mia vita in poche semplici mosse.

racconto della mia infanzia ad agopunturisti e medici omeopati: la doppia lussazione delle anche, l'anemia mediterranea, l'ictus di mia nonna, le urla dei miei genitori, il trasloco dalla campagna alla città, la broncopolmonite d'estate, quella volta che ho vomitato dal nervosismo ad un pigiama party a casa del mio fidanzatino dell'asilo, i problemi comportamentali di mio fratello.

racconto della mia adolescenza soprattutto ai terapisti: la pubertà, la prima depressione, il mio primo anno di liceo, la mia vita sociale scatenata, i miei voti altissimi, le volte che mi accasciavo sul tappeto del salotto, le volte che piangevo al buio sulle scale abbracciando il mio cane e cantando joe strummer, la bulimia nervosa, quella cosa brutta che mi è successa a 15 anni, l'acne, la mia migliore amica del liceo, la mia seconda depressione, l'america, la mia terza depressione. 

racconto degli ultimi anni a chiunque ascolti: cinque paesi, tre continenti, la mia prima relazione, la pillola, gli antibiotici, l'amante americano, l'operazione di cui non avevo bisogno, l'acne brutta, la mia quarta depressione, l'amante spagnolo, la mia ultima relazione, la ultima terza relazione, la mia ultima relazione, la fine della mia ultima relazione, l'insonnia, le intolleranze alimentari, l'acne brutta di nuovo, la mia quinta depressione, il mal di schiena, l'insonnia, l'australia, la mia sesta depressione, la scena queer, il poliamore, l'amante australiano, il mio ritorno in europa, la settima depressione, la mia tesi di laurea sui fumetti autobiografici femministi. 

racconto i dettagli ai miei amici, al mio coinqulino: le terapie di famiglia col metodo tomatis, quella volta che ho mollato qualcuno su skype, le mie disavventure su okcupid, il sesso che ho fatto e quello che decisamente non ho fatto, il tizio che non ho ancora capito bene cosa, come, perchè.

racconto tutto, finchè non mi ricordo bene cosa è vero e cosa non lo è, finchè la mia infanzia non diventa oliver twist, la mia adolescenza christiane f., gli ultimi anni modernità liquida di bauman. 

modernità molto liquida. 



sabato 25 gennaio 2014

piazza, new york catcher, are you straight or are you gay?

è sabato sera e sono a casa da sola, distesa sul divano rosso con la copertina, bel regalo del terribile ex, sulle ginocchia. è da oggi pomeriggio che ho voglia di ascoltare piazza, new york catcher, e ormai so che quando mi coglie questo irresistibile desiderio, vuol dire che voglio lasciarmi andare alla malinconia. quel genere di malinconia che ti fa pensare che forse vale la pena vivere, finchè ci sono cose abbastanza belle da restarci malinconici.

la malinconia che mi mettono le foto delle infanzie altrui. le infanzie hippie che ho appena sfiorato, quelle che forse avrei avuto anche io, fossi nata dieci anni prima. le infanzie hippie di bambini che poi sono cresciuti, bambini che hanno perso i genitori, messo al mondo altri bambini, lasciato le madri dei propri bambini per mettersi con amiche di infanzia, che hanno appena perso i genitori. forse metteranno al mondo altri bambini, forse metteranno la foto del loro primo bacio, che ormai ha compiuto trent'anni, sul comodino, e parleranno per ore dell'india, dei campi di grano, delle loro infanzie hippie, dei genitori che hanno perso. quanta malinconia deve portare, per loro, tutto questo.

non la malinconia depressiva, quella che ti sveglia la mattina presto per ricordarti che non ce la puoi fare, neanche stavolta. quella che ti chiude in una stanza che non riesci mai a lasciare davvero, anche se a volte ti sforzi di uscire, per poi passare il tuo tempo a pensare che non vedi l'ora di tornarci dentro.

mi piacerebbe provare la tristezza buona piu' spesso di quella cattiva, ma forse la verità è che esistono entrambe, e mentre una va accolta come si accoglie qualcuno nel proprio letto per guardare un film, l'altra, quella brutta, va ascoltata, compresa e possibilmente spinta fuori dalla propria casa, come si spinge fuori qualcuno che parla solo di se e non ti chiede mai come stai tu.

ma stasera, almeno per stasera, voglio pensare che esistono davvero, quelle cose per cui vale la pena provare tutto questo dolore. quelle cose che il dolore te lo fanno dimenticare, o ancora meglio, apprezzare. 

domenica 19 gennaio 2014

hangover in love

capita a volte di uscire il sabato sera, di andare a ballare perchè l'ha detto un massaggiatore shiatsu. capita a gennaio di dire alla tua amica: è la prima volta che usciamo insieme, è la prima volta che vado a ballare, da quando sono tornata in scozia. capita di riuscire a combinare persone diverse, e vedere che in qualche modo erano già connesse. capita che questo semplice fatto ti dia un senso di appartenenza che mancava da tempo.

lei ha i capelli rossi, ricci e lunghi, gli occhi verdi e sembra un'illustrazione, non una persona vera. come tutte le tue amiche piu' recenti, è nata sotto il segno del toro. l'hai incontrata il primo anno che vivevi qui, alla zine fair di londra. tu eri li con quel tuo amico che poi ha smesso di risponderti alle mail, lei aveva una borsa del film festival di questa città. lavorava in fumetteria e ti faceva un sacco di sconti. tu l'amavi di amore puro, e anche tu le stavi simpatica.

capita a volte di annoiarsi sul dancefloor, di pensare che tutti gli hipster barbuti presenti ti fanno ansia. capita di irrigidirsi quando qualcuno ti tocca la spalla e di sognare i dancefloors australiani, quelli queer dove si ballava beyoncè, non paul simon (credo che fosse paul simon, ho paura di avere ragione). non limoni qui, e non limonavi neanche li. a volere essere sinceri, ti annoiavi un pò anche li, schiacciata dal solito peso dell'altrui presenza sul dancefloor.

suo padre è morto all'improvviso un mese fa, e il cantate dei pastels, quello adorabile coi capelli grigi e le maglie sformate, la sta aiutando ad affrontare il lutto. il suo ex è spagnolo, e io lo detesto da quella volta che ha disegnato la mia amica svedese in cambio di una sigaretta. probabilmente beve troppo, anche lei, e a me la gente che beve troppo mi mette ansia, per motivi facilmente riconducibili alla mia infanzia. un'altra cosa che mi mette ansia è il femminismo, che si parli di donne o di ragazze.

capita che il sole stia tramontando, e che la finestra del tuo nuovo salotto sia enorme, affacciata su un pittoresco canale dove a volte scivolano dei fottuti cigni. capita che la vita continui lo stesso, anche con il cambiamento climatico e la gente che non ti vuole, o che ti vuole troppo, o che ti vuole in modi in cui non vuoi essere voluta. anche se non hai proprio capito cosa cazzo è che vuoi tu, nella vita.


venerdì 17 gennaio 2014

full moon in cancer, i forgot all the answers

ho dormito poco, non riuscivo ad addormentarmi, e poi mi sono svegliata presto. ho fatto in tempo a sognarti, però. non serve che ti racconti il sogno di una donna del cancro in una notte di luna piena.
hai detto ieri sera che l'astrologia è peggio del razzismo, lo so che è uno scherzone di quei comici che piacciono a te, ma la gente che seguo su tumblr e i miei amici australiani politicamente impegnati ti avrebbero linciato sul momento.

invece io ho accettato il tuo lato ruvido, aspettando che si manifestasse anche quello tenero. per fortuna è arrivato anche lui, e anche se le mie amiche mi avevano detto di non farlo, di dirti che sei uno stronzo e che mi merito di meglio, ti ho dato il primo bacio del 2014. poi sono andata a casa nella notte gelida scozzese, ho percorso in bicicletta quelle due salite che dividono casa tua da casa mia. sono passata davanti al grande tesco, ho girato a destra dopo mac donald's, e poi non ho dormito per altre due ore.

mi sono svegliata troppo presto, avevo l'ansia. ho ascoltato una canzone sui ghiacciai e il mio oroscopo dice che la crisi durerà un pò, ma mi costringerà ad affrontare delle cose che devo affrontare.

il mio coinquilino è andato a una conferenza sulla mindfulness based stress reduction. forse avrebbe fatto bene anche a me andarci, ma mi sono alzata troppo tardi, e poi non ho dormito abbastanza.

mi hai rimproverato per il mio uso spropositato di twitter, me lo aspettavo e sono perfettamente d'accordo. il mio problema è che esagero sempre. tra il nulla e il troppo non riesco mai a trovare il giusto equilibrio. faccio cosi' coi social network, ma il mio vero problema è che faccio cosi' anche con le persone.

voglio avere mille followers, voglio dieci stelline per ogni cosa che dico. voglio che la gente ripeta le mie parole, da quanto sono simpatiche o intelligenti. voglio un amore puro come beyoncè and jay-z, voglio che qualcuno si tatui il mio nome sull'inguine. voglio che tu la smetta di dire che siamo amici, perchè io sono vittima del patriarcato eteronormativo e voglio l'amore romantico, di amici ne ho già anche troppi.

che poi non è vero. voglio solo che i miei amici stiano meglio, voglio stare meglio anche io. voglio che il mio umore non vada dalla depressione all'ansia senza fermarsi mai a riposare sulla serenità. voglio fare qualcosa di buono per gli altri, per il mondo, e magari anche per me stessa.

soprattutto gradirei che la mia salute mentale non andasse ad interferire troppo sullo svolgimento della mia esistenza. ma mi sa che è chiedere troppo.




lunedì 13 gennaio 2014

il culto di solange

prima notte nell'ennesima casa universitaria della mia vita, per la prima volta condivisa con qualcuno che già conosco, che mi ha preparato la cena e detto buonanotte, sono contento che tu sia qui.

se devo essere sincera (e se non sono sincera sul mio blog anonimo che non legge nessuno, dove potrò mai essere sincera nella vita?), l'ultimo mese è stato parecchio difficile. ho dovuto vedere troppi dei miei amici in difficoltà con la vita, e mi sono sentita spesso completamente perduta a casa mia, dove tutto è cambiato restando uguale. è una fase di transizione che va avanti da troppo tempo, e la gente è stanca. io sono stanca.

ci chiediamo se è cosi' per tutti, avere quasi venticinque anni. se questa sensazione di seconda pubertà è una fase normale sulla strada verso la meravigliosa età adulta. se mai dovessimo riuscire a mantenerci, ad avere rapporti monogami di successo, ad avere una casa nostra e dei progetti, ci passerà l'acne? le ansie di morte? gli attacchi di panico nel sonno?

il semestre che mi aspetta sarà, se tutto va bene, l'ultimo di questa laurea, probabilmente l'ultimo in questo paese. anche se ho il terrore della prossima fase, sono contenta di lasciarmi questa alle spalle. certo, i miei primi vent'anni sono stati anche belli, divertenti, avventurosi, incredibilmente privilegiati, ma anche terribili, sotto molti aspetti. ho visto finire cosi' tante cose. ho perso tante cose e persone, e non è ancora chiaro cosa ho invece guadagnato.

per il momento so solo che il cambiamento climatico rende il futuro della mia generazione particolarmente incerto, quindi, a parte gli scherzi, il presente è importante. le parole sono importanti. le persone sono importanti.

domani mi cerco un terapista bravo. 

giovedì 2 gennaio 2014

i woke up in a kitchen saying how the hell did this shit happen.

è il secondo giorno del 2014, il che ci indica che sono sopravvissuta ad un altro anno. l'ultimo del mio piano cinquennale, pensato nel giro di un'ora il giorno del mio ventesimo compleanno, in un paesino dell'islanda orientale. non ho idea di dove sarò tra un anno, di cosa starò facendo. forse sarò su questo medesimo letto con il medesimo cane giallo ai miei piedi, ma anche in quel caso è probabile che non sarò esattamente la stessa persona.

un anno fa, ero in partenza per la tasmania con mio fratello, e mi si era giustamente bloccata la schiena. ero nel mezzo di un'estate australiana, lunga e dolorosa. ancora non lo sapevo, ma il secondo semestre del mio anno agli antipodi si sarebbe rivelato estremamente positivo, ma non particolarmente facile (perchè le cose facili sono noiose e noi preferiamo i drammoni).

quest'anno ho ritrovato l'entusiasmo per le persone a me affini. ho imparato a riconoscere i miei bisogni, a prendermi i miei spazi. credo di essere diventata un'amica migliore. forse una persona migliore. non è stato facile, ovviamente. ci sono stati giorni, a volte settimane, in cui tutto era difficile, in cui avrei preferito evitare, in cui mi sentivo sommersa e non riuscivo a risalire. ma ho imparato a chiedere aiuto, ad avere pazienza, a prendermi cura di me stessa.

la storia ci insegna che la mia natura è ciclica. forse è il mio segno zodiacale, forse è il patrimonio genetico ricevuto in dono da un branco di bipolari, forse è solo la vita. quest'anno appena cominciato mi rappresenta la fine di un ciclo, e l'inizio di un altro a me completamente sconosciuto. fra cinque anni, se l'universo me lo concede, mi starò preparando psicologicamente ad affrontare gli ultimi mesi dei miei vent'anni. il passato e il futuro sono sempre in continuo dialogo, la me stessa di cinque anni fa e la me stessa prossima ai trent'anni si incontrano in questo letto, una di loro ancora non sa del cane giallo che dorme ai suoi piedi, l'altra sa cose che non mi è nemmeno dato immaginare.

la giovanna del momento ascolta beyonce on repeat perchè si è un pò rotta le balle dei cantanti folk tristoni. la sua stanza è un bordello è tra dieci giorni tornerà in scozia e cambierà casa per la sesta volta in quattro anni. non sa cosa fare da grande e ha un pò paura di bloccarsi, di fallire, di rimanere sola, di non farcela. pensa alle cose perdute quest'anno, alle cose che cambiano sempre e comunque e non c'è modo di fermare il tempo.

 la nostalgica vita di un cancro ascendente bilancia. che però ha pianeti in leone, in gemelli, in capricorno, e quindi stringerà i denti, si farà coraggio ed andrà avanti per la sua strada, lasciando che l'universo faccia quello che deve fare.

che beyoncè mi dia la forza.